
Le vecchie varietà locali di Bagnacavallo

La Romagna è terra generosa verso la vite, grandi vitigni, vaste produzioni ma anche piccole nicchie di biodiversità viticola.
Longanesi, Centesimino, Rambela, Lanzesa,e Cavecia ,sono vitigni originali e allo stesso tempo identitari di questo territorio. Siamo a Bagnacavallo, località posta fra due fiumi, presso l’azienda di Daniele Longanesi, nella culla del Longanesi.
Questo vitigno, prende il nome datogli dal nonno di Daniele, Aldo, che per primo la propagò capendone le potenzialità.
Da una vite che, da tempo immemore, era abbarbicata alla quercia più grossa che svetta ancora nel cortile dell’abitazione.

Vista la generosità della pianta, decise di propagarla con il proprio nome Longanesi. Il cambio di passo, fu quando si decise di ridurre la resa per ettaro a 110 qli.
La prima vendemmia del nuovo Longanesi, fece capire di che struttura era il vino, che in dialetto locale viene chiamato Burson.
L’uva che produce il Burson ha una caratteristica, che vale la pena di ricordare tanto è curiosa.
All’invaiatura gli acini diventano rossi in progressione di intensità, tutti meno uno che rimane verde, quando anche il solo acino verde diventa rosso, quello è il segno che tutto il grappolo è maturo.
Il Burson viene prodotto in due versioni il blu il rosso, il primo consumato in annata il secondo prodotto con il 50% di uva fatta appassire e pronto dopo almeno due anni di affinamento in legno.
Fu Luigi Veronelli a coniare, solo, per il Burson Longanesi il termine “Burson di Burson”.

Mentore enologico, di questo e di altri interessanti vini della zona di Bagnacavallo è Sergio Ragazzini. Enologo, insegnante all’istituto agrario di Faenza, consulente, uomo poliedrico in fatto di interessi, dal tratto gentile e dialogante.
Sergio che ci ha guidato tra i produttori e i vini di Romagna, ci ricorda Sergio che nella pineta di Ravenna si possono trovare viti non più coltivate che ancora producono grappoli di uva, sicuramente traccia di antichi insediamenti viticoli.
Tra le varietà più significative, di questo territorio, va citato il Centesimino, nome che probabilmente deriva dal soprannome di Pietro Pianori che l’ha scoperta.
La pianta madre si trovava proprio nel cortile dell’aia della casa dei Pianori in Faenza.
Lui lo chiamava Sauvignone rosso, ma i controlli del DNA hanno dimostrato, oltre alla sua originale identità, una parentela con il Sangiovese e il Moscato rosso di Madera, infatti il vino ha corpo colore e una certa aromaticità.
Lo troviamo presso l’Istituto Agrario di Faenza, e presso la Tenuta dell’Uccellina di Alberto ed Hermes Rusticali.

Il papà Alberto ha iniziato l’attività, ora a dargli man forte c’è Hermes, giovane enologo appassionato e cultore di altre varietà come la Rambela da uve Famoso e il Cavecia.
La Rambela la troviamo ferma e spumante, dà un vino di buona aromaticità e di piacevole persistenza.

Un vitigno che merita menzione ed è attentamente seguito dalla famiglia Rusticali, con la consulenza di Marisa Fontana, Enologa e Ampelografa di valore.
Il Cavecia bianco rivela struttura, acidità e freschezza con una sapidità molto consistente.
La sua interpretazione, per ora, più interessante è come frizzante a fermentazione naturale.
Ci aspettiamo altre interpretazioni di questo vitigno, in attesa che il tempo possa far maturare un metodo classico di sostanza.
Ultimo vino propostoci da Sergio Ragazzini e la Lanzesa, un’uva bianca che si presta all’appassimento e alla produzione di vini fermi da abbinare a fritti e crostacei, un vino particolare, da difendere e diffondere.
Una terra la Romagna, e soprattutto la zona intorno a Bagnacavallo, dove la cultura della conservazione delle vecchie varietà è già realtà, con positive ricadute nel reddito.
La Romagna, nota come la terra del “Passator Cortese”, è un luogo dove ci si sente come a casa propria, con gusto e di gusto.
Riscoprirla è una opportunità da non perdere, soprattutto perché le sensazioni ed il calore umano di qui, sono irripetibili.
Buon viaggio a tutti…..
Aldo e Luigino
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