I Viaggi di Graspo

Guglielmo Segattini e Tito Angelini, con Oseleta, Dindarella e Cabrusina

Guglielmo Segattini e Tito Angelini, con Oseleta, Dindarella e Cabrusina, Pastrengo VR

Guglielmo Segattini e Tito Angelini, con Oseleta, Dindarella e Cabrusina

 

Se volessimo in qualche modo rappresentare l’identità varietale veronese possiamo pensare a quattro aree

La signora Anna Segattini accoglie Luigino Bertolazzi, sulla sx Tito Angelini E Carlo Bletzo alla dx

piuttosto definite anche se ricche di sfumature.

Partendo da est i Lessini e le valli vulcaniche del SOAVE accolgono circa 10.000 ettari di vigneto tra Garganega, Trebbiano di Soave e Durella se ci spostiamo verso ovest le valli della Valpolicella con Corvina,  Corvinone,Rondinella e Molinara esprimono altrettanti ettari.

L’areale gardesano con le DOC Bardolino e Custoza fanno idealmente sintesi di questo equilibrio tra varietà a bacca bianca e rossa che da sempre caratterizza questa provincia.

Nella zona pianeggiante sono invece i vitigni cosiddetti internazionali a fare la parte del leone con Pinot grigio, Chardonnay ,Merlot e Cabernet con l’inserimento negli ultimi anni di tutte le varietà autorizzate per quanto riguarda i cosiddetti vitigni resistenti.

Primo piano da sx Carlo Bletzo co vicino Tito Angelini

Per la verità questa provincia è stata oggetto nel tempo di una serie di azioni di ricerca sostenute anche da Cantine sociali e da aziende che hanno messo in evidenza alcuni vitigni storici a rischio consentendone ,con la creazione di campi catalogo, e con accurate vinificazioni la loro salvaguardia.

Così accanto ai vitigni Veronesi storici possiamo oggi considerare l’Oseleta, lo Spigamonti, l’Elmo, la Dindarella, la Quaiara ed altri come vitigni identitari da ascrivere al patrimonio ampelografico di questa provincia.

Tutto questo patrimonio di conoscenza lo ritroviamo ancor oggi raccolto in una interessante pubblicazione sui vecchi vitigni veronesi curata da Tito Angelini insieme ai ricercatori di Conegliano e posti tutti a confronto presso l’azienda Segattini a Pastrengo ed è qui che Graspo ha voluto incontrare questi visionari protagonisti della selezione viticola in Verona.

A casa Segattini ci accoglie il padrone di casa Guglielmo con la moglie Anna, Tito Angelini e l’agronomo Carlo Bletzo. 

Ci troviamo all’ombra nel parco secolare di casa Segattini, storica azienda in quel di Pastrengo a parlare di vecchie varietà veronesi. 

Papà Guglielmo Segattini insieme al figlio Giovanni

È questo un incontro che Graspo ha cercato da tempo, infatti i nostri interlocutori sono esperti conoscitori dell’agricoltura veronese. 

Il papà di Guglielmo Segattini ha selezionato a metà del 1900 una varietà di pesca a pasta bianca denominata appunto Segattini. 

Tito Angelini è stato lo storico titolare dell’ufficio viticolo dell’Ispettorato dell’Agricoltura di Verona. Le sue esperienze lo hanno portato per tre anni in Etiopia e precisamente a Caffa a coltivare caffè. 

Dopo il caffè breve periodo all’ente di bonifica del bacino imbrifero dell’Alpone. 

All’ispettorato Tito arriva in pieno periodo di ricostruzione del patrimonio viticolo dopo la parentesi del ventennio. 

Nell’area del Soave conosce lo storico consigliere di cantina di Soave, Federico Marcolungo detto “Rito”, che lo introduce in tutte le realtà degne di interesse nel Soave. 

Nell’area del Bardolino l’azienda del cuore, per lui è l’azienda dell’amico Gugliemo Segattini dove già nel 1975-80 pone a dimora in un appezzamento di 4000 mq 10 varietà di viti allora sconosciute, ora di quell’impianto rimangono però solo Oseleta, Dindarella e Cabrusina.

 La ricerca di cloni sani e dalle buone caratteristiche è il focus del lavoro di Tito, che in quel periodo, forte dell’amicizia e della collaborazione di Italo Cosmo, si occupa del Soave con due vigneti sperimentali uno presso l’az. Tebaldi Antonio e uno presso l’azienda Coffele a Castelcerino. 

Nell’anno 1980 con Franz Zelger ed Italo Cosmo sono a Geisenheim per approfondire il tema della propagazione. 

Nello stesso anno nell’azienda Bertani a Novare, Tito mette a dimora una serie di cloni di valpolicella che aveva selezionato. 

Foto di gruppo da sx, Aldo Lorenzoni, Guglielmo Segattini, Carlo Bletzo, Tito Angelini e Luigino Bertolazzi

Graspo ha promosso l’incontro alla ricerca di vecchi vitigni, possiamo dire che il risultato è stato raggiunto, dato che abbiamo la promessa del figlio di Gugliemo, Giovanni Gegattini di poter attingere per le microvinificazioni alla loro collezione. 

Sulla base di queste prime selezioni, nasce negli anni 80 il Centro di Ricerca di San Froriano, a cura della provincia di Verona, qui Carlo Bletzo ha lavorato come consulente esterno dal 1986 al 2018. 

La collezione di viti, sita in San Floriano è stata costituita nel 1980 con piante madri originali. Un altro lavoro che comprendeva 25 varietà di Cabernet  è stato fatto presso la tenuta Villabella di Delibori/Cristofoletti. 

Parlando delle uve che ha in portafoglio, Gugliemo ci descrive la Dindarella come una varietà che ha un buon accumulo di zuccheri, la Cabrusina è stata provata in appassimento, ed ha dato un vino serbevole, però la sua vocazione è il Bardolino Chiaretto. 

Ci parlano anche di Denela  ed incrocio Terzi con altre viti ed altro lavoro di approfondimento per Graspo.

Il viaggio a continua …..

Aldo e Luigino


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