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Agroalimentare bordeline

Siamo il primo produttore a livello mondiale di pomodori e ne importiamo 155mila tonnellate dalla Cina. Una truffa per il Made in Italy e un danno incalcolabile per i produttori onesti.
Siamo in guerra. Una guerra su più fronti per salvare quello che resta del Made in Italy e dei produttori che continuano a crederci.

 

Non bastava la contraffazione a livello internazionale dei nostri prodotti agroalimentari che da sola genera un danno economico che supera i 60 miliardi di euro l’anno. Dobbiamo combattere anche il falso Made in Italy di casa nostra.

 

Dalle cagliate industriali destinate a Napoli per produrre mozzarelle senza latte alla mozzarella fresca già imbustata con etichetta in italiano ma prodotta in Polonia; dalle pancette fresche tedesche destinate a diventare italiane con la stagionatura che fino allo yogurt “Valgardena” scritto rigorosamente in Italiano, ma proveniente dalla Germania e alle carote e ai cavolfiori in confezioni con i colori della bandiera italiana, diretti a Catania, con etichetta rimovibile pronte a essere spacciate come italiane; non ultimi i 2,7 milioni di chilogrammi di importazioni di formaggi similgrana dall’Ungheria.

 

Adesso anche i pomodori cinesi! E’ il trionfo di un’Italia borderline, in cui i furbetti di quartiere sfruttano la mancanza di rigide normative per perpetrare truffe agroalimentari in casa nostra e all’estero. Liberissimi di farli, ma non parlate di Made in Italy perché è tutt’altro.

 

Se si vuole tutelare la cultura del cibo di qualità italiano perché non si interviene obbligando per legge a indicare la provenienza dei singoli ingredienti sui prodotti lavorati?

 

A mali estremi, occorrono estremi rimedi, altrimenti nel giro di qualche anno celebreremo la scomparsa del Made in Italy, sacrificato sull’altare del profitto per il profitto.

 

Governo se ci sei batti un colpo!


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Piero Rotolo

Direttore Responsabile vive a Castellammare del Golfo Trapani

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