La parola ai produttori

Podere Casanova e il fascino della campagna Toscana

Il Nobile di Montepulciano nella bellezza del suo territorio

La vita avventurosa di colui che per tutti è l’icona della seduzione è passata anche di qui. Podere Casanova prende infatti il nome dal Giacomo, celebre figura settecentesca. Personaggio poliedrico ed estroso amante della poesia come dell’alchimia, esoterista, diplomatico,  persona dal fascino misterioso addentro alle cose della Serenissima Repubblica di Venezia.

La sua vita di avventure si è intrecciata ampiamente anche con  le colline toscane di cui fu grande estimatore e in quel di Montepulciano, manco a dirlo, spinto dalla passione per una nobildonna che avrebbe avuto il merito di sedurlo più che subirne le arti seduttive.

Sedotti da questi luoghi così carichi di storia sono stati certamente anche i coniugi padovani Isidoro Rebatto e Susanna Ponzin, che in località Tre Berte intorno al centro storico di Montepulciano, nel 2016 decidono di donare nuova vita al Podere Casanova.

Una scelta di vita legata alla ricerca di un rapporto più intenso con la terra, ma anche agli interessi imprenditoriali radicati nella geotecnica  e nelle energie rinnovabili, come il recupero di vecchie centrali idroelettriche. Una spinta alla salvaguardia e alla valorizzazione del paesaggio e all’impiego responsabile delle risorse puntando alla sostenibilità.

L’idea è quella di un ponte culturale che leghi le origini venete con la toscana, oltre che per la bellezza naturale evidenziandone gli aspetti artistici rurali e gastronomici che hanno animato il Rinascimento. Il Vigneto principale di impianto precedente alla nascita dell’Azienda, si trova in Val di Chiana nella zona a denominazione Nobile di Montepulciano.

Sedici ettari disposti su suoli di diversa composizione ed esposizione, caratterizzati da un’ottima escursione termica ed un clima regolato dalla presenza di boschi e dai bacini lacustri di Chiusi, Montepulciano e Trasimeno. Caratteristiche pedoclimatiche ideali in chiave qualitativa.

La varietà delle uve coltivate comprende sia le autoctone che le internazionali, ma da così tanto tempo coltivate in toscana da esserne diventate parte del patrimonio vitivinicolo locale. La vendemmia viene effettuata manualmente assicurando in cantina una rigorosa selezione degli acini da avviare al processo di vinificazione.

Podere Casanova offre la possibilità di godere di un’esperienza di degustazione direttamente nella sua wine room da dove lo sguardo spazia tra vigne e colline, visitabili attraverso i tour proposti dall’Azienda insieme a tante altre esperienze di ospitalità possibili in questo angolo di natura.  Abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Susanna Ponzin sulla sua esperienza di Podere Casanova:

Un nome che evoca seduzione, la stessa che evidentemente questo territorio ha esercitato su una coppia di veneti come voi che malgrado la forte vocazione enologica della vostra regione ha deciso di sviluppare qui la sua passione per il vino. Come è scattato questo amore?

Dal desiderio di un ritmo più lento in un contesto armonioso nei colori e nelle forme, di poter creare e ammirare l’opera finale del proprio lavoro, arrivata sicuramente con  tanto impegno,  ma  seguendo la vocazione mia e di mio marito Isidoro Rebatto, che ha sempre cercato il contatto con gli elementi primari.

Quanto hanno influito le vostre attività professionali legate alla salvaguardia del paesaggio e alla sostenibilità?

Non solo le nostre attività hanno influito tantissimo, ma anche il nostro DNA, che ha origini contadine!

Qual è il legame culturale, oltre la figura storica del Casanova, che lega la vostra regione alla campagna Toscana della zona di Montepulciano?

Sono gli elementi naturali (i vigneti, le dolci colline…), l’arte e la storiama anche i sapori delle tavole di campagna che, per la nostra vita di imprenditori, avevamo solo nella memoria di quando eravamo bambini e si andava dai nonni. A Montepulciano abbiamo subito trovato questa dimensione, in un contesto naturale e di bellezza artistica unico nel suo genere. E non siamo più riusciti a staccarcene.

Ci sono differenze caratteriali di approccio alla viticultura in Toscana e Veneto e se ci sono quali sono le differenze nel produrre vino in queste due regioni?

La differenza non sta nel territorio ma nelle dimensioni delle cantine. Sia in Toscana che in Veneto quando le proprietà sono estese e la produzione è ingente, giocoforza vengono esasperate le tecniche di ottimizzazione dei processi e dei costi, dunque applicate regole industriali. Diversamente, in entrambi i luoghi, il produttore è dentro la sua vigna e la sua cantina, e il vino è il prodotto delle sue mani e del suo impegno quotidiano in prima persona.

Oltre al Sangiovese padrone di casa, un vigneto in cui trovano posto sia autoctoni che vitigni internazionali. La scelta è determinata da una situazione preesistente delle vigne oppure da una vostra scelta mirata e se sì su quali criteri?

Abbiamo realizzato nuovi impianti su nuovi terreni acquistati in adiacenza alla proprietà iniziale e abbiamo privilegiato ancora il Prugnolo Gentile (il Sangiovese di Montepulciano) così come altri autoctoni, il Morellino e il Canaiolo per i famosi vini della DOCG /DOC, il Nobile di Montepulciano e il Rosso di Montepulciano,ma abbiamo scelto di aggiungere anche Merlot, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot e Sirah per la sfida di creare dei nuovi e diversi SuperTuscan.

Nello sviluppo della tenuta emerge come nel vino e nel suo ambiente ci sia da parte vostra una certa quota di ricerca di esperienze. In questo senso in quali altri posti dell’Italia o del mondo, fantasticando, le piacerebbe produrre vino e quali vitigni potrebbero appassionarla?

In questo momento possiamo affermare che qui stiamo davvero bene e qui vogliamo studiare, conoscere e sperimentare. Abbiamo appena iniziato la nostra avventura dentro questo splendida terra, non riusciamo a guardare oltre il nostro bosco e i laghi che abbiamo intorno.

L’ultimo anno ha purtroppo cambiato le carte in tavola rispetto alle consolidate dinamiche di mercato per il vino, ed anche quello in corso non si profila in maniera diversa. Alla luce delle esperienze fatte, quali sono i cambiamenti secondo lei più probabili nei mercati del vino locali ed internazionali?

Sicuramente lo shop on line sarà il futuro del commercio del vino, come stanno evidenziando clamorosamentele analisi dei trend nei consumi  e qui ci focalizzeremo per assecondare le nuove modalità di acquisto dei clienti, che dovranno comunque sperimentare le emozioni che vogliamo regalare con i nostri prodotti. Sarà data una cura particolare al servizio di vendita. Ad esempio, con la consegna personalizzata, con la possibilità di effettuare una visita reale ma a distanza del vigneto e della cantina anche nei momenti di vinificazione, ed altro ancora. Vogliamo fidelizzare i nostri clienti con il massimo della qualità percepita, anche se l’acquisto avviene on-line. E invitarli, appena possibile, a venire a trovaci a Montepulciano, per conoscere dal vivo e in prima persona la nostra cantina.

Si intuisce che è un canale in cui credete molto e che cercate di sviluppare in tutte le sue potenzialità.

L’ e-commerce è il presente e sarà sempre più il futuro. Ci si abitua a comprare comodamente a casa, se il prodotto arriva in fretta e ben conservato, per poi voler fare – alla giusta occasione- l’esperienza personale dell’acquisto. Un servizio che offriamo ai nostri clienti, e che ritengo interessante ed utile per loro, è la possibilità di comprare i vini on-line e di conservarli nella loro cantina privata direttamente nella nostra bottaia al Podere Casanova: potranno poi chiedere di ricevere quando vorranno le loro bottiglie e noi gliele spediremo con la massima celerità. Dal nostro sito è possibile comprare on-line e siamo presenti nei maggiori Marketplace di vino, ma stiamo perfezionando ora una digital-cantina che unirà la tradizione con l’innovazione…è la nostra nuova sfida!

Quali sono secondo lei i provvedimento strutturali più urgenti per aiutare il comparto del vino a recuperare i danni subiti dalla pandemia e se lei fosse il legislatore cosa farebbe immediatamente per limitare i danni?

Limiterei le dimensioni delle proprietà di produzione per dare una maggiore competizione in termini qualitativi al mercato, sostenendo la politica del prezzo: più piccolo è più buono e meglio e il consumatore trova maggiore offerta. Darei ampio sostegno, includendo anche i codici ATECO dell’agricoltura, nei progetti di contribuzione per la digitalizzazione, innovazione e per ricerca e sviluppo che attualmente sono totalmente esclusi. Gli aiuti all’agricoltura in termini strumentali sono solo esclusivamente per l’acquisto del trattore! Da rivedere assolutamente, secondo il mio punto di vista, tutta la normativa degli OCM Paesi Terzi, bandi che si occupano della promozione all’estero. Attualmente risultano ad appannaggio soltanto dei grandi produttori, che normalmente sono già ampiamente presenti all’estero, per tutto un ginepraio di indici applicati che normalmente i medio-piccoli produttori non hanno.

Bruno Fulco

 

 

 

 

 


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