Tribuna

Incontri di affari a tavola – 2 parte, la conversazione tra professionisti

È un’opinione popolare di valido fondamento che a stomaco pieno e riscaldati da un buon vino si concludono migliori affari, però a volte si rischia un fallimento dei propri propositi senza scoprire mai il motivo, pur ritenendoci professionisti, esperti, tecnici, conoscitori del nostro lavoro e magari specialisti nella materia.

Onde evitare errori, soprattutto di stile, bisogna ricordare d’essere veramente dei professionisti con degli obiettivi da perseguire e risultati da portare a casa, pertanto, è consigliabile preparare a priori una scaletta della conversazione ed appuntare gli step delle argomentazioni nella propria agenda come per un qualsiasi altro appuntamento di lavoro.
Questo consiglio vale per entrambe le parti in causa, perché nulla deve essere lasciato al caso, benché nello svolgimento di una trattativa l’improvvisazione significhi un rapido adattamento alle situazioni.

Bisogna restare professionali. Chi invita prende l’iniziativa per mettere a suo agio l’invitato.
I convenevoli devono essere disinvolti, non troppo confidenziali e nemmeno troppo spicci, dando l’impressione siano solo formali.

Ci sono dei tabù da rispettare nella conversazione.
Alla frequente iniziale domanda di rito «Come sta?», non si cominciano a elencare i propri guai, neanche se fossero gravi in quel momento. Le convenzioni sociali richiedono un’unica risposta: «Bene, grazie». La replica può essere: «Mi fa piacere».
Non occorre passare a disquisire sul tempo che fa (a meno che il giorno dell’appuntamento non sia uno di quelli più disgraziati di tutta la stagione e abbia creato problemi all’invitato).
Su ogni altro argomento avviato dall’ospite, l’invitante deve avere l’accortezza di fare più l’ascoltatore che il commentatore.

Qualora una tra invitata o invitante sia una donna, costei è sempre una professionista, pertanto sono fuori luogo complimenti sulla persona fisica o sul look. C’è in gioco anche la buona educazione, è sufficiente mantenere tutte le attenzioni che si devono normalmente osservare in presenza di una donna. Ciò può deporre anche a favore della correttezza dei rapporti di affari che dovrebbero intrecciarsi. Se poi ad incontrarsi per un pranzo di lavoro siano due donne, beh, è un altro argomento da esaminare nelle sue sfaccettature.

Quando è opportuno parlare d’affari?
Anche se esiste il detto «a tavola non si invecchia», specialmente per trattare affari a tavola bisogna prendersi tutto il tempo necessario, però un limite va posto: 75 minuti, scrivono gli esperti, al massimo un’ora e mezza. E non si guarda mai l’orologio, mostrando di avere fretta di concludere. Nel frattempo, non si esagera con il vino, è pur sempre un pranzo di lavoro. Ognuno deve essere lucido per creare un legame con l’interlocutore e capire le rispettive esigenze di business.
Se l’invitato non ha preso l’iniziativa di parlare d’affari nel corso del pasto, l’etichetta dice che si deve aspettare il dessert, a tavola sparecchiata.
Qualora entro questo incontro non si addivenisse alla conclusione, si può concordare un altro appuntamento in ufficio.

È scontato che la persona che ha organizzato l’incontro deve pagare il conto.

donna Maura
m.sacher@egnews.it

PS: l’immagine in evidenza è tratta da Google e potrebbe essere soggetta a copyright, che riconosciamo alla fonte


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