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E ora che si fa?

Con la riapertura della stagione balneare, è in pratica ufficialmente iniziata la stagione turistica.
Anche il mondo dell’Horeca è pronto a ricevere i turisti nazionali ed esteri, a pieno regime dopo la tanto agognata eliminazione del coprifuoco.

Tutto bene, no? Proprio non tanto.

Dai servizi di ristorazione e di ricevimento si leva l’accorato pianto: manca personale stagionale, manca gente da assumere; mancano camerieri, baristi, aiuto cuochi e pure come addetti alle pulizie, persone da impiegare a tempo determinato.
Manca non solo la “manovalanza” ma pure le figure professionali, nessuno si presenta agli appelli.

L’ineffabile Vincenzo De Luca ha attribuito la mancanza di camerieri al fatto che oggi si preferiscono 700 euro di reddito cittadinanza piuttosto che svegliarsi alle 6 di mattina.
O anche prima, dato che ho personalmente saputo che in certi bar, prima dell’apertura al pubblico (ore 7), il personale deve arrivare qualche ora in anticipo per scongelare le brioches e metterle in forno per servirle calde e pronte all’apertura dell’esercizio.

Non si può dare torto a De Luca.
L’introduzione del reddito di cittadinanza (senza adeguati controlli) ha fatto sì che molti (diciamo: numericamente un bel po’) di lavoratori già precari preferiscano tali benefici assistenziali piuttosto che tirarsi su le maniche e andare “sotto padrone” e fare il “sacrificio” di alzarsi presto alla mattina o non avere le serate libere al fine settimana.

Possiamo chiederci perché tanti giovani oggi siano così disinteressati ad accettare lavori non all’altezza degli studi conseguiti? Una volta persino laureati in ingegneria si adattavano financo a fare gli spazzini.

È una generazione che spetta che il fico gli cada in bocca?
I giovani che conosco io non sono così; pur di essere indipendenti si sono adattati a tanti “lavoretti” e di tutti i tipi.

In tutte le classi di età e in tutte le capacità lavorative ci sono furbetti che magari preferiscono lavorare in nero.

Sull’argomento di fondo, vien da porsi la domanda: davvero i diplomati usciti dai vari Istituti alberghieri trovano, subito o presto, occupazione nel settore per il quale hanno studiato, come vien detto da responsabili di certe Scuole?
Oppure anche tra di loro, sentendosi qualificati, dilaga una scarsa volontà ad adattarsi a mansioni, temporaneamente, inferiori?
C’è forse qualcosa che non va nella loro qualificazione? La preparazione scolastica è adeguata alla domanda del mercato?
Dove sta la verità?

Fatto èche si è davanti ad una situazione davvero beffarda: le attività di ristorazione e di accoglienza possono riaprire ma senza personale qualificato.

Allora, che si fa? Si chiude?

Maura Sacher


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