Quale futuro e quali prospettive per il Pinot Grigio italiano?
Questo il tema del convegno internazionale organizzato a Venezia dalla rivista Civiltà del Bere e dedicato alla prima denominazione italiana per dimensione territoriale.
Una denominazione che si estende dalle Dolomiti al Carso, dalla Val d’Adige alla Laguna di Venezia, dal Lago di Garda fino all’Adriatico.
Una superficie di oltre 26 mila ettari. Tre le regioni coinvolte: il Trentino, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia.
Tre regioni che hanno raccolto la sfida di riposizionare il Pinot Grigio italiano, supportandolo con una precisa identità territoriale.
Quella delle Tre Venezie, che racconta gli oltre 150 anni di coltivazione di questo vitigno.
Una lunga storia di conoscenza e di tradizione tipicamente italiana che oggi fa di questo territorio il primo produttore di Pinot Grigio al mondo. 230 milioni di bottiglie (la Doc Venezie copre l’85% della produzione italiana). Una spettacolare propensione all’export (Nord America 44%, Inghilterra 27%, Germania 10%).
A quattro anni dal riconoscimento della Doc Pinot Grigio delle Venezie, grazie al lavoro di oltre 50 commissioni di assaggio dell’ente di certificazione.
L’identikit del primo vino bianco fermo italiano per produzione ed export si sta consolidando sempre più.
L’azione del Consorzio presieduto dal trentino Albino Armani si è concentrata sulle sfide del mercato globale puntando sull’immagine di un territorio.
Unico al mondo per bellezza paesaggistica. <Per tutelare tutto questo abbiamo deciso di bloccare nuovi impianti almeno fino al 2022 e di puntare sulla promozione del prodotto.
Il clima di attesa che si è creato negli ultimi due anni ha avuto come conseguenza un aumento vertiginoso degli imbottigliamenti di oltre il 40%.
Nel 2019, percentuale media dei primi 9 mesi dell’anno. Incrementi che ci pongono al primo posto per crescita tra le denominazioni nazionali in una situazione di mercato non sempre rosea.
“Molto lavoro dovremo fare ora sui mercati strategicamente più importanti per noi, Stati Uniti, Canada, Regno Unito (Londra in particolare) e Germania.
C’è grande spazio di crescita soprattutto nella fascia premium, ma anche sul mercato interno di casa nostra.
Qui, in effetti, siamo soccombenti visto che in Italia si consuma solo il 5% del Pinot Grigio delle Venezie”.
Primeggiare sui mercati mondiali, Stati Uniti in primis, non basta ha aggiunto Ettore Nicoletto, amministratore delegato di Santa Margherita, il colosso della famiglia Marzotto.
Storia è che alcuni decenni fa ha aperto il mercato del Pinot Grigio negli States.
In Trentino il Pinot Grigio copre una importante nicchia di mercato. Tra le etichette più prestigiose (premiate da numerose guide) segnaliamo il Ruländer Graminè Longariva (Borgo Sacco).
Il Pinot Grigio ramato Pietramontis Villa Corniole (Verla di Giovo).
Il Pian del Griso dei conti Bossi Fedrigotti (Borgo Sacco), il Corvaia della Cantina Corvée (Cembra). Il Pief della Cantina Cavic (Santa Croce del Bleggio), il Pinot Grigio Ramato Gaierhof (Roveré della Luna). Il Ramato Donati (Mezzocorona), il Fontane della Cantina Zeni (Grumo). Il Ramato delle Cantine Monfort (Lavis), il Pinot Grigio Corvara Valdadige di Albino Armani. Il Pinot Grigio Musivum Vicinia, l‘ultimo gioiello del gruppo Mezzacorona.
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