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Un francese ha scritto e i nostri giornalisti ne parlano

Un francese ha scritto e i nostri giornalisti ne parlano

Un francese ha scritto e i nostri giornalisti ne parlano

Pubblichiamo la lettere di un nostro lettore dalla Francia 

Pio andiamo a Pubblicare anche ciò che i nostri giornalisti pensano sull’argomento, in un mondo che parla solo con sigle e simboli qualche parola scritta e da leggere fa sicuramente bene, Noi continuiamo ad occuparci di vino e di cibo questa leggera deriva ci fa solo bene.

La lettera del Sig. Daniel De Poli

 Egregio Signore,     

Mi permetto di scriverLe perché ho letto con interesse il Suo articolo alla pagina seguente :

https://www.egnews.it/la-venere-sprecata-al-peggio-non-ce-mai-fine/

Volevo solo reagire alla frase seguente :

 

E le scritte in inglese, a parte Made in Italy, avranno fatto certamente inbufalire il parlamentare Fabio Rampelli di fratelli&sorelle d’Italia che vuole multare chi adopera parole inglesi o straniere.

Volevo solo segnalare che l’uso dell’inglese è vietato in molti campi in Francia da anni, e nessuno si lamenta. Inoltre, questo tipo di reato – uso illegale dell’inglese – dà luogo ad azioni legali da parte dell’associazione per la difesa della lingua francese Francophonie Avenir, che spesso sfociano in condanne :

https://www.francophonie-avenir.com/fr/L-anglomanie-traitee-sur-le-plan-juridique/434-Affaires-gagnees-par-l-Afrav

  Il governo francese stesso è stato citato in giudizio in diversi casi :

https://www.francophonie-avenir.com/fr/L-anglomanie-traitee-sur-le-plan-juridique/433-Proces-en-cours-contre-l-anglomanie (casi 3, 4, 5 e 10)  

 

Ed è stato condannato il 20 ottobre 2022 per uso illegale del marchio Health Data Hub :

https://www.20minutes.fr/societe/4006812-20221024-francophonie-terme-health-data-hub-pourra-plus-etre-utilise-gouvernement

   

Allo stesso modo, il mese scorso sono state avviate quasi venti cause legali per uso illegale di anglicismi :

https://www.lefigaro.fr/actualite-france/pass-my-provence-let-s-cagnotte-la-croisade-du-collectif-osez-le-francais-contre-les-anglicismes-dans-l-espace-public-20230320

L’uso dell’inglese è vietato anche all’interno delle aziende, che siano pubbliche o private. Infatti, tutti i documenti di lavoro, compreso i software (logiciel in francese), devono essere legalmente disponibili in francese (quindi senza anglicismi). Le aziende che forniscono documenti in inglese ai propri dipendenti o che li fanno lavorare con software in inglese sono quindi nell’illegalità. Ecco cosa dice il codice del lavoro:

    

« Qualsiasi documento contenente obblighi per il dipendente o informazioni necessarie per l’esecuzione del suo lavoro deve essere redatto in francese. »

A seguito di questa legge, alcune aziende sono state pesantemente sanzionate per l’uso illegale dell’inglese. Ad esempio la società americana GEMS nel marzo 2006, condannata a una multa di 570.000 euro per aver trasmesso documenti in inglese senza traduzione ai propri dipendenti francesi. Stesso discorso per le società Nextiraone ed Europ Assistance, anch’esse condannate per aver voluto imporre ai propri dipendenti software in inglese senza traduzione:

http://www.rfi.fr/actufr/articles/111/article_79206.asp

    

Lo stesso vale anche per Danone, condannato nel 2012:

https://www.20minutes.fr/france/967329-20120706-danone-salaries-obtiennent-traduction-francais-logiciel-interne

Più generalmente, gli anglicismi devono essere evitati il più possibile perché considerati un pericolo da molti popoli. Questo è il motivo per cui molti paesi hanno adottato politiche terminologiche attive per sostituirli. Possiamo citare Francia, Québec, paesi di lingua spagnola, Armenia, Turchia e persino Islanda, che è sicuramente il campione in questo settore.

Questa impresa neologica è ovviamente fondamentale perché una lingua che prende solo in prestito dall’inglese e che non è più in grado di descrivere la modernità con le sue stesse parole perde il suo prestigio internazionale.

Sono un grande difensore della lingua francese contro gli anglicismi, e faccio la domanda seguente: chi vorrebbe ancora imparare il francese (lingua difficile) se questa lingua non fosse più nemmeno in grado di descrivere le realtà moderne con le sue stesse parole? La francizzazione dei prestiti, per quanto possibile, è fondamentale se non si vuole che il francese diventi un sabir anglicizzato, che inevitabilmente non avrà più alcun prestigio internazionale.

Perché preferiamo sempre l’originale alla copia. Questo desiderio di evitare gli anglicismi si ritrova anche nello statuto di France Télévisions:

« Il personale che lavora in onda è tenuto a utilizzare correttamente la lingua francese, in conformità con le disposizioni della legge n. 94-665 del 4 agosto 1994. Si astiene quindi dall’utilizzare termini stranieri quando hanno un equivalente in francese. »

  

Gli anglicismi rappresentano dunque un pericolo a lungo termine per l’italiano, tanto più che, a differenza dei prestiti dei secoli precedenti, i prestiti attuali tendono a non essere più italianizzati e quindi non rispettano quasi mai le regole di ortografia e pronuncia dell’italiano. Inoltre, in Italia, non esiste una politica terminologica come nei paesi francofoni. Con la conseguenza di un’invasione del linguaggio quotidiano da parte degli anglicismi: computer, software, hardware, mouse, browser, homepage, link, know-how, byte, database, thread, chip, file, privacy, social network, provider, lockdown, ecc. . .          

Al contrario, alcune lingue come l’islandese, l’armeno o il cinese non hanno praticamente preso prestiti da lingue straniere. Ad esempio, una lingua come il cinese – lingua della futura prima potenza economica mondiale – non usa alcun anglicismo, e designa con ideogrammi tutte le realtà moderne. Qualche esempio :       

Chaîne de blocs (in inglese blockchain) : 区块链  

Mégadonnées (in inglese big data) : 大数据  

Jeune pousse (in inglese start-up) : 初创企业  

Infonuagique (in inglese cloud computing) : 云计算  

Coentreprise (in inglese joint-venture) : 合资企业  

Ordinateur (in inglese computer) : 电脑  

Logiciel (in inglese software) : 软件

In conclusione, mi auguro che l’italiano riesca, come si fa in altre lingue, a limitare fortemente il numero degli anglicismi, che in nessun modo servono alla lingua italiana. Inoltre, questa onnipresenza dell’inglese in Italia conferisce al paese l’immagine deplorevole e offuscata di una colonia anglosassone.

 

Questo atteggiamento di sottomissione all’inglese da parte di molti paesi europei è lontano anni luce dalla grandezza del generale de Gaulle, che difese spudoratamente la lingua francese ovunque poté, come dimostra la seguente lettera, da lui scritta :

“La lettera del generale de Gaulle del 19 luglio 1962, riesumata dai suoi archivi, da qualche giorno incanta i social network.

Sicuramente indirizzata al Ministro delle Forze Armate, Pierre Mesmer, è così formulata: “Caro Ministro, ho notato, particolarmente in campo militare, un uso eccessivo della terminologia anglosassone. Vi sarei obbligato a dare istruzioni affinché i termini stranieri siano proibiti ogni volta che si può usare una parola francese, vale a dire in tutti i casi “queste ultime parole essendo scritte a mano…”

     

Link (lien in francese) : https://twitter.com/quatremer/status/1306867577512230912/photo/1

Cordiali saluti,  Daniel De Poli

In risposta anche l’articolo di Umberto Faedi pubblicato  ieri e visibile a questo link https://www.egnews.it/la-lingua-italiana-e-linglese/


Mentre Giuseppe Casagrande 
E bravi i francesi, questa volta. 

Sciovinisti fino alle estreme conseguenze: ad esempio nel vietare l’uso, meglio l’abuso, dell’inglese in molti

decano dei giornalisti enogastronimici  Giuseppe Casagrande

campi. 

Digressione personale. 

Solitamente quando a tavola, conversando con gli amici, il discorso cade sulla cucina francese e sulla loro «grandeur», non riesco mai a frenarmi dal confessare che mi stanno «cordialmente» sulle… p..e (scusate la volgarità).

Perchè «cordialmente» vi chiederete. 

Perchè, come poche altre Nazioni al mondo, riescono sempre e in ogni campo a promuovere le loro bellezze e le loro eccellenze.

Riuscissimo noi a fare altrettanto visto che vantiamo il più grande patrimonio artistico-monumentale al mondo e il maggior numero di prodotti tipici certificati nel settore agroalimentare.

Questa volta i cugini francesi ci danno una lezione sull’abuso dell’inglese. 

Come dar loro torto?

 Ma che ne pensano i luminari dell’Accademia della Crusca, che dovrebbero essere i custodi –  nella patria del Sommo Poeta – della nostra bellissima lingua, sull’abuso degli anglicismi in tv, sui giornali, nelle pubblicità e in mille altri settori della vita quotidiana?

(GIUSEPPE CASAGRANDE)

Sonia Biasin L’uso dell’inglese è illegale in Francia

Io sono contraria agli obblighi per legge su cose che i cittadini dovrebbero accogliere perché buone. 

Sarei più sul “cerchiamo di sensibilizzare”. 

Qualche anno fa andai a Milano ad una conferenza stampa. Il luogo designato, in Piazza duomo era una cosa tipo “Common hall” ma al civico indicato nell’invito risultava “sala comunale”… Confesso che ci ho dovuto pensare prima di associare le due cose.

D’altro canto, si era nel periodo natalizio e c’era il “Santa Claus Market”… seduti ad un bar ho poi visto il depliant delle cose da fare alla sera a Milano: lounge aperitive, happy hours, session… ci fosse stato un solo evento in italiano!

Quindi forse a Milano si. Lo imporrei per legge! 

Nell’ambiente di lavoro forse è un po’ più difficile perché in generale si hanno un sacco di relazioni con l’estero. 

Ho lavorato per 6 mesi all’ufficio marketing in una azienda e ringraziavo il cielo di avere avuto il computer davanti per poter chiedere a Google il significato dei vari termini che usavano (teese, call to action ecc). Ma magari nel lavoro è più utile un linguaggio globale…

Io di mio comunque mi rifiuto di chiamarlo “timing” e insisto su cronoprogramma per esempio. 

Comunque se c’è una cosa che non ha confini in Francia è l’arroganza. L’inglese è la lingua più parlata e risulta più agile comunicare. Non mi risulta l’abbia mai imposta nessuno se non con i fatti…

Un brindisi per il nostro giornale sempre al top!

Sonia Biasin

L’uso dell’inglese è illegale in Francia Bruno Fulco

Buongiorno, io sostanzialmente sono abbastanza concorde con le posizioni di Sonia.

Per quanto riguarda i francesi non nutro grandissima simpatia anche se ho potuto rilevare personalmente che come atteggiamento delle persone un conto è Parigi un altro il resto delle Francia.

Il problema della Francia, sempre secondo me, è che spesso la loro dichiarata difesa dell’identità in realtà nasconde una malcelata arroganza che senza nemmeno nascondersi tanto sembra somigliare al Marchese del Grillo nella sua celebre affermazione “perché io so  io e voi nun siete un c….”.

Detto questo penso che il nostro paese avrebbe sicuramente bisogno di difendere di più la sua identità, un sentimento che vedo applicato in ogni paese con orgoglio tranne che da noi per cui invece sembra una cosa quasi da nascondere, e questo certamente anche attraverso la valorizzazione della lingua che rimane una delle più belle del mondo per ricchezza.

Riguardo agli anglicismi credo che ormai sia inevitabile adottare un certo numero di termini che possano essere trasversali e permettere di comunicare nei diversi ambiti internazionali specie in ambito tecnico.

 

Quello che mi sembra inutile è fastidioso è la ricerca di infarcire ogni ambito con termini inglesi, la ricerca dell’anglicismo forzato che non aggiunge nulla al contenuto ma serve solo a tentare di renderlo più “figo”. Ad esempio tipo come avviene nel calcio, termini come  Clean sheet, Match Analist, mismatch, non servono a nulla vengono usati per un certo periodo finché la moda passa, poi vengono abbandonati per sostituirli con nuove “trovate”. Però come risultato alla fine si ottiene solamente l’impoverimento della lingua italiana.

Un Saluto a tutti Bruno Fulco

Anche Maura Sacher esprime il suo pensiero

In questi anni, io ho già espresso un bel mucchio di volte il mio pensiero sull’uso sfrenato (che spesso mi sembra esibizione snobbistica) degli anglicismi.

L’ho ribadito anche nell’ultimo pezzo su “Punti di vista”, proprio a proposito del famigerato video del Ministero del Turismo.

Riporto la frase:

«Chi mi legge dovrebbe ricordare la mia contrarietà all’uso dilagante dei termini stranieri, soprattutto francesi e inglesi, molto spesso usati anche nel campo enogastronomico, e troppo spesso inopportunamente quando ben esistono corrispondenti locuzioni nella nostra lingua nazionale.

Nei miei articoli cerco di evitarli in tutti i modi, scrivendo la versione italica, anche forse facendomi ridere dietro.»

Riguardo ai Francesi, io ricordo che – nel lontano tempo in cui avevo 20 anni – partecipai ad un incontro in Spagna tra giovani universitari cattolici, c’erano giovani di mezza Europa e un bel po’ di francesi. Io a scuola avevo studiato solo l’Inglese e quindi cercavo di comunicare in quella lingua che era considerata “universale”. Ebbene i ragazzi francesi non la parlavano … conoscevano spagnolo e tedesco, manco l’italiano! Ammisero che nelle scuole quasi non veniva insegnato l’inglese!

In effetti loro hanno nella Costituzione il francese come lingua ufficiale … a cui si sono adeguati tutti i Paesi Africani da loro conquistati!

Per loro il francese è la lingua “universale” di comunicazione fra le genti.

E noi ci vergogniamo di usare l’italiano???

Un saluto, Maura

 


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