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Dazi USA sul Vino Italiano: Un Colpo Duro e la Corsa ai Ripari

Dazi USA sul Vino Italiano: Un Colpo Duro e la Corsa ai Ripari Il mondo del vino italiano è in fermento, o meglio, in allerta.

Dazi USA sul Vino Italiano: Un Colpo Duro e la Corsa ai Ripari

U.S. President Donald Trump gestures, as he and first lady Melania Trump board Air Force One, 

Il mondo del vino italiano è in fermento, o meglio, in allerta.
La minaccia dei dazi statunitensi sul vino europeo, con un’aliquota del 30% (e in passato si era addirittura ipotizzato un ben più pesante 200%), sta gettando un’ombra scura su uno dei settori più floridi del nostro export. 

Questa misura, la cui entrata in vigore è prevista per il 1° agosto 2025, è stata definita da Unione Italiana Vini (UIV) “la pagina più nera” nei rapporti commerciali tra Italia e Stati Uniti per il comparto vitivinicolo, quasi un embargo per l’80% del vino tricolore.

Un Impatto Economico Devastante

Uva Pinot Grigio uno dei più apprezzati negli Stati Uniti

Le conseguenze economiche di questi dazi sono stimate in centinaia di milioni, forse fino a 1 miliardo di euro di perdite per l’industria italiana. 

Immagina una bottiglia di vino italiano che oggi costa 20 dollari sul mercato americano: con il dazio, il prezzo al consumatore potrebbe schizzare a 60 dollari, rendendola improvvisamente fuori mercato e meno competitiva rispetto ad altri vini internazionali o statunitensi. 

Non a caso, già ad aprile 2025, il solo annuncio di questa minaccia ha portato a un calo del 7,5% in volume e del 9,2% in valore dell’export italiano verso gli USA. 

Molti importatori e distributori americani hanno congelato gli ordini, temendo le implicazioni finanziarie, mentre gli esportatori italiani hanno cercato di anticipare il più possibile le spedizioni per aggirare l’ostacolo.

L’America, Mercato Strategico per il Vino Italiano

Alcuni vini 

Gli Stati Uniti non sono un mercato qualsiasi per il vino italiano: sono il primo in assoluto. 

Nel 2023, l’export verso gli USA ha raggiunto circa 1,76 miliardi di euro, rappresentando quasi il 24% dell’export totale del nostro vino. 

Un dato significativo, soprattutto se confrontato con la quota di export negli USA di Francia (20%) e Spagna (11%). 

Questo rende l’Italia particolarmente vulnerabile a misure protezionistiche americane.

 In più, il vino italiano da solo costituisce circa il 40% di tutto l’export vinicolo dell’Unione Europea verso gli Stati Uniti, evidenziando il ruolo di leader che abbiamo conquistato.

La Corsa Contro il Tempo: Nuove Produzioni e Nuovi Mercati

I vigneti di Joško Gravner nella tenuta Lenzuolo Bianco a Oslavia (Gorizia)

La situazione è resa ancora più critica dal fatto che, proprio in questi mesi (siamo a luglio 2025), le cantine italiane si preparano a ricevere le nuove produzioni. 

Se il mercato statunitense dovesse chiudersi, l’accumulo di invenduto sarebbe un colpo durissimo, specialmente per le piccole e medie imprese che spesso basano gran parte del loro fatturato sull’export oltreoceano.

Per questo motivo, l’imperativo è trovare nuovi sbocchi commerciali e diversificare. L’UIV ha invocato “tempi supplementari” e un intervento straordinario dell’Unione Europea per supportare le aziende in questa transizione.

Dove Andrà il Vino Italiano? I Mercati da Esplorare

La ricerca di alternative è già iniziata. Tra i mercati che potrebbero assorbire parte del vino destinato agli USA, e che diventeranno sempre più prioritari, troviamo:

  • Asia: Cina, Giappone, Vietnam e Thailandia sono mercati con un potenziale di crescita enorme, sebbene con dinamiche e preferenze diverse. 
  • La Cina, nonostante le fluttuazioni, rimane un gigante da non sottovalutare.
  • Europa: La Germania, già il nostro primo mercato per volumi, e il Regno Unito, nonostante le incertezze post-Brexit, potrebbero aumentare ulteriormente le importazioni. 
  • È fondamentale anche rafforzare i legami con altri paesi europei e accelerare la ratifica di accordi di libero scambio con blocchi come il Mercosur.
  • Mercati Emergenti: L’India, con la sua crescente classe media e l’interesse per i prodotti occidentali, e alcune aree dell’Africa rappresentano opportunità a lungo termine. 
  • Anche il Canada, già un mercato significativo, potrebbe beneficiare di una maggiore offerta italiana se i dazi USA rendessero i nostri vini meno competitivi a sud del confine.

Le aziende italiane stanno lavorando per rafforzare la propria presenza digitale, esplorando canali di vendita online diretti, sebbene la complessità normativa negli USA renda difficile aggirare del tutto i canali tradizionali. 

La strada è in salita, ma la resilienza e la qualità del vino italiano sono da sempre la nostra forza.


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