
E se i padri salvassero i figli?

Dall’esperienza di Graspo e dei vitigni ritrovati alle testimonianze bibliche di Antonella Anghinoni in una serata da tutto esaurito alla Cantina Sabaini di Illasi

Neanche con l’Intelligenza Artificiale si sarebbero potute trovare, forse, così forti connessioni tra temi che sembrano lontani e diversi come l’importanza della famiglia, le storie di Padri e Figli, le testimonianze bibliche legate al vino e la salvaguardia dei vitigni rari .. sfida comunque vinta in occasione di una serata piena di suggestioni alla Cantina Sabaini ad Illasi circondati da Corvine in purezza, Ripasso ed Amarone.

Sono i forti legami famigliari a dare il via al confronto, legami che hanno consentito ad Adolfo Sabaini con sua moglie Mirca ed i figli Riccardo ed Alberto di accogliere con entusiasmo quella che poteva sembrare una provocazione fatta da Don Pietro, parroco di Illasi, di ospitare un confronto originale e suggestivo sull’importanza del vino nella bibbia.
Un tema sviluppato in tre diversi momenti dalla biblista Antonella Anghinoni partendo dal concetto di Terra Promessa che è descritta nella bibbia come un luogo fertile e abbondante, dove scorrono “latte e miele” (Esodo 3,8).

Il vino è menzionato come uno dei prodotti della terra che Dio promette al suo popolo. La vite e il vino sono simboli di prosperità e benedizione divina.
Passando poi dal Libro di Ester dove il vino ha un ruolo strategico nei banchetti e nelle feste del re Assuero (Ester 1,7-8).
Il vino è utilizzato come simbolo di lusso e potere, ma anche come strumento per la salvezza degli ebrei, poiché Ester utilizza la sua posizione a corte per salvare il suo popolo alle nelle Nozze di Cana (Giovanni 2,1-11), dove Gesù trasforma l’acqua in vino, manifestando la sua gloria e rivelando la sua natura divina. Il vino rappresenta la gioia e la festa, e questo miracolo è visto come un segno della presenza di Dio nella vita delle persone.
In sintesi, ha spiegato la Anghinoni, il vino nella Bibbia è associato a temi come la benedizione divina, la prosperità, la gioia e la festa, ma anche al potere e alla salvezza.
È un simbolo complesso che assume significati diversi a seconda del contesto in cui viene utilizzato.

Un percorso denso di significati importanti che nel suo piccolo Graspo ha, in qualche modo, accompagnato con alcune storie di vitigni rari oggi ancora misconosciuti che però raccontano l’evoluzione dell’ampelografia che oggi conosciamo e che possono tornare protagonisti in un contesto climatico in cambiamento.

Vitigni a volte già noti, ma condannati all’oblio da giudizi tecnici viziati in un contesto storico che privilegiava allora quantità e costanza delle produzioni o vitigni assolutamente sconosciuti ma con caratteristiche espressive molto interessanti oggi per vincere le nuove sfide sul fronte della freschezza, della resilienza e dell’originalità.
Si chiamano Brepona, Ottavia, Saccola Bianca, Leonicena, Rossa Burgan, Pontedara, Quaiara, Liseiret, quasi tutti ritrovati in areali estremi dove non si pensava potessero esistere e tutti con caratteristiche espressive assolutamente intriganti ed originali.

Se la Brepona per oltre 100 anni si era nascosta tra le vecchie vigne di Garganega nel veronese oggi ritrovata e vinificata in purezza si dimostra un bianco moderno e vivace caratterizzato da sapidità e salinità, la Saccola Bianca e l’Ottavia individuate in Alta Lessinia hanno invece un profilo tagliente con un patrimonio acidico che può rinfrescare qualsiasi base spumante.
La Leonicena oltre che la capacità di conservare freschezza ed acidità nelle stagioni più calde anche in areali di pianura sta dimostrando un’interessante resilienza alla flavescenza dorata, che dire poi della Rossa Burgan geneticamente originata da un incrocio naturale di Cavrara con Garganega che sembra non aver bisogno di alcun trattamento, con ciclo vegetativo molto lungo e capace di donarci un rosso forse un po scarico di colore ma con un gusto intrigante ed originale.

Se invece cerchiamo il colore e la rusticità ecco la Pontedara anch’essa figlia della Lessinia in grado di sorprendere per complessità e potenza in grado di esaltarsi con lunghi affinamenti.
Anche se non completamente sconosciuti meritano tutta la nostra attenzione la Quaiara, recentemente iscritta da Graspo nel Registro del Ministero, che non solo può dare un vino rosso speziato e moderno ma ha una grande responsabilità genetica essendo il genitore di vitigni molto conosciuti come la Glera e la Molinara, ed il Liseiret o Gouais Blanc ritrovato stranamente in Lessinia dove si esprime con acidità importanti che conserva bene anche coltivato in areali più pianeggianti, a cosa potrebbe servire ce lo conferma il suo valore genetico avendo contribuito in migliaia di anni a generare tantissimi vitigni oggi molto noti come lo Chardonnay, Gamay e Riesling Renano.
E se vi padri quindi salvassero i figli?
Vitigni dal passato per i racconti del futuro.
Di Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
foto Gianmarco Guarise
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