Un occhio sul mondo

La lingua Italiana e l’inglese

La lingua Italiana e l'inglese

La lingua Italiana e l’inglese

Lo chef Fabio Picchi e Carlin Petrini presentano a Carlo d’Inghilterra alcuni prodotti italiani

La nostra lingua come le altre lingue romanze deriva dal latino popolare o maccheronico ed è il risultato di una trasformazione durata secoli. 

Tutto ciò anche a causa dei grandi cambiamenti storici e politici che hanno riguardato la nostra penisola tra il quarto e il nono secolo. 

Il Latino era la lingua ufficiale parlata dalle classi agiate, dai magistrati e dal clero, mentre il volgare era parlato nelle varietà regionali. 

Dante Alighieri nel “De volgari eloquientia” fa una appassionata difesa del volgare. 

Le altre lingue romanze simili all’italiano sono il ladino, il rumeno, il francese, lo spagnolo castigliano, lo spagnolo parlato in America Latina e il catalano. 

L’inglese è una lingua usata per comunicare a vari livelli, dal commercio ai rapporti fra le persone. 

Personalmente non lo ritengo necessario come in Francia per sostituire termini esistenti nella nostra bella lingua. 

Nello sciagurato periodo della dittatura fascista le parole straniere vennero sostituite da parole italiane create ad hoc. 

Gabriele D’Annunzio collaborò fattivamente per sostituire parole inglesi e anche francesi entrate nell’uso corrente della conversazione o scritte. 

Non sono assolutamente d’accordo con la proposta del deputato Fabio Rampelli volta a punire con forti ammende chi si avvale di parole straniere o inglesi. 

Il “sovranismo linguistico” che si può intravedere in questa proposta non mi piace affatto. 

Sono contento davvero che il nostro giornale sia seguito e letto all’estero, ma la proibizione con ammende salate non mi trova assolutamente d’accordo. 

Ci vuole più educazione e ci si deve sforzare per non usare parole straniere. 

L’inglese è stato imposto in molte nazioni che erano sotto il giogo di un pesante dominio coloniale. 

I termini inglesi imperano nelle pubblicità ad ogni livello, spesso usati a sproposito e incomprensibili. 

È una moda invalsa da anni che non mi vede d’accordo. 

In tanti si riempiono la bocca con parole delle quali magari non sanno il significato. 

Un proibizionismo linguistico farebbe la fine del proibizionismo degli alcolici degli anni trenta negli Stati Uniti. 

E poi si dovrebbe cambiare il nome al ministero del Made in Italy così denominato dai sodali di partito del censorio Rampelli. 

Piccola nota. 

Sarebbe davvero auspicabile che parte dei deputati, senatori, funzionari dello stato italiano imparassero a parlare l’italiano correttamente dovendo rappresentare i cittadini che sono coloro che pagano i loro lauti stipendi.


Grazie per aver letto questo articolo...

Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi.
Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri

Umberto Faedi

Vicedirettore

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio