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L’Ombelico di Venere è in pericolo? Tranquilli, è in pericolo solo l’intelligenza

Il polverone sollevato in questi giorni sui Tortellini è essenzialmente un misto tra ignoranza, mistificazione e strumentalizzazione.

L’origine dell’Ombelico di Venere si fa risalire alla fine del 1700 quando il grande cuoco Francesco Lombardi li descrive all’interno della sua opera “L’ Apicio moderno”.

Nei ricettari medievali e rinascimentali sono contenuti una grande varietà di anolini, fagottini, ravioletti, tortelletti che venivano serviti nei pranzi.

Francesco Leonardi era il cuoco personale di Caterina II° di Russia e ritornò in Italia perché a San Pietroburgo era troppo freddo.

Riportando in Italia l’interesse sulla gastronomia dopo che l’attenzione era stata accentrate sulla cucina francese post rivoluzionaria.

La sua ricetta è molto chiara e non prevede affatto il maiale. Esattamente: midollo di manzo, Parmigiano Reggiano grattugiato, burro, sale, noce moscata, uova, petto di pollo arrosto, rossi d’uovo crudi.

Nessuna traccia di maiale fino al 1901 nel libro “Il cuoco sapiente” edito a Milano Casa Editrice Guigoni compare il maiale ancora affiancato dal pollo.

Il primo a cassare definitivamente il ripieno col pollo fu Pellegrino Artusi nel 1891. Il pollo ricompare ne “Il Talismano della Felicità” del 1927 a cura di Ada Boni.

Nel “Il cucchiaio d’argento” edizione del 1950 e ne “Le ricette regionali italiane” del 1967 a cura di Anna Bosetti.

La ricetta del Tortellino odierno che è stata depositata alla Camera di Commercio di Bologna nel 1974 non contempla il pollo nel ripieno.

Personalmente prediligo i Tortellini tradizionali in brodo di cappone ma non sono assolutamente contrario al fatto che possano essere proposti con altri ripieni.

Tutti quelli che strepitano a torto paventando pericolose contaminazioni delle tradizioni Felsinee dovrebbero documentarsi e se possibile capire prima di levare gli scudi.

Prima di attaccare chi propone varianti che non riguardano solo i musulmani ma pure gli ebrei. La canea cialtrona approfitta di ogni occasione per accreditarsi come garante di una anacronistica sovranità nazionale.

Poi, magari sono gli stessi che bevono mojitos e che approfittano della situazione per tirare l’acqua al proprio sciagurato e traballante mulino.

Hanno tirato in ballo il vescovo di Bologna, precisa nel comunicato che non è una iniziativa partita né da lui né dalla curia che rappresenta.

Molti hanno paventato imposizioni e confuso l’evento del giorno di San Petronio con l’evento TourTlen.

Durante il quale da anni più di venti chef propongono le loro interpretazioni dell’Ombelico di Venere.

Sono due situazioni assolutamente distinte. Ognuno è libero di mangiare ciò che desidera ferme restando le proprie preferenze personali.

Stiano calmi i propugnatori di questa sgangherata crociata e si delizino con un buon Pignoletto e gli altri ottimi vini dei Colli Bolognesi alla salute dei polli. 

Umberto Faedi 


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Redazione

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