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Adesso basta, i ristoratori non ne possono più

Adesso basta! In qualunque azienda privata un collaboratore che in veste ufficiale pronuncia parole che vengono interpretate a suo danno, anche non volendo, getta un’ombra sulla propria figura istituzionale, “lede l’immagine” del datore di lavoro, e, se nuoce alla serenità dei rapporti con l’esterno, viene invitato ad andarsene.

Così non sta succedendo. La vice ministro Laura Castelli è ancora salda alla sua poltrona e addirittura viene difesa, non tanto dai suoi alleati di Governo (stasera anche Migliore l’ha criticata per l’infelice uscita), bensì dalla compagine a cui appartiene. “Guai chi tocca la Castelli” ho letto su un social di uno di parte, esattamente come dicevano per Toninelli, che alla fine se ne è andato.

Quello che ha detto la Castelli per surriscaldare il dibattito politico ed il mondo della ristorazione è l’infausto accostamento della mancanza di avventori alla incapacità degli imprenditori di fare il proprio mestiere. Comunque la si giri e rigiri, la frase è stata interpretata in tal modo.
E non solo da parte di chi è del settore chiamato in causa. Una gran parte dei social di cittadini comuni è in subbuglio.

Insomma, se i ristoranti non hanno più clienti (“non vanno più a sedersi in tavola al ristorante”), sarebbe colpa di chi li dirige e quindi costoro debbono essere “aiutati” cioè spinti, convinti, a cambiare mestiere, a riciclarsi, a cercare “un’altra attività”, perché “magari hanno visto un nuovo business”.
Allora, il ristoratore proprietario che non ha clienti oggi (dopo la chiusura forzata di 3 mesi e con l’emergenza sanitaria ancora in corso), è sua pigrizia e disinteresse ad attirarli, avendo “visto” da qualche altra parte (chissà dove in questo momento) una più gratificante occasione di fare “business”.
Pertanto anche cuochi, chef, camerieri e cassieri di trattorie, bar e ristoranti dovrebbero inventarsi un’altra professione?

Poverina, bisogna che la compatiamo, ha solo 33 anni, è giovane, giovanissima, non ha avuto modo di entrare nello spirito dell’eno-gastronomia. In quel mondo di operatori che fanno questo mestiere perché gli piace cucinare (non guadagnare!), perché preparare piatti per gli altri è un atto d’amore verso i commensali che siedono alla tavola, perché è un fatto che implica cultura profonda degli alimenti e conoscenza storica. È un mestiere in cui bisogna reinventarsi e stare aggiornati quotidianamente. Non è business!

E non è un caso che i ristoratori fin da aprile hanno più volte in questi mesi manifestato contro le misure dei Dpcm, scrivendo lettere aperte e scendendo in piazza in tante città d’Italia; e non per niente anche ieri si sono radunati davanti a Montecitorio. Non certo per lamentarsi della crisi di mercato, ma perché vogliono l-a-v-o-r-a-r-e! E fino ad ora non hanno avuto dal Governo alcun aiuto concreto dalle misure adottate.

E, infine, l’ultima chicca della Castelli: “sono cambiati gli stili di vita” degli italiani … Secondo lei sarebbe colpa nostra se, dopo mesi di chiusura in casa, non riusciamo a frequentare ristoranti in tranquillità? Chi ha posto le restrizioni?

Comodo buttare addosso alla stampa e ai cittadini l’interpretazione di frasi infelici. Adesso basta!

Maura Sacher


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