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In Brasile la vendemmia 2024 parla italiano

In Brasile la vendemmia 2024 parla italiano L'enologo trentino dei Due Mondi, Massimo Azzolini, in questi giorni è impegnato nello stato Rio Grando

In Brasile la vendemmia 2024 parla italiano

L’enologo trentino Massimo Azzolini in Brasile con l’agronomo Emanuel de Costa

L’enologo trentino dei Due Mondi, Massimo Azzolini, in questi giorni è impegnato nello stato Rio Grando do Sul nella vendemmia dello Chardonnay e del Pinot Nero. Il sogno: produrre un grande spumante metodo classico “verdeoro”.

Parlare di vendemmia in questi giorni potrebbe apparire strano. Ed invece no. C’è chi, infatti, raccoglie l’uva a fine estate e per tutto il mese di settembre, chi invece in inverno, tra gennaio e febbraio. Dipende dagli emisferi: quello boreale (il nostro) e quello australe (America Latina, Sudafrica, Australia). E c’è chi è impegnato su entrambi i fronti. E’ il caso di un enologo italiano, Massimo Azzolini, protagonista di entrambe le vendemmie.

Soprannominato l’enologo dei Due Mondi, trentino, 56 anni, di Ala (Vallagarina), già insignito del Premio Luigi Veronelli quale “Enologo emergente d’Italia” (correva l’anno 2008) Azzolini nei mesi di agosto e settembre raccoglie le uve e vinifica dal Trentino al Piemonte, passando per la Franciacorta, mentre d’inverno si trasferisce in Brasile per la vendemmia nell’altro emisfero.

In corso la vendemmia delle uve destinate alla spumantizzazione

Un gruppo di collaboratori dell’azienda Sabia durante la vendemmia

Da alcuni giorni Azzolini è impegnato nella città di Encruzilhada do Sul dello stato Rio Grande do Sul, incastonato tra Uruguay e Argentina a sud del Brasile, nella vendemmia delle uve di Pinot Nero e Chardonnay destinate alla spumantizzazione. Il sogno: produrre un grande Metodo Classico in versione “verdeoro” per il mercato dell’America Latina.

Il progetto è di un’azienda agricola di proprietà di un importante gruppo con interessi imprenditoriali variegati, la Sabia che possiede, un vigneto di 50 ettari (la forma di allevamento è il Guyot).

Complessivamente la tenuta agricola si estende per oltre 440 ettari e un centinaio di questi sono occupati da uliveti (l’Azienda, infatti, è anche impegnata nella produzione di un olio exravergine di altissimo pregio).

Azzolini: “Sono emozionato per la generosità delle natura e la qualità delle uve”

Massimo Azzolini nel vigneto dell’azienda Sabia a Rio Grando do Sul in Brasile

“Sono emozionato per la bellezza dei luoghi, la generosità della natura e la qualità delle uve” racconta Massimo Azzolini che abbiamo al telefono mentre è all’opera nella parte di Brasile che vanta il più forte collegamento con la matrice italiana degli immigrati. 

“Sono convinto che qui si possa fare un eccellente lavoro perché il potenziale tra campagna e cantina è davvero enorme, ma del resto non poteva che essere così visto che anche alcune maison di Champagne sono già presenti in Brasile con l’intento di realizzare prodotti destinati al Sud America”.

“In zona – precisa Azzolini – ci sono molti discendenti di coloro che in particolar modo dal Trentino, dal Veneto e dal Friuli Venezia Giulia partirono alla ricerca di fortuna. È una storia che non si è mai interrotta e le origini non si cancellano: c’è ancora grande amore per l’Italia e per tutto ciò che proviene dal BelPaese”.

Le uve raccolte in questi giorni rimarranno sui lieviti per almeno 36 mesi

Ma torniamo alla vendemmia. “Ultimata la raccolta delle uve, nelle cantina dotata delle più moderne tecnologie procediamo alle operazioni tradizionali: la pressatura, le fermentazioni, i tiraggi e tutte le varie fasi di preparazione fino alla rifermentazione in bottiglia. Il personale dell’azienda, dagli agronomi ai cantinieri, è molto preparato e non è difficile rapportarsi dal punto di vista tecnico”.

“Sono convinto – confessa Azzolini – che si potranno realizzare degli ottimi spumanti, ma ci vorrà pazienza perché le bollicine dovranno rimanere sui lieviti per almeno 36 mesi. Io mi fermerò ancora per alcune settimane, poi rientrerò in Italia, ma tornerò in Brasile altre volte durante l’anno per verificare il processo produttivo ed effettuare gli assaggi canonici. In fondo questo vino, pur essendo brasiliano, parla italiano per l’improta, l’identità e lo stile.”

In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)


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