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Quando un comunicato ti fa saltare sulla sedia

Quando si legge la seguente frase contenuta in oggetto ad un comunicato stampa: “Le donne dovrebbero stare a casa per un 1 italiano su 5”, come si fa a rimanere impassibili?

Per pietà, evito di scrivere il nome della fonte di agenzia, anche per evitare strumentalizzazioni della mia opinione, benché la sottoscritta non sia digiuna di battaglie sulle parità dei generi e sempre pronta a disquisire sull’argomento. Ma qui si tratta del “come” viene farcita un’informazione!

Il comunicato stampa informava della presentazione al Senato di un sondaggio su “Donne e Media” e rimandava al link dell’articolo, il quale link già era composto così: “le-donne-dovrebbero-stare-a-casa-per-un-italiano-su-cinque”.
Molti media hanno replicato pari pari l’informazione. Ma io non ci sto!

Quando un’agenzia di stampa mette nell’oggetto e nel titolo una frase simile, la persona che lo redige o vuole provocare reazioni o è in malafede, certo non poco accorta, come ero tentata di pensare, prima di vedere il link dell’articolo pubblicato e leggere sia l’articolo sia l’allegato.

Infatti, il testo del pezzo iniziava così: «Donne ancora assorbite dal lavoro familiare, che per un italiano su cinque, ben oltre 8 milioni, dovrebbero restare a casa per prendersi cura dei figli».
Aggiungendo: «Donne che per quasi 15 milioni di italiani sono ancora oggi meno valorizzate nel mondo dell’informazione».
E mi domando: se il sondaggio era finalizzato a sondare la percezione della presenza femminile nei media, e in politica, perché metterci dentro quella domanda?

Intanto si sappia che il sondaggio è stato condotto su un campione di 2mila italiani (non si sa con che criterio individuati), e mi permetto di osservare che duemila persone sono uno zero virgola su 60 milioni di abitanti, non certo 1 su 5.
Nella sintesi grafica allegata, la domanda «Condivide l’idea che le donne dovrebbero stare a casa per potersi prendere cura della famiglia?» è analizzata per ultima, solo alla fine.

E qui casca l’asino, e il naso dei committenti: tra i 2.000 intervistati ha risposto NO il 78%, e solamente il 19% ha detto SÌ.
Entrambe le % equamente ripartite tra uomini e donne.
Dire 19% fa altro effetto che dire 1 su 5.

Perché nel comunicato stampa l’opinione di questa minoranza è messa in evidenza, come se tutto il sondaggio vertesse sul tema?
È malafede o no? È provocazione o no?
Siamo al vecchio concetto che si parli pure male ma se ne parli?
Ebbene ci ho parlato, ma i committenti si ritengano squalificati agli occhi non solo miei bensì ai tanti uomini che hanno risposto ad un mio personale contro sondaggio.

Quando un comunicato è fazioso … e scandalosa la presentazione!

Maura Sacher


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