Vino e Ristoranti

Quando il vino diventa musica per il cuore e per l’anima

Quando il vino diventa musica per il cuore e per l'anima Presentate le nuove etichette della Cantina di Igor Deliti vignaiolo per passione ad Aldeno: dal Conservatorio ai gioielli di famiglia.

Quando il vino diventa musica per il cuore e per l’anima

Presentate le nuove etichette della Cantina di Igor Deliti vignaiolo per passione ad Aldeno: dal Conservatorio ai gioielli di famiglia. 

Igor Delaiti presenta il Pinot Grigio Borgognoni Rosa (foto Benedetta Dolecki)

Dal Rondò veneziano alle Suites di Johann Sebastian Bach, dall’Adagio di Albinoni alle Arie di Girolamo Frescobaldi, dall’Allegro con brio di Ludwig Van Beethoven alla Serenate di Wolfgang Amadeus Mozart.

Chi meglio di Igor Delaiti, maestro di musica con il “Serenissimo” diploma conseguito al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, poteva interpretare in chiave musicale le emozioni che anche un vino può regalare? 

Classe 1975, trentino di Aldeno, giunto “a metà del cammin” di dantesca memoria, con una passione ancestrale per il vino e per l’enologia, ereditata evidentemente dalla mitica nonna Giuseppina Borgognoni e successivamente da papà Guido, 

ha deciso di regalare ai suoi numerosi fans nuove emozioni questa volta non più con i suoi concerti in Italia e in Europa, ma con i vini di famiglia. Ed ecco che, come per incanto, i gioielli della Cantina Delaiti diventano una meravigliosa sinfonia musicale. 

Vini artigianali che rispecchiano ed esaltano il territorio

Emozioni – dicevo – che ho avuto l’opportunità e il piacere di provare durante un incontro conviviale (nel 2018)

Igor Delaiti nella bottaia della cantina di Aldeno (foto Benedetta Dolecki)

alla Storica Osteria Morelli di Canezza di Pergine, gran cerimoniere ed anfitrione lo chef Fiorenzo Varesco. Quella sera i vini di Igor Delaiti mi entusiasmarono fin dai primi sorsi. 

Vini semplici, genuini, artigianali nel senso più nobile del termine, con una personalità che sicuramente Luigi Veronelli avrebbe apprezzato poichè, nelle diverse tipologie, rispecchiavano ed esaltavano il territorio.

Mi colpirono sia la linea Delaiti improntata sul frutto, sulla semplicità, sulla beva facile e immediata, sia la linea Borgognoni più strutturata, complessa, vocata alla longevità.

Annotai sul mio taccunio: un’esplosione di profumi il Moscato Giallo declinato nella versione secca, ideale come aperitivo. Fresco, sapido, di buona struttura lo Chardonnay. Accattivante il blend “Zerla” (parola dialettale trentina che indica il falcetto), un assemblaggio intrigante di quattro vitigni:

lo Chardonnay, il Pinot Grigio, l’Incrocio Manzoni e il Pinot Nero. Sapido, equilibrato, elegante con quella piacevole nota sulfurea che ricorda l’Incrocio Manzoni.

Piacevolissimo anche il Borgognoni Pinot Grigio Ramato, dal nerbo vivace e dalla struttura importante che a tavola si sposa con molti piatti. 

Nuove annate e nuove tipologie al “Gallo Cedrone” di Campiglio

Igor Delaiti con il giornalista Giuseppe Casagrande (foto Benedetta Dolecki)

Quattro anni dopo eccomi a riassaggiare, ier l’altro, durante una serata conviviale al “Gallo Cedrone” di Madonna di Campiglio nuove annate e nuove tipologie sempre di casa Delaiti con Giuseppe Greco, maître del ristorante, nella veste di gran cerimoniere.

Una conferma e una sorpresa dal momento che Igor – ecco la novità – segue sempre più da vicino e in prima persona l’azienda di famiglia.

Un’azienda agricola affidata per la gestione dei vigneti (45 ettari) a papà Guido e al fratello Luca,  mentre in cantina Igor si avvale della consulenza dell’enologo Loris Cazzanelli con il quale si diverte a “testare”

le diverse partite d’uva provenienti dal conoide di Aldeno e da altri vigneti del Trentino (Garniga, Castione, Mori, Villazzano) attraverso una serie di microvinificazioni. “Abbiamo superato quota 50 microvinificazioni – ci ha confessato – con diversi passaggi in acciaio, barrique e tonneau”.

Il Rondò Blanc de Blancs millesimato 2018 con uve da tre diversi vigneti

Il risultato? Straordinario come abbiamo potuto verificare durante la degustazione delle etichette proposte nel

corso della serata. Si comincia con le bollicine di benvenuto: l'”Ouverture”, Chardonnay in purezza, 20 mesi sui lieviti, piacevolissimo con i suoi profumi fruttati e la baldanza di un giovanotto di belle speranze.

 

Era solo il  preludio in attesa del blasonato “Rondò” 2018, un Blanc de Blancs millesimato, 40 mesi sui lieviti, sboccato a gennaio, frutto di tre microvinificazioni di uve Chardonnay provenienti da tre diversi vigneti posti ad altitudini dai 250 ai 500 metri, con passaggio in legno di una sola partita.

 

Un intrigante “satèn”, morbido ed elegante, con un bouquet che ricorda la mela, la banana e la pesca bianca, con un tocco di esotico al cospetto di una struttura importante. Confermo la valutazione che avevo espresso il mese scorso al Concorso “Il vino per tutti”: 92 centesimi.

“Zerla”, blend di Chardonnay, Pinot Grigio, Pinot Nero e Incrocio Manzoni

Molto atteso era l’assaggio delle due annate del mitico “Zerla”. Austero il 2019: blend di Chardonnay 70%, Pinot Grigio 15%, Pinot Nero 10 %, Incrocio Manzoni 5% di sette diverse microvinificazioni con macerazione a freddo. Piacevole per la spiccata nota sulfurea.

 

Promette bene il 2021: blend di Chardonnay 60%, Johanniter 15%, Pinot Nero 15%, Incrocio Manzoni 10%. Naso floreale (biancospino) e fruttato (pesca bianca), fresco e sapido in bocca. Ripeto: promette bene, anzi benissimo.

Fiore all’occhiello il Borgognoni Rosa, un Pinot Grigio stile provenzale 

Altro fiore all’ochiello della cantina Delaiti è il Borgognoni Rosa, un Pinot Grigio ramato 100% vinificato “in rosa” che abbiamo assaggiato nelle tre annate: 2019, 2020, 2021. Confermo i giudizi che avevo espresso quattro anni fa.

 

Colore salmone che ricorda i rosati provenzali di Bandol, bouquet delicato di fiori di acacia, simpatica nota di pietra focaia, in bocca sprigiona tutta la sua complessità: freschezza nelle annate più giovani, eleganza in quelle più mature.

Musicalmente “Arioso” il Pinot Nero del vigneto di Sano (Mori) assaggiato in due diverse annate. Luminoso il 2019 (un anno in barrique e tonneau con 35 giorni di macerazione sulle bucce, un anno di affinamento in bottiglia), armonico ed elegante.

 

Premiato in Svizzera al Campionato mondiale dei Pinot Noir. Vivace il 2020 dal colore brillante con un ampio ventaglio di profumi (ciliegia, fragola, mirtilli) e una straordinaria eleganza.

Il Merlot di Igor Delaiti, una sfida lanciata ai vignaioli di Aldeno

Il Merlot è la sfida che Igor Delaiti ha lanciato ai vignaioli del Trentino, in particolare a quelli di Aldeno, località che in passato era stata ribattezzata la patria del Merlot.

 

Igor Delaiti nella bottaia della cantina di Aldeno (foto Benedetta Dolecki)1

Abbiamo assaggiato le annate 2018 e 2019 vinificate in tonneau francesi. Nell’annata 2019 si nota al naso e poi in bocca un leggero (10%) appassimento delle uve. Confernmo i giudizi espressi da altre commissioni nei vari concorsi nazionali e internazionali. Un vino elegante, armonico, di grande appeal che in musica ricorda l’Adagio di Albinoni.

Grande interesse ha suscitato anche la presentazione del Mercà Largo (annata 2018), un blend di Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Teroldego e Lagrein con tutti gli orchestrali che concorrono a rendere questo vino armonico, elegante, complesso e accattivante. Ecco perchè è richiestissimo sul mercato.

Altra perla il Borgognoni Rosso che abbiamo assaggiato nelle annate 2018, 2019, 2020. Nasce da un blend di Teroldego (80%) e Lagrein (20%) nel vigneto storico della famiglia ad Aldeno: Un vino “old style” dal colore rubino e dal bouquet che ricorda la prugna, la ciliegia matura, i piccoli frutti con una nota speziata data dal legno americano. Vellutati i tannini, che invogliano ad un secondo sorso.

E in attesa del Serenade Rosè, ecco l’ultima chicca: un orange wine

In chiusura, in attesa del Serenade Rosé millesimato (40 mesi sui lieviti, uscirà tra quattro anni) e di altri due gioielli, il Brut Nature Riserva Borgognoni (80% Chardonnay 20% Pinot Nero) e il Moscato Rosa da uve sovramature, ho assaggiato l’ultima “chicca”:

un blend di Johanniter e Souvignier Gris macerato per sei mesi in anfora e un anno in barrique di secondo e terzo passaggio. Mi ricorda gli Orange Wine della Goriška Brda (Collio slveno). Mi ha entusiasmato. Igor lo chiamerà in onore di Emma Clauser, pioniera dei vini bio e dei vitigni resistenti in quel di Sorni,

la “Suite n.1 di Johann Sebastian Bach”. Un inno alla musica classica d’autore con l’augurio che anche la figlia maggiore, Agnese, violoncellista, segua le orme del padre non solo al Conservatorio, ma

Lo chef del Gallo Cedrone Sabino Fortunato con Giuseppe Greco e Marco Masè

anche in cantina con i vini del cuore.  

Grandi vini e grandi piatti: il risotto e la guancia di vitello di Sabino Fortunato

La serata è stata allietata a tavola dalle leccornie dello chef stellato del “Gallo Cedronde” Sabino Fortunato. Quanto mai sfiziosi gli amuse-bouche: Ostrica sarda Sandalia su centrifuga di mela e gel di gin tonic; 

Tartare di branzino, gambero rosso crudo, aria di cocco e lime; Battuta di manzo su asparago bianco, caprino e crumble alla nocciola; Carne salada di cervo con porcino sott’olio, spuma al lampone e cialda al cumino.

Da standing ovation il “Risotto come una parmigiana di melanzane” e la “Guancia di vitello bio, sedano rapa affumicato, albicocca ed estratto di conifere”.

E così pure in chiusura il “Lampone, yogurt di malga e rosa canina”. Grandi piatti accompagnati da grandi vini (noblesse oblige): per iniziare lo Champagne Blanc de Blancs Grand Cru 2017 Pierre Peters.

 

A seguire il Grüner Veltliner Wachau 2004, il Sangiovese Vigna dell’Impero 2016 della Tenuta Sette Ponti di Castiglion Fibochi, il Pinot Nero Aristos 2020 della Cantina Valle Isarco e il Blauburgunder Riserva 2016 Burgum Novum Castelfeder di Cortina all’Adige.

Infine, con i dolcetti di fine serata, un rinfrescante Gin Tovel’s Trafenga proposto da Giuseppe Greco.

Che altro aggiungere? Semplicemente chapeau ai vini di Igor Delaiti, ai piatti d’autore di Sabino Fortunato, al maître Giuseppe Greco e al regista della serata, Marco Masè, patron dell’Hotel Bertelli. In alto i calici. Prosit. (GIUSEPPE CASAGRANDE)


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