Vino e Ristoranti

La Favorita di Azienda Agricola Ressia traccia la via per gli autoctoni

Nelle giornate in cui si accende il dibattito tra la necessità di rivolgere i propri sforzi ai vitigni autoctoni oppure importare vitigni da altre regioni da coltivare su ampia scala, la risposta arriva osservando da vicino la produzione italiana.

A ben vedere la questione si risolve solo in una semplice scelta tra il prediligere i grandi volumi di vendita rispetto alle produzioni di qualità. Le questioni relative alle Doc, alla confusione dei consumatori ecc. quindi, sono soltanto scuse dietro alle quali ripararsi.

Fermo restando che sono sempre lecite le sperimentazioni per ampliare la conoscenze del proprio territorio e della potenzialità delle uve, la via dell’autoctono sembra essere sempre quella che paga di più in termini di finezza ed eleganza dei vini.

Gli esempi in questo senso sono tanti e disseminati in ogni regione da nord a sud. Tra questi a pieno titolo rientra l’Azienda Agricola Ressia situata a Neive ormai da un secolo, che vinifica esclusivamente le proprie uve provenienti dai vigneti situati nel “Cru Canova”.

Un’Azienda a conduzione familiare il cui lavoro è teso esclusivamente ad ottenere la migliore espressione caratteriale dalle proprie uve. Come nella nota pubblicità c’è però chi potrebbe dire  “si vabbé… ti piace vincere facile”, infatti Neive situato nelle Langhe Occidentali fra Barbaresco e Castiglione delle Lanze, a pochi chilometri da Alba, oltre ad essere un magnifico borgo, è anche un territorio fatato per la viticultura.

Nascono qui infatti alcuni tra i più grandi vini dell’enologia Italiana come il Barbaresco, a base Nebbiolo e vertice qualitativo anche nella produzione della famiglia Ressia. Fabrizio guida oggi l’Azienda nata nel primo novecento con diverse produzioni agricole, ma che ha vissuto la sua svolta con il pieno coinvolgimento dell’attuale titolare datato 1997.

Da allora i vigneti sono stati ristrutturati e ridotti in estensione, ma indirizzati verso produzioni di eccellenza condotte attraverso la pratica della lotta integrata. In questo ambiente vengono coltivati tutti gli autoctoni locali con una piccolissima parte di Merlot in uvaggio nel Langhe Doc Resiot come chiusura, per armonizzare l’unione tra Nebbiolo e Barbera.

Tra le varietà tradizionalmente legate al territorio trova il suo spazio anche  la Favorita, varietà a bacca bianca ed esempio di come valga la pena insistere sui vitigni locali più che andare a cercarne altri da territori diversi. Rappresentazione enologica di come un vitigno semplice e di facile accesso, come viene considerato in Langa, possa essere interpretato in maniera diversa ed elevare il suo livello in interesse.

La Miranda prende il nome dalla Mamma del produttore a cui è dedicato e in questa espressione, senza snaturare le caratteristiche di freschezza del vitigno, si è lavorato sugli aspetti di struttura ed eleganza. La raccolta delle uve surmature ha certamente messo del suo, senza per questo appesantire il vino che rimane agile e scattante.

I profumi di frutta esotica matura ed agrumi si accompagnano ad una delicata nota di erbe spontanee di campo, concentrando la loro elegante persistenza grazie alla vinificazione, che inizia con la criomacerazione per proseguire molto lentamente a basse temperature. Il sorso e pieno, gustoso e sostenuto dall’acidità in ottimo equilibrio.

Un vino capace di sostenere la causa degli autoctoni ricordando che la diversità del patrimonio ampelografico è la vera ricchezza della viticultura Italiana e con tutta probabilità, è su questo aspetto che gli sforzi andrebbero concentrati.

 Bruno Fulco


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