I Viaggi di Graspo

Sassotondo ed il Nocchianello Pitigliano

Sassotondo ed il Nocchianello Pitigliano

Sassotondo ed il Nocchianello Pitigliano

 

Aldo Lorenzoni con Edoardo Ventimiglia e Carla Benini.

Nel nostro vagabondare in in Italia e non solo, alla ricerca dei vitigni considerati perduti, abbiamo preso coscienza che tutte le regioni italiane hanno un grande patrimonio di biodiversità viticola, spesso naturalmente anche condivisa.

Grazie al lavoro di catalogazione fatto dai diversi centri di ricerca possiamo dire che mediamente ogni regione possa esprimere un centinaio di vitigni ritenuti autoctoni perlopiù reperibili solo nei campi catalogo.

Carla Benini ed Edoardo Ventimiglia titolari di Sassotondo

Molti sono comunque andati irrimediabilmente perduti, ed anche se le attuali tecniche di riconoscimento (DNA) ci aiutano a fare chiarezza, è certo che abbiamo comunque perso negli ultimi 60 anni oltre la metà della nostra biodiversità viticola.

Questo fenomeno è avvenuto con minore intensità dove la viticoltura è stata relegata ad un ruolo secondario se non semi abbandonata o dove viticoltori sensibili si sono interessati ai singoli vitigni facendosi direttamente carico della ricerca, moltiplicazione, coltivazione e vinificazione.

Di questi “custodi” per fortuna, ne abbiamo conosciuti tanti, ma una situazione che potremmo definire esemplare, è sicuramente il legame profondo di Carla Benini ed Edoardo Ventimiglia dell’azienda Sassotondo a Pitigliano con il NOCCHIANELLO.

Carla nei locali della cantina scavata nel tufo.

Lei viene da Trento, donna gentile ma determinata, lui è un romano purosangue creativo e visionario con la passione per il cinema. Due caratteri diversi che qui a Pitigliano hanno trovato la sintesi ideale iniziando a coltivare vigne e fare vini negli anni ’90.

Siamo nel cuore della civiltà etrusca, delle vie cave, dei tufi vulcanici, delle cantine scavate nella roccia. 

Sassotondo conta su 72 ettari di cui 13 coltivati a vite collocati tra i comuni di Sorano e Pitigliano da sempre gestiti con i metodi dell’agricoltura biologica ed i vini rispecchiano a pieno le suggestioni di questo territorio potente e misterioso, per certi versi estremo.

Tra i dieci vitigni indigeni coltivati sicuramente il Ciliegiolo è il più rappresentativo, viene declinato nelle sue diverse espressioni territoriali rispettando rigorosamente l’origine dei singoli vigneti come Poggio Pinzo, Monte Calvo, Franze fino alla sua massima valorizzazione con la vigna San Lorenzo.

Un vino che ha recentemente impressionato Monica Larner firma italiana per The Wine Advocate e RobertParker.com

Ma Graspo guarda oltre e per noi il vitigno ed il vino più intrigante è il NOCCHIANELLO che ritroviamo in bottiglia con l’etichetta Monte Rosso.

Carla nella bottaia.

Edoardo ci racconta che il Nocchianello nero è un antico vitigno di Pitigliano ad oggi senza parentela genetica conosciuta. 

Lo coltiviamo dal 2010 anche grazie al supporto di Paolo Storchi del CREA di Arezzo che lo aveva recuperato in alcuni vigneti della zona. 

Anche nel vigneto San Lorenzo ne abbiamo trovato qualche vecchia pianta.

 È un vitigno che ama i nostri tufi magri, il grappolo è compatto piuttosto piccolo, l’acino è duro con semi molto grossi, da qui forse il nome perché nocchia sta per nocciola.

La vite ha un portamento vigoroso con buona resistenza alle fitopatie, la maturazione è tardiva anche 10 giorni dopo il Sangiovese e questo è il segreto di questo vitigno perché matura sempre a temperature che permettono una migliore espressione aromatica.

Da-sx-Antonio-Tobin-Daniele-Dal-Cerè-Aldo-Lorenzoni-con-Edoardo-Ventimiglia-in-piazza-a-Pitigliano-sullo-sfondo-il-famoso-logo-di-Carosello-storica-immagine-della-pubblicità-degli-anni-sessanta.

 Il vino infatti si presenta fresco, gioioso, speziato con sentori di pepe bianco e noce moscata, in bocca invece arriva gentile ed intrigante con sentori di mora e ciliegia matura .. un vino da … Graspo

Il viaggio continua..

Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi


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