
Fojaneghe, il vino-icona del Trentino

Fu creato nel 1961, primo bordolese italiano, dal conte Federico Bossi Fedrigotti. Un vino che esalta le straordinarie potenzialità dei Cabernet e dei Merlot di montagna.
E’ l’etichetta icona del Trentino. Un vino che ha scritto una delle pagine più luminose della storia vitivinicola italiana. Un vino che ha anticipato agli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso, in tempi non sospetti, i “Supertuscan” ispirandosi ai vini di Bordeaux: Cabernet e Merlot.
Siamo parlando del Fojaneghe dei Conti Bossi Fedrigotti, il gioiello nato nel 1961grazie ad una felice intuizione del Conte Federico Bossi Fedrigotti dopo un viaggio a Bordeaux con il giovane enologo Leonello Letrari, fresco di diploma all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige.
Un vino che a distanza di 60 anni continua a rappresentare un simbolo del buon bere italiano nel solco del Gruppo Masi che ha affiancato la presenza tutta al femminile della famiglia Bossi Fedrigotti: la giornalista e scrittrice Isabella, la sorella Maria José e la nipote Valérie.
Anni Sessanta, la storia del primo taglio bordolese made in Italy

I Conti Bossi Fedrigotti sono radicati in Trentino, a Borgo Sacco di Rovereto, da 600 anni. E da più di 300 sono presenti con passione nel mondo del vino.
Fu il conte Federico, padre e nonno delle attuali proprietarie, dimostrando il suo spirito pionieristico, a comprendere per primo le potenzialità delle uve bordolesi Cabernet e Merlot, vitigni presenti da oltre 100 anni in Vallagarina. Al conte Federico, che aveva intuito per primo che questi vitigni potevano essere valorizzati anche da noi attraverso un sapiente uso del legno, si deve altresì l’introduzione della barrique.
Le famose botesèle (barrique) e il ruolo dell’enologo Leonello Letrari

Una scelta coraggiosa ma lungimirante. Nel 1961, grazie al decisivo apporto in cantina di un altra figura-simbolo dell’enologia trentina, Leonello Letrari, fu creato il Fojaneghe, primo vino italiano di stile bordolese. Un vino che ha segnato una svolta innovativa nel panorama enologico italiano e internazionale, non solo per l’uvaggio, le scelte viticole ed enologiche, ma anche per avere proposto in etichetta il nome del vigneto d’origine: Fojaneghe.
Già la prima annata fu un successo. Era la conferma di quanto aveva intuito il conte Federico: il sistema bordolese poteva essere applicato alle caratteristiche pedologiche e climatiche presenti ai piedi delle Alpi con risultati eccellenti: ottenere un vino di raffinata eleganza più che di forza e complessità.
“Nostro padre, Federico Bossi Fedrigotti, nel 1957, alla guida di un gruppo di viticoltori trentini partì alla volta di Bordeaux per vedere cosa facevano i colleghi francesi della zona” racconta la figlia Isabella Bossi Fedrigotti. “E’ lì che scoprì le famose barrique, da lui ribattezzate con un termine dialettale trentino botesèle. Dopo una lunga ricerca riuscì a procurarsele e quattro anni dopo festeggiò la nascita del Fojaneghe.”
Le cinque annate storiche del Fojaneghe: 1993, 2007, 2011, 2012 e 2016

Parlavamo di storia, di saper scrivere la storia e di rimanere al tempo stesso contemporanei: è la prerogativa dei grandi vini. E tra questi rientra a buon diritto il Fojaneghe che nasce nei vigneti della tenuta dei conti Bossi Fedrigotti in Vallagarina ad una altitudine di 300 metri sul livello del mare, caratterizzata da terreni basaltico-calcarei e che beneficia di una escursione termica e di una ventilazione ideali grazie all’Ora, il vento pomeridiano che sale dal vicino Lago di Garda.
A Vinitaly il Gruppo Masi, in occasione del tradizionale Seminario aziendale, ha proposto ai buyer e giornalisti nazionali e internazionali una degustazione verticale del vino-mito dei conti Bossi Fedrigotti. Cinque le annate presentate: il 1993, il 2007, il 2011, il 2012 e il 2016).
Sandro Boscaini: “Un vino elegantissimo dal finale lungo e vellutato”

“Il Fojaneghe, che ha anticipato in tempi non sospetti i Supertuscan – ha esordito Sandro Boscaini, presidente del Gruppo Masi – non solo si è ispirato ai vini di Bordeaux, ma ne ha proposto una nuova espressione grazie alle particolari condizioni pedoclimatiche dell’area dolomitica.”
“Caratteristiche – ha aggiunto – che ci hanno regalato un vino elegantissimo, pur strutturato, dal finale lungo e vellutato. Il Fojaneghe, insieme ad altri nobili esempi in Trentino, è un vino territoriale per eccellenza ed è un primo esempio di vino italiano global, apprezzato nel mondo, poichè unisce la cultura trentina e quella bordolese. Il cambiamento climatico degli ultimi decenni conferma ancor più la validità dell’intuizione: i vini di altura hanno come punto di forza eleganza ed equilibrio senza quell’eccesso di alcol e struttura esagerata che si riscontrano nei climi più caldi.”
Raffaele Boscaini: “Un’icona dell’enologia trentina in sintonia con i tempi”

“Nato dalla visione della famiglia Bossi Fedrigotti, una delle più antiche dinastie vinicole del Trentino, attiva dal 1697 e, grazie all’intuizione del Conte Federico, pioniere nell’introduzione dell’uvaggio bordolese in Italia, il Fojaneghe continua oggi a esprimere il suo prestigio” ha sottolineato Raffaele Boscaini, direttore tecnico del Gruppo Masi.
“Il Fojaneghe – ha aggiunto – è la prova che un grande terroir può preservare la propria essenza pur evolvendo nel tempo. Al recente Vinitaly il prmo bordolese italiano ha confermato il valore di questa icona dell’enologia trentina e il suo ruolo nella scena vitivinicola contemporanea. La missione di Masi e del suo Gruppo Tecnico è custodire e aggiornare la tradizione, offrendo al consumatore un vino moderno, in sintonia con i tempi.”
Il giudizio sulle cinque annate confermano la longevità del Fojaneghe
Ma veniamo al giudizio sulle cinque annate degustate a Vinitaly in occasione del 35° Seminario Masi. La vendemmia 1993 (con il Fojaneghe fatto al 55% di Merlot, e per il resto da Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc) è un’annata che ha saputo esprimere la tipicità di Fojaneghe con la sua eleganza e struttura. Il carattere fruttato e la finezza tannica sono ben bilanciati, con una spiccata freschezza che ne ha permesso l’evoluzione positiva nel tempo. Di contro, la 2007 (45% Merlot; 40% Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, 15% Teroldego), ha evidenziato la potenza e la complessità del Fojaneghe, con note di frutta rossa matura e spezie, supportate da una struttura tannica vellutata, con una bella freschezza al palato, per un grande equilibrio ed una grande longevità.
La vendemmia 2011 (la numero 50), anche in questo caso con l’uvaggio identico a quello della 2007 (45% Merlot; 40% Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, 15% Teroldego) ha confermato la straordinaria complessità del Fojaneghe con un perfetto equilibrio tra frutta matura e spezie, tannini rotondi e ben integrati. La persistenza, inoltre, testimonia l’evoluzione ottimale del vino anche sul piano della longevità. Lo stesso giudizio vale per la vendemmia 2012, annata definita come quella dell’equilibrio perfetto, in cui il Fojaneghe (anche in questo caso l’uvaggio è 45% Merlot, 40% Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc; 15% Teroldego) si distingue per la sua ricchezza aromatica, con note di frutta rossa, tabacco e spezie leggere, che fanno spiccare freschezza ed eleganza.
Infine l’annata 2016 (dove le uve sono 55% Merlot e 45% Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc), ha presentato un vino in grande forma, con un bouquet complesso che spazia dalla frutta matura ai sentori di pepe nero, tabacco e cioccolato, con una freschezza perfetta e tannini morbidi che danno persistenza finale ad un vino che promette una grande capacità di evoluzione nel tempo.
In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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