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Non basta il Covid a rovinare il Natale

Ossia, quando un comunicato stampa ti fa sentire in colpa e ti smuove la coscienza ambientalista.

Per carità, ognuno è libero di pensarla come vuole e anche di divulgarli i propri ragionamenti, e io altrettanto. E, infatti, racconto ciò che ho letto e mi ha turbato. Il finale è a sorpresa.

Titolo «Natale e ambiente, un pranzo da 150 kg di Co2 a famiglia». Preambolo: «Tra lunghe preparazioni ai fornelli, cappelletti in brodo, prosecco ghiacciato e frutta importata, il pranzo del 25 dicembre può arrivare ad inquinare quanto un volo da Milano a Londra».

Insomma, nel testo viene affermato che il pranzo di Natale ha un peso sul nostro ecosistema, e che dobbiamo ripensare i nostri stili di vita per salvaguardare e proteggere l’ambiente.
Immediatamente mi sono venute in mente le parole di alcuni politici, riprese da certi personaggi del giornalismo filo-governativo pro Covid, “Se amate i vostri anziani, a Natale lasciateli soli”, del tipo slogan “Se lo ami lo proteggi”.

Poi leggo la “drammatica notizia” e mi sta per andare di traverso la voglia di cucinare: «Basta misurare la somma dell’impronta di un piccolo antipasto a base di tartine e salumi (300 grammi di salame equivalgono a 5 chili di Co2 emessa per produrlo), la preparazione del classico piatto di cappelletti in brodo (una sola porzione costa 4 chili di Co2), l’arrosto lasciato sul fuoco per oltre 2 ore (un chilo di produzione di carne bovina genera circa 15 kg di co2), l’acquisto di frutta importata come noci e datteri (1 kg di noci in arrivo dal Sud America percorrendo 11 mila km ne produce 15 kg), contorno, acqua minerale, panettone e prosecco raffreddato in frigo a 5°C.».

E subito penso: beh, io al Pranzo di Natale non ho mai fatto l’arrosto di bovino, bensì qualche tipo di pollame al forno (elettrico, non consumo gas) o le sovra cosce di pollo arroste (massimo ½ ora sul fuoco), I volatili non emettono Co2 o mi sbaglio?
Le noci e i datteri del mio supermercato vengono da Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, quindi volano poco, e sulla mia tavola solo caraffe d’acqua del rubinetto, che è oltretutto freschissima, oligominerale e buonissima. Va beh, pazienza per lo spumante in frigo (poche ore, che sarà)!

Certo, anche io faccio scelte consapevoli e cerco generi alimentari a km 0, ma come rinunciare ai pomodori, alle arance, ai mandarini della Sicilia? Mica vengono coltivati nella mia regione, e non mi sogno di dovermene privare! Ok, posso rinunciare al panettone lombardo e optare per qualcosa di simile delle pasticcerie locali artigianali.

Ma, mi dico, oltre alle restrizioni e segregazioni imposte da questi al Governo per le Feste Natalizie, anche sul menù qualcuno ci mette becco?

Su un menù che un’altra fonte di consigli nutrizionali, arrivatami lo stesso giorno, aveva indicato come “anti infezione Covid19” la dieta mediterranea, con più fibre prebiotiche, antiossidanti e polifenoli, riducendo al contempo grassi, zuccheri e sale. Ma un bicchiere di vino rosso che “fa buon sangue”? E qualche gargarismo di grappa al primo accenno di mal di gola? I tradizionali consigli della nonna fanno anch’essi parte della nostra tradizione!

Per tornare al Comunicato Stampa da cui sono partita, nel finale ecco la sorpresa: era la “occulta” pubblicità di un operatore per le utenze domestiche che propone energia ‘green’ e uno sconto ai sottoscrittori per una fornitura luce e gas.

Meno male, questa volta il Governo non c’entra, il Covid non c’entra, e cucinerò il mio tradizionale pranzo di Natale secondo la mia tradizione di famiglia. I miei tradizionali commensali non aspettano altro!
Per rispettare le coscienze ambientaliste, del resto, faccio sempre la raccolta differenziata dei rifiuti.

Maura Sacher


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