Stile e Società

Nebbiolo nel cuore è un successo anche per il 2019

Location nuova ma consolidata soddisfazione per tutti quelli che sono intervenuti a Nebbiolo nel cuore 2019. Ormai consueto appuntamento per tutti gli appassionati di uno dei più celebri vitigni dell’Ampelografia Italiana.

La formula rimane immutata anche se trasferita nei locali del Centro Congressi Cavour, nuova casa dell’evento promosso da Riserva Grande a due passi dalla Stazione Termini. Banchi d’assaggio e seminari per approfondire il mondo del Nebbiolo, ed in questo senso anche quest’anno gli appuntamenti proposti sono stati di livello assoluto.

La riprova viene dal seminario che nella giornata di Domenica ha reso omaggio a Domenico Clerico, Bruno Giacosa e Beppe Rinaldi. Tre artefici della viticultura di Langa, che con i loro vini memorabili hanno segnato la strada per la valorizzazione dell’intero territorio e purtroppo scomparsi negli ultimi tempi.

Tantissime le aziende partecipanti alla manifestazione e in larga parte rappresentate direttamente dal produttore. Tanti racconti sui diversi modi di interpretare il nebbiolo, di valorizzarlo, di comprendere come il vitigno interagisca con i differenti territori per leggerne le sfumature e portarne l’identità nel bicchiere. L’importanza e il valore di una manifestazione come questa è proprio qua.

Come sempre non si trattato di una sterile vetrina commerciale in cui esporre grandissimi vini, ma più che altro della possibilità di offrire ad ogni appassionato l’occasione di approfondire la propria conoscenza del vitigno, direttamente da chi dedica la sua vita ad esprimerlo al meglio. Parlare di territorio, di vigna di annate e di clima, per stabilire un contatto diretto con il vino prima di assaggiarlo.

Un modo per fare la conoscenza di vini in prevalenza giovani e destinati ad attraversare il tempo, per poi poterne seguire   l’andamento del percorso evolutivo. Grandi produzioni provenienti da tutti i territori in cui il Nebbiolo regala i sui vini. Quindi oltre a Barolo e Barbaresco grande spazio a tutte le declinazioni del vitigno come Gattinara, Ghemme, Lessona e così via fino alla Valle d’Aosta e alla Valtellina.

Fare nomi in questo caso serve solo a ricordare il piacevole percorso di degustazione, in cui a fianco di mostri sacri come il giovane Barolo Monprivato 2013 di Giuseppe Mascarello e Figlio, si sono succeduti altri grandi vini di qualità assoluta coma quelli di Domenico Clerico.

Tra gli assaggi effettuati da ricordare senz’altro in ordine sparso anche di territorio e facendo torto a molti, senza dubbio il grande Barbaresco di Oberti, il Lessona “Tanzo” di Pietro Cassina, il Barolo Bussia 2014 di Poderi Colla e il Barolo Cannubi dei F.lli Borgogno nelle annate 2012 e 2014.

Le grandi conferme come Ettore Germano, con i suoi Barolo Lazzarito 2012 e Cerretta 2014 in testa, oppure la garanzia qualitativa di Aziende come Sordo, presente tra gli altri con il Barolo Riserva Perno 2009. Le ottime performance di Aziende come Bric Cenciurio e F.lli Grasso con l’intera gamma dei loro vini.

Sicuramente convincenti i Nebbiolo Dessus e 396 dei Valdostani Piantagrossa e addirittura strepitosa la presenza Valtellinese, con i grandi vini delle Aziende Le Strie e Balgera. La celebrazione di un vitigno in grado di regalare tante espressioni diverse, compresa quella Sarda dell’Azienda Muscazega, in cui nel Disizu e nel Lunas il Nebbiolo si è dimostrato in grado  anche di adattarsi in una condizione completamente diversa da quella in cui è abituato.

Bruno Fulco

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