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Una degna festa per la Vitovska, vino fuori dagli schemi

La Settima edizione di “Mare/Morje Vitovska”, la rassegna del vino carsico, per la prima volta svoltasi non più a Duino bensì in pieno centro a Trieste, il 21 e 22 giugno, si è aperta con il convegno «I giovani e la Vitovska, custodi della natura a Trieste» all’Hotel Savoia-Excelsior ed è proseguita nello sterminato Salone degli Incanti dell’edificio ex Pescheria, in Riva Nazario Sauro, dove erano allestite le degustazioni.

 

Il Convegno, dopo i rituali brevissimi interventi istituzionali, ha avuto tra i relatori Stefano Vaccari, Direttore Generale del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, che si è dimostrato un attento osservatore e conoscitore della resa vinicola della terra carsica, elogiando gli appassionati e tenaci viticoltori, «i più giovani d’Italia, tutti sotto i 50 anni di età». Ha esaltato il fatto che siano capaci di far produrre un lembo di terreno anche di 6 ettari, dimensioni di un orto, e «di fare ‘azienda’ addirittura esportando». Ha poi lanciato una sfida: «Il territorio è protetto, ma non credo che piantare un vigneto deturpi il paesaggio».
Il richiamo all’area protetta non è casuale, visto l’intervento di Edi Kante, Presidente dell’Associazione dei Viticoltori del Carso, il quale, con le ferite ancora aperte sulla questione del “Prosecco”, ha ricalcato le problematiche amministrative, le pastoie e le lungaggini, nonché le sanzioni, che hanno negli ultimi anni hanno messo a dura prova i rapporti tra gli operatori carsici e i funzionari seduti a troppe scrivanie ministeriali e regionali. A nome dei viticoltori consorziati, auspica si costituisca “un solo” ufficio di riferimento.
Kante, inoltre, ha spiegato che la motivazione di portare la Festa nel capoluogo è per offrire una apertura più ampia anche in prospettiva turistica, comunicando la volontà di esportare la manifestazione a Vienna e/o a Monaco.
Aldo Cavani, Direttore dell’Ispettorato Agricoltura e Foreste di Gorizia e Trieste, elencando la cronologia dei vincoli che cadono sui terreni ad vocazione agricola, ha ricordato che già un migliaio dei 5.700 ettari della categoria E3-E6, zone urbanistiche, sono fuori vincolo. Un ostacolo di non poco conto è rappresentato dall’estrema parcellizzazione delle proprietà, frazionamenti con elevato numero di proprietari, spesso difficili da accordare. Cavani, comunque, si è trovato disponibile ad «agevolare e seguire l’iter e anche appianare intoppi con altre istituzioni e uffici, ad esempio la Soprintendenza».

Un intervento culturale l’ha offerto Fulvio Colombo, storico del territorio, che ha sintetizzato le vicende della viticoltura triestina, partendo dalle memorie di Plinio sul “Pucino”, vitigno allora sul mare alle foci del Timavo, con proprietà medicamentose, per attraversare la storia dell’espansione economica di Trieste, dal Medioevo al Settecento, i cui abitanti contrariamente a quanto si possa pensare non erano marinai ma agricoltori e piantavano prevalentemente vigneti, anche in posizioni impensabili, a terrazzamenti degradanti fino a lambire la riviera marina, di cui oggi poco o nulla è rimasto. Colombo, che al “Prosecco” ha dedicato studi e pubblicazioni, non ha mancato di rimarcare che «il Prosecco era spumante a Prosecco (paese della prov. di TS, ndr) ben prima di Conegliano».
Da segnalare la brevissima informazione lanciata da Stefano Fornasaro, giovanissimo ricercatore dell’Univ. di Trieste riguardo al progetto cofinanziato dalla CE sulle «proprietà benefiche del vino», rimandando approfondimenti al sito di “agrotour”.

Al termine del Convegno è stata conferita l’onorificenza di “Cavalieri della Vitovska” a due veterani della ristorazione come grandi “divulgatori di tale vino e i primi a proporlo”: Guido Braico della prima enoteca triestina, il Nastro Azzurro, e Mario Velich del Re di Coppe.

Gli obiettivi e scopi della rassegna «Trieste Mare/morje Vitovska», promuovere il connubio tra i viticoltori, i ristoratori e i sommelier, hanno avuto l’exploit nello spazio del Salone degli Incanti, dove 28 vignaioli di Vitovska del Carso goriziano, triestino, sloveno, si sono uniti ad una quarantina di cucine in una sinfonia di sapori sotto forma di originali finger food per il piacere del palato e della vista, e all’AIS FVG che ha condotto cinque appuntamenti di degustazioni.

Maura Sacher – m.sacher@egnews.it


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