Tribuna

Il nuovo manifesto di Slow Food

Il nuovo manifesto di Slow Food Il cibo è cultura, condivisione, piacere sensuale.

Il nuovo manifesto di Slow Food

Carlo Petrini con Barbara Nappini riconfermata presidente di Slow Food Italia. (foto Francesco Gili)

Il cibo è cultura, condivisione, piacere sensuale. Questa la nuova definizione contenuta nel documento “Un’altra idea di mondo” approvato a Roma dall’assemblea dell’associazione fondata nel 1986 da Carlo Petrini.

“Il cibo è l’elemento che riconduce gli esseri umani alla terra, al suolo, all’acqua, alla biodiversità, ma è anche cultura, condivisione, piacere sensuale. È una lingua che consente di conoscere il mondo in profondità, scambiare idee, provare curiosità ed empatia per la diversità, dialogare con il prossimo, accoglierlo e curarlo”. 

Ecco la “nuova definizione” contenuta nel Documento di Roma: Un’Altra Idea di Mondo” approvato dall’Assemblea nazionale di Slow Food Italia, il più importante movimento mondiale che promuove il cibo buono, pulito e giusto, fondato nel 1986 da Carlo Petrini a Bra (Cuneo).

“Siamo qui oggi alla Fao e ogni giorno sui territori perché ci piace stare nell’Associazione, perché farne parte è un modo di raggiungere la nostra felicità” ha dichiarato Carlin Petrini. “Il sottotitolo di Slow Food, da più di 30 anni – ha aggiunto – è il diritto al piacere, un piacere che non è solo legato al cibo, ma anche alla capacità di generare democrazia, partecipazione”.

Carlo Petrini: “Non possiamo ignorare quanto accade nel mondo”

L’intervento del fondatore del movimento Slow Food Carlo Petrini. (foto Francesco Gili)

“Papa Francesco, in uno dei nostri ultimi incontri, mi ha chiesto di mantenere la nostra dimensione di azione dal basso, perché per fare in modo che le cose cambino dobbiamo continuare a operare con gioia e letizia, lavorando con la gente. 

E questa dimensione di intelligenza affettiva e gioiosa anarchia è quella che vediamo ogni giorno, in ogni angolo del mondo in cui è presente Slow Food.

 E il nostro impegno non può non guardare a quanto accade nel mondo, in tutti i conflitti e, in particolare, in Congo dove siamo attivi con i giovani che lavorano negli Orti Slow Food e in Palestina, dove stiamo raccogliendo fondi per costruire una scuola”.

Siamo avviati verso un degrado planetario: ambientale, climatico, sociale e culturale

Il padrone di casa, Maurizio Martina, vicedirettote generale della Fao. (foo Francesco Gili)

Nel “Documento di Roma”, Slow Food sottolinea come oggi il mondo pare in caduta libera verso il peggio.

 Le guerre si sono moltiplicate, si fabbricano più armi, autoritarismo e populismo minacciano tutte le democrazie, la crisi climatica sta toccando punti di non ritorno, il sistema alimentare è sempre più concentrato nelle mani di poche multinazionali, il progresso tecnologico e digitale non sembra essere funzionale al benessere dell’umanità, ma ad accelerare ancora di più il ciclo produzione-consumo-scarto (sia di beni materiali, sia di idee e contenuti), confondendo comodità con sicurezza, possesso con felicità. Il risultato è un degrado planetario – ambientale, climatico, sociale e culturale – che produce malessere, malattia, ingiustizia, infelicità.

Il cammino della Chiocciola al fianco di contadini, pastori, pescatori, cuochi

Questo significa che le idee di Slow Food hanno perso il loro senso? 

I lavori dell’Assemblea nazionale del movimento Slow Food Italia alla Fao. (foto Francesco Gili)

No di certo. Significa che Slow Food ha colto i segni della crisi attuale prima del tempo: non sempre ha trovato le risposte, ma di certo ha saputo porre le giuste domande. 

“Il cammino fatto dalla Chiocciola fino a oggi, insieme a contadini, pastori, pescatori, insegnanti, cuochi, attivisti, artisti, scrittori, giornalisti, cittadine e cittadini, ha generato e arricchito una filosofia consapevole del passato e delle radici, ma anche capace di guardare avanti, al futuro, con e per le prossime generazioni. Una filosofia che riscopre e pratica il limite, ma non rinuncia all’immaginazione, alla gioia e nemmeno all’utopia”, per poter riconoscere, dare voce, spazio e dignità a chi incarna “Un’Altra Idea di Mondo” secondo Slow Food.

In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)


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