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Piano Nazionale di Sostegno al settore vitivinicolo, prorogata la scadenza

La Commissione Europea dell’Agricoltura ha deliberato la proroga della scadenza delle domande di ammissione al Piano Nazionale di sostegno al settore vitivinicolo, facendo slittare il termine di due anni.

L’annuncio viene dall’Unione Italiana Vini: la chiusura del Piano Nazionale di Sostegno al settore vitivinicolo slitta dal 2018 al 2020, anno di scadenza del quadro finanziario della Politica Agricola Comune (2014–2020), per cui è prevista una dotazione finanziaria di ulteriori 680 milioni di euro.

Domenico Zonin, presidente di Unavini  spiega che il Piano Nazionale di Sostegno, attraverso la misura “Ristrutturazione e riconversione varietale” ha la finalità di stimolare il mercato incoraggiando le aziende e imprenditori agricoli singoli o associati ad investire nell’innovazione e nello sviluppo di pratiche moderne in vigna come in cantina. Con la misura “Promozione”, invece, favorisce gli investimenti per la valorizzazione e diffusione nei Paesi terzi dei brand e dei territori (IG).

In sintesi, il Piano Nazionale di Sostegno vale circa 340 milioni di euro l’anno di cui circa 100 milioni sono assegnati alla promozione e circa 130 milioni alla misura ristrutturazione e riconversione del vigneto (i restanti 110 milioni sono spalmati su altre misure, come per esempio dotazioni e attrezzature per cantina e ufficio).

Con l’estensione del PNS al 2020 il settore vitivinicolo italiano potrebbe beneficiare di maggiori risorse per incrementare la propria competitività e promuovere i propri brand e i propri territori in particolare sui mercati terzi.

«Ora – come è stato giustamente sottolineato – è necessario proseguire per concretizzare una politica commerciale comunitaria per il vino, che permetta al vino italiano ed europeo di muoversi liberamente nel mercato mondiale».

E come non pensare all’intrigante questione dei Partenariati transpacifici, che soprattutto nel settore dell’import-export dei vini crea un certo allarmismo tra gli operatori del vitivinicolo, a causa della liberalizzazione degli scambi tra i paesi del Sud del Mondo, e riduzione dei dazi.
Si potrebbe sospettare che una manovra di tale portata possa configurarsi come un “risarcimento” rispetto alle eventuali perdite future.

Maura Sacher


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