Gli ulivi OGM sono la soluzione per salvare l’olio EVO europeo?
La profonda crisi della olivicoltura europea è purtroppo un fatto oramai acclarato.
Le rese e la produzione di olio EVO ha visto e vede un aumento parallelo dei costi di produzione e manutenzione degli oliveti.
Le estreme condizioni meteorologiche ricorrenti, la siccità, le malattie degli ulivi e gli incendi fanno purtroppo prevedere anche quest’anno una campagna olearia che si preannuncia veramente disastrosa.
Alla metà di Luglio la Commissione Europea DG Agri ossia la Direzione Generale per l’agricoltura e lo Sviluppo Rurale ha reso nota la situazione del mercato dell’olio d’oliva e delle olive da tavola.
I dati sono molto negativi dato che le previsioni per le rese e la commercializzazione della campagna 2022/2023 stimano una produzione mondiale di 2,5 milioni di tonnellate.
Il calo rispetto alla raccolta precedente è del 26 % e del 23 % per la media degli ultimi cinque anni.
Questo netto calo è dovuto alla drastica diminuzione della produzione europea.
E le previsioni per la imminente raccolta 2023/2024 sono davvero drammatiche.
Le stime indicano per le rese della UE un calo di quasi il 40 % con una quota di 1,4 milioni di tonnellate.
La Spagna è il vero punto debole.
La produzione iberica diminuirà addirittura del 56 % attestandosi a 663.000 tonnellate.
Le cause del calo sono le solite: siccità, incendi, malattie delle piante e il cambiamento climatico.
In Italia la situazione è parimenti preoccupante.
La resa prevista è di 241.000 tonnellate con un calo che sarà del 27 %.
Nelle nazioni produttrici extra UE marcano un calo del 25 % la Tunisia e del 22 % il Marocco. I prezzi dei listini delle borse evidenziano un raddoppio delle quotazioni dell’olio.
Le rilevazioni dell’1 Agosto di quest’anno rispetto a quelle del 2 Agosto 2022 indicano che si è passati da 4,5 a 9 euro.
Per Italia, Spagna e Portogallo il calo di rese e di produzione è diventato davvero un caso nazionale.
L’ olio rappresenta un prodotto che ha una grande influenza sulle economie di queste nazioni.
Solo in Grecia la produzione olivicola dovrebbe riprendersi con una resa di 340.000 tonnellate previste per l’attuale campagna.
La crisi odierna è dovuta anche alla eccessiva politica di standardizzazione attraverso la omogeneità varietale e alla sparizione di numerosissime cultivar di olive.
Gli errori nella programmazione dei piani olivicoli sono un altro motivo di questo disastro annunciato.
Le produzioni non riescono e non possono soddisfare la domanda dei mercati, quindi i prezzi resteranno alti.
Non è possibile mitigare gli effetti delle attuali condizioni meteorologiche estreme se non nel lungo periodo.
Nel frattempo la soluzione potrebbe essere affidarsi a piante OGM che negli Stati Uniti sono assai diffuse?
La modifica genetica delle colture è possibile e può rendere le piante più robuste e produttive?
Per coloro che impiegano le piante OGM non è molto importante la questione ambientale bensì produrre olio.
In Italia la sperimentazione con ulivi OGM risale al 2012 in seguito a una ricerca trentennale portata avanti dalla Università della Tuscia dedicata a ulivi, ciliege e kiwi modificati geneticamente.
La sperimentazione e gli OGM erano vietati in Italia ma la normativa è stata cambiata all’inizio del 2023 con il via libera del parlamento italiano per l’introduzione della TEA ossia Tecniche di Evoluzione Assistita senza usare però tecniche che portano a organismi OGM.
Il futuro e la sostenibilità degli ulivi passano dalle TEA e dalle piante OGM?
Vedremo nei prossimi anni.
Umberto Faedi
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