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Requiem per il grano duro

Per il 2017 in Italia si registra un crollo del 7,3 per cento delle semine di grano. Secondo Coldiretti 100mila ettari coltivati in meno che peseranno sulla produzione della pasta. Di chi la colpa?
Gli agricoltori abbandonano la coltivazione del grano in Italia; nel 2017 Coldiretti stima si perderanno 100mila ettari di superficie. Com’è possibile che la coltura più diffusa in Italia rischi l’abbandono? Presto detto. Sono crollati i prezzi pagati agli agricoltori, scendendo al di sotto dei costi di produzione.

 

Una situazione drammatica determinata dalle speculazioni e dalla concorrenza sleale del grano importato dall’estero. Del resto è noto a tutti che l’industria pastaria italiana importa da sempre grano duro dall’estero per produrre pasta venduta come Made in Italy.

 

E adesso, con l’approvazione dell’Europarlamento del Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement) con il Canada che rappresenta il primo esportatore di grano duro in Italia, le importazioni saranno favorite.

 

“In pericolo non ci sono solo – ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – la produzione di grano e la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano, ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy”.

 

Eppure basterebbe davvero poco ridare ossigeno agli agricoltori! Secondo Coldiretti è necessario accelerare il percorso per arrivare all’etichetta d’origine della pasta ed evitare la chiusura delle aziende.

 

La pasta Made in Italy dovrà essere prodotta con grano duro italiano e il consumatore finale lo dovrà sapere. Solo in questo modo si potrà porre fine alla guerra del grano e alle speculazioni. Perché solo la pasta?

Piero Rotolo
p.rotolo@egnews.it


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Piero Rotolo

Direttore Responsabile vive a Castellammare del Golfo Trapani

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