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Superlativo abusato

Ormai è diventato un cult, sfruttato su tutti i fronti, per convincere gli utenti sulla bontà di alcuni prodotti. E’ il momento che qualcuno provasse a fare il mea culpa, quantomeno per rispetto della verità.
“I migliori cento vini al mondo”; “I più buoni ristoranti tipici della capitale”; “Dove è possibile gustare la migliore pizza d’Italia”… E l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Un modo di fare che disorienta i consumatori e li indirizza verso scelte sbagliate.

 

A chi utilizza il superlativo in libertà chiedo: hai bevuto tutti i vini del mondo? Hai mangiato in tutti i ristoranti della capitale? Hai provato tutte le pizze d’Italia?

 

Se la risposta a questa domanda è sì, vuol dire che l’interlocutore è un bugiardo; se la risposta è no allora evitate di utilizzare il superlativo, non ne avete diritto. Il vostro è solo un giudizio soggettivo, anche autorevole ma soggettivo e parziale per di più. Non si deve fa confondere gli utenti.

 

Io posso indicare quali sono i ristoranti in cui secondo me si mangia bene, ma da qui a dire che sono i migliori ne passa. Non parliamo poi dei vini. Ancora peggio.

 

Ai guru della comunicazione enologica chiederei quanti vini hanno degustato per indicare i migliori dieci del mondo? Ma avete idea di quanti vini vengono prodotti sulla terra?

 

Allora, per rispetto di coloro che vi seguono, datevi una ridimensionata, invece di affermare bestialità mondiali. Limitatevi a dare dei consigli e lasciate perdere il superlativo, assoluto e relativo, ne guadagnerete senz’altro in credibilità!


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Piero Rotolo

Direttore Responsabile vive a Castellammare del Golfo Trapani

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