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Semaforo nero per il vino, ma sì dài, intanto beviamoci su

Etichette ai colori del semaforo, verde, giallo, rosso, tanto care alla triste Albione e con l’aggiunta delle sfumature oliva chiaro ed arancione, contrassegnate da lettere, così care alla infida Gallia, hanno già tormentato i nostri produttori ed esportatori delle eccellenze italiane.

Ricordo le polemiche in merito ai formaggi, parmigiano in testa e persino mozzarella, ricotta, pecorino e provolone.
Ma nel mirino pure il Feta greco, il Gruviera svizzero, nonché gli stessi francesissimi Camembert e Roquefort.

L’etichettatura a colori è stata introdotta nel 2009 in Gran Bretagna e nel 2017 in Francia per rendere evidenti al consumatore le informazioni nutrizionali in un’unica formula per agevolare i consumatori nello scegliere cosa acquistare.

Informazioni che già è obbligatorio riportare sul retro delle confezioni e il consumatore che vuole leggerle le trova.

Ma evidentemente non bastano, sono scritte troppo in piccolo, impossibili da leggere se non con una lente per i deboli di vista, sono astruse per un ignorante di chimica e di merceologia.
Forse bisogna dare la “pappa in bocca” al consumatore pigro, o analfabeta.

Forse bisogna spaventarlo schiaffandogli colori e lettere semplici da comprendere.
E con le lettere viene meglio, non si sa mai come li interpretano i daltonici, che evidentemente sono più numerosi Oltralpe che Oltremanica.

L’etichetta a semaforo sembra lodi o, viceversa, demonizzi gli alimenti. Ma è un algoritmo (!) che decide, convertendo i numeri della tabella nutrizionale in una semplice forma grafica.

Sono più di dieci anni che si discute di etichettatura degli alimenti e della necessità di aiutare i consumatori a compiere scelte consapevoli per evitare cibarie che contengano una quantità di grassi, sale e zuccheri che rischiano di nuocere alla salute.

In Francia si vendono 35 marchi di muesli, alcuni avranno la A (bollino verde scuro), altri la E (rosso).
Cosicché il bollino rosso sembrerebbe dire “non mangiare quell’alimento”, invece sarebbe solo un “suggerimento” a non consumarne in eccesso o ad evitarlo se si tiene alla linea.

Tutti siamo consapevoli dei danni delle esagerazioni.
Non occorre tormentarci con i semafori!

Adesso ricorrono allo spaventapasseri della lettera “F” nera, nerissima sull’etichettatura del vino, e delle bevande spiritose, che il francese Serge Hercberg, epidemiologo e specialista in nutrizione per la salute pubblica, ha “suggerito” con un tweet da aggiungere al vino.

Per il padre fondatore dell’etichetta nutrizionale a cinque lettere, il Nutri-score non vuole essere una “norma” bensì «un’informazione da recepire a colpo d’occhio».

Nulla è mai come sembra

Ultimamente, i “soliti” hanno già provato ad allarmare i nostri produttori ed a spaventare i politici nonché i consumatori con il “vino annacquato”, poi rivelatasi notizia mal interpretata.

Tanto che possiamo ritenere oltremodo valido il detto “Nulla è mai come sembra”.

Ma sì dài, beviamo alla salute di Monsieur Hercberg e alla loro, quella dei denigratori europei e dei menagramo, anche nostri compatrioti.

Che poi un’etichetta nera sul vino e sugli alcolici significa un invecchiamento di tutto rispetto …

Maura Sacher

 


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