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Parla come mangi ma anche mangia come parli

“Parla come mangi” è un modo di dire rivolto a chi parla per difficile quando non è necessario, esortandolo ad esprimersi in modo semplice, come è semplice il modo di mangiare.

Per “modo di mangiare” non si vuole intendere come ci si comporta a tavola, il modo di masticare il cibo nella bocca, o come usare le posate.

È, piuttosto, chiamato in causa il linguaggio aulico, dotto, professionale di certe categorie di persone che si reputano per bene.
È un’esortazione a demolire il linguaggio infarcito di giri di parole per coloro che vogliono distinguersi e primeggiare, o che solo, forse, non vogliono inimicarsi l’interlocutore con espressioni più dirette.

Di esempi tra i politici ne abbiamo tanti, e quello che a noi, italiani, dà più fastidio è l’uso disinvolto di termini non appartenenti al nostro lessico.

“Mangia come parli” è, infatti, il consiglio che continuamente viene dato alla categoria giornalistica, quella che ha la responsabilità della “comunicazione”, e della divulgazione di notizie alla massa del pubblico. Ossia “scrivi in italiano”!

Non solo assistiamo all’adozione di anglicismi che ridondano nei comunicati stampa in ambito enogastronomico (per i francesismi facciamo un’eccezione in quanto in cucina la Francia risulta storicamente dominante fin dalla seconda metà del Seicento), ma ce li troviamo pure nella comunicazione politica odierna.

Già il linguaggio cosiddetto “politichese” era alla portata di poche persone intelligenti, che potevano intendere le sfumature delle vere intenzioni, nascoste tra le righe dei discorsi.

Oggigiorno, grazie a questa nuova generazione di politici, che in tutta verità non hanno alla base scolastica una solida preparazione né linguistica né informatica, i termini stranieri dilagano.

Come in ambito sanitario, quando si riferiscono alla diffusione e alle misure di contenimento del Covid, e come in ambito economico.

L’impressione è che usino quei forestierismi solo per confondere la persone e mostrare quanto loro siano “elevati” rispetto alla gente comune.

Gente comune che deve essere, più che indottrinata, dominata e ipnotizzata.

E dire che Manzoni era andato a “sciacquare i panni in Arno”!

Maura Sacher


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