Vino e Ristoranti

Un convegno ad Arcole sulle nuove regole nel vigneto

A partire dal 1° gennaio 2016 un nuovo sistema per la gestione del potenziale viticolo del Vigneto Italia rivoluzionerà il mondo del vino, sarà la fine del “diritto di impianto” e comporterà qualche problema.

Con il 31 dicembre 2015 si entra in una nuova via per regolare l’equilibrio produttivo del Vigneto Italia. Di fatto resta immutata la finalità, cioè l’impianto del vigneto, ma cambiano radicalmente le modalità.

Delle nuove direttive e dei risvolti concreti del nuovo sistema delle “autorizzazioni”, che soppianta quello vigente sui “diritti di impianto”, se ne parlerà il 6 novembre 2015 nella Sala Civica del Comune di Arcole (VR), a partire dalle 18.00, in un Convegno organizzato dal Consorzio di Tutela Vini Arcole Doc.

Il “diritto d’impianto” in Italia oggi ha valore di mercato e la sua quotazione varia in base alla domanda e all’offerta: in pratica è commercializzabile e si può vendere slegandolo dalla terra.  L’autorizzazione invece viene concessa nominalmente e per questo motivo non può essere ceduta o venduta.
Dal 2016 il produttore che possiede diritti di reimpianto per utilizzarli dovrà convertirli in autorizzazioni e avrà tempo per farlo fino al 31 dicembre 2020. Le stesse autorizzazioni non saranno cedibili e potranno essere utilizzate solo dal titolare che le possiede.

La zona di produzione di Arcole Doc negli ultimi 15 anni ha registrato uno sviluppo territoriale molto elevato grazie ad una lungimiranza nella gestione della denominazione che ha permesso di cogliere tutte le opportunità della riconversione viticola. Ed ora si interroga sul suo futuro.

“L’Arcole guarda al futuro della doc tra ristrutturazione, diritti e autorizzazioni” è il titolo dell’incontro, moderato da Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio Tutela Vini Arcole Doc. Interverranno Matteo Tedeschi e Luca Furegon, dell’AVEPA, e Giancarlo Lechthaler, Direttore Collis Group. Sullo sfondo i timori per una impostazione, quella delle autorizzazioni, che mette vincoli eccessivi al sistema di ampliamento delle superfici produttive e costringe entro meccanismi di regole troppo rigidi le aspirazioni di crescita dei territori a vocazione viticola.

Quello di Arcole è un sistema che cresce: in termini di superficie agricola vitata la doc Arcole dai 2500 ettari censiti nel 2000 si attesta oggi a 4477 ettari vitati (fonte Avepa). Cresce di riflesso la produzione delle differenti tipologie di vino che ad essa fanno riferimento: sono otre 30 le varietà coltivate tra cui spiccano la Garganega con 1400 ettari, il Pinot Grigio con 1300 ettari, lo Chardonnay con 311 ettari. Si tratta di un vero e proprio laboratorio vitivinicolo, spalmato sui comuni veronesi di Arcole, Cologna Veneta, Albaredo d’Adige, Zimella, Veronella, Zevio, Belfiore d’Adige, in parte quelli di Caldiero, San Bonifacio, Soave, Colognola ai Colli, Monteforte d’Alpone, Lavagno, Pressana, San Martino Buon Albergo con la totalità della superficie dei comuni berici di Lonigo, Sarego, Alonte, Orgiano e Sossano, che vede operative al suo interno oltre 1500 imprese.

Maura Sacher


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