Vino e Ristoranti

Re Carlo d’Inghilterra, un amico dell’Italia

Re Carlo d'Inghilterra, un amico dell'Italia

Re Carlo d’Inghilterra, un amico dell’Italia

Carlo d’Inghilterra stringe la mano a Jacopo Biondi Santi

Paladino dell’ambiente e dell’architettura “green”, sostenitore degli agricoltori e della filosofia Slow Food

(lui stesso è un imprenditore agricolo), innamorato dei vini italiani (grazie allo storico legame della Casa Reale britannica con i Frescobaldi), sommelier ad honorem. 

Sua Maestà Re Carlo III d’Inghilterra, salito al trono dopo la morte della madre, la Regina Elisabetta II, è anche questo. 

Un re che, da sempre, è attento ai temi dell’agricoltura e della sostenibilità ambientale. Non solo come figura carismatica della rivoluzione “bio”, ma anche come allevatore e produttore di vini nella sua tenuta di Highgrove House, nel Gloucestershire.

Nella veste di Principe di Galles, nel 2010, ad esempio, intervenne personalmente con un provvedimento che si rendeva necessario per supportare le famiglie agricole del Regno Unito in crisi, vale a dire l’istituzione del “The Prince’s Countryside Fund”.

Le frequenti visite di Carlo d’Inghilterra nell’amata Toscana

Lo chef Fabio Picchi e Carlin Petrini presentano a Carlo d’Inghilterra alcuni prodotti italiani

Parlando dell’Italia, da tempo Carlo d’Inghilterra è amante del nostro Paese e del suo patrimonio vinicolo,

agricolo e gastronomico, come ricorda WineNews che nel corso degli anni ha seguito i suoi viaggi, in particolare in Toscana. 

Uno dei collanti che lo lega, da sempre, all’Italia è l’amicizia storica dei Windsor con la famiglia Frescobaldi, che da settecento anni ha rapporti con la Corona britannica.

 

Ogni anno la famiglia toscana invia i propri vini e il proprio olio alla Casa Reale, anche grazie alla personale frequentazione di Bona e Vittorio Frescobaldi che furono tra i pochissimi italiani invitati al matrimonio di William, figlio di Carlo, con Kate Middleton. In quell’occasione come regalo di nozze donaro a William un esclusivo Brunello di Montalcino Riserva di Castelgiocondo. 

Nel 1986 a Nipozzano piantò un olivo e una vite ricorda Lamberto Frescobaldi

Carlo d’Inghilterra nlla tenuta toscana della famiglia Frescobaldi

Lamberto Frescobaldi ricorda la prima visita di Carlo d’Inghilterra in Toscana.

 “Era aprile 1986 – racconta a WineNews – e Carlo venne la prima volta con una nipote, poi tornò con Lady Diana e insieme a mia madre, in segno di amicizia, piantò un olivo e una vite a Nipozzano.

Da quell’olivo poi ogni anno abbiamo sempre raccolto le olive e regalato a Carlo una simbolica bottiglia di “Laudemio”. È un’amicizia vera quella con la mia famiglia.

Carlo fu ospite a casa dei miei genitori, non in albergo. Con mia madre visitarono alcune città, ma anche tanti piccoli borghi, cosa che all’epoca non era usuale, come San Gimignano e Montalcino, terra del Brunello”.

(Storica la foto insieme a Vittorio e Bona Frescobaldi nel Caffè Fiaschetteria Italiana 1888, caffè creato da Ferruccio Biondi Santi, l’inventore del Brunello, in pieno centro storico di Montalcino, nel 1888, ndr). 

“La nostra amicizia – racconta Lamberto Frescobaldi – è nata con mia madre Bona e mio padre Vittorio che hanno coltivato questo rapporto con il principe Carlo. Un amante della natura, della campagna, della terra. Lui stesso è produttore e ha portato in Inghilterra delle pratiche agronomiche più rispettose dell’ambiente. È attento all’etica, è amante dell’Italia tutta e della Toscana in particolare”. 

Nel 1917 a Firenze incontrò il Gotha del mondo del vino italiano

Franco Maria Ricci consegna a Carlo d’Inghilterra il diploma di sommelier

Un legame, dunque, quello di Carlo III con il vino italiano, già sbocciato negli anni Ottanta del Novecento, e rinsaldato anche nel 2017, quando in veste di Principe di Galles, insieme alla compagna, Camilla Parker Bowles, duchessa di Cornovaglia e già presidente della United Kingdom Vineyards Association,

 

a Firenze, nello spettacolare scenario di Villa Michelangelo, incontrò personalmente molti protagonisti del mondo del vino italiano: Jacopo Biondi Santi, che all’epoca guidava la Tenuta Greppo Biondi Santi a Montalcino e la tenuta Castello di Montepò a Scansano in Maremma,

la famiglia Antinori, Giovanni Manetti della tenuta Fontodi di Greve in Chianti.

Ed ancora: Vittorio Moretti, patron del gruppo Moretti (che comprende Bellavista e Contadi Castaldi in Franciacorta, Sella & Mosca in Sardegna e la tenuta Teruzzi a San Gimignano), oltre, ovviamente, alla famiglia Frescobaldi. L’incontro fu organizzato da Franco Mario Ricci, patron della Fondazione Italiana Sommelier che, in quell’occasione, consegnò a Carlo e Camilla il diploma di Sommelier d’Onore.

Quando al Salone del Gusto di Torino s’innamorò del progetto Slow Food
Carlo d’Inghilterra affascinato dai vini presentati da Carlin Petrini, fondatore di Slow Food

Un sovrano amico del vino italiano, dunque, ma dell’Italia tutta, anche sul fronte enogastronomico e agricolo.

Settore che ha conosciuto anche grazie al lavoro impareggiabile di Carlin Petrini, piemotese di Bra, fondatore di Slow Food. Petrini, sapendo delle sensibilità di Carlo d’Inghilterra per i temi dell’agricoltura, nel 2004 lo invitò al Salone del Gusto di Torino.

Egli si innamorò del progetto Slow Food e se ne fece entusiasta promotore in Inghilterra.

Nacque così un’altra amicizia con Carlin Petrini, rinsaldata poi in altre occasioni. Nel 1917, a Firenze, commovente fu l’incontro ai Magazzini del Sale con il compianto chef Fabio Picchi.

In questa occasione Fabio Picchi e Carlin Petrini raccontarono a Carlo e Camilla il valore dei prodotti artigianali dei terrtori colpiti dal terremoto che devastò parte del Centro Italia. 

L’incontro a Polesine Parmense con Massimo Spigaroli, re del culatello

Ma non mancano altre curiosità, come quando, nel 2009, l’allora Principe di Galles affidò allo chef stellato nonchè mastro salumiere e re del culatello, Massimo Spigaroli dell’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense, i suoi maiali di antiche razze inglesi per capirne le potenzialità.

Vittorio Morretti (Cantine Bellavista, Franciacorta) con Carlo d’Inghilterra

Amante del vino italiano, attento alle tematiche ambientali e all’agricoltura di tradizione, ma al tempo stesso innovativa e green,

Carlo d’Inghilterra, pochi mesi fa, nel maggio 2022, ha annunciato che il Genetic Technology (Precision Breeding) Bill svilupperà delle nuove tecnologie per promuovere un’agricoltura ed una produzione alimentare efficiente e sostenibile.

Un impegno che è riportato anche nel sintetico annuncio ufficiale dell’ascesa al trono di Carlo, come si legge sul sito ufficiale della Casa Reale ingese:

“Re Carlo III, precedentemente noto come Principe di Galles, è nato nel 1948 ed è diventato erede designato con l’ingresso della Regina Elisabetta II nel 1952. In qualità di Principe di Galles, Sua Maestà si è interessato attivamente a tutti i settori della vita pubblica per decenni.

 

Oltre ai suoi doveri ufficiali e cerimoniali nel Regno Unito e all’estero, il Re è stato determinante nell’istituire più di 20 enti di beneficenza nel corso di 40 anni, tra cui il Prince’s Trust e la Prince’s Foundation. Sua Maestà ha lavorato a stretto contatto con molte organizzazioni, sostenendo pubblicamente un’ampia varietà di cause relative all’ambiente, alle comunità rurali, alle arti, alla sanità e all’istruzione”. 

Tutela dell’ambiente, cambiamenti climatici, agricoltura bio, sviluppo sostenibile

Anche questo, dunque, è Re Carlo III d’Inghilterra, principe che, nella storia britannica, ha aspettato più a lungo di chiunque altro prima di salire al trono, e che sembra avere idee chiare su temi come l’agricoltura biologica, l’architettura e lo sviluppo sostenibile.

 

Che, vista l’influenza che la monarchia inglese, in termini di visioni e opinioni, ha una portata ben più ampia del Regno Unito e dei 56 Paesi che fanno parte del Commowealth, potrebbe segnare a suo modo una svolta nel rapporto tra agricoltura, sostenibilità e lotta al cambiamento climatico, vera emergenza del mondo intero.


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