Tribuna

Naberauli, il volto moderno del vino Georgiano

Un’Azienda che mostra la direzione in cui si muove questa viticoltura dalle solide radici ancorate nel suo antichissimo passato

La viticoltura Georgiana non è più una novità per gli appassionati di vino.  Inizialmente si è pensato ad una tendenza del momento proposta per accrescere l’attenzione sul mondo del vino, ma chi ha voluto  approfondire si è subito reso conto che di questo non si trattava.

La narrazione di questa viticoltura si è sostenuta quasi esclusivamente per anni su argomentazioni ancestrali, ed in effetti per un appassionato di vino è difficile sottrarsi dal fascino di scoprire le origini millenarie della domesticazione della vite, avvenuta nell’area Balcanica ma testimoniata in maniera più marcata da ritrovamenti archeologici sul territorio Georgiano risalenti all’inizio del VI millennio a.C.

In questo contesto ancestrale uno dei temi di maggior interesse è stato sempre il qvevri, l’anfora in terracotta di tipo Georgiano, che viene interrata a raso del terreno e protagonista del metodo tradizionale di vinificazione di questo paese.

Sorprendente fin da subito la capacità di questo sistema produttivo nel dare vini meravigliosamente identitari, dotandoli di caratteristiche uniche e non riproducibili con altri vasi vinari. Un aspetto talmente singolare da catalizzare ogni pensiero e ragionamento su questa viticoltura, mettendone in ombra tutte le altre sue caratteristiche.

Ora che grazie ad alcune agenzie di importazione questi vini iniziano a circolare un po’ di più in Italia, il qvevri, pur rimanendo culturalmente il valore centrale della tradizione enologica Georgiana, lascia intravedere anche le altre potenzialità  di questa viticoltura.

A seguito dello sviluppo enologico anche la Georgia nel XX secolo ha adottato principalmente il cosiddetto modello “europeo”, mentre la vinificazione in qvevri è stata mantenuta nelle produzioni familiari e delle piccole aziende vitivinicole.

Con l’aumentare dell’interesse verso i vini Georgiani però un numero sempre crescente di cantine commerciali ha aumentato le produzioni in qvevri proponendoli sui mercati internazionali.  Attualmente la produzione di vini in qvevri è stimata tra il 5 e il 10% della produzione totale dei vini che vengono  commercializzati, e di questi  l’1-2% raggiunge i mercati esteri.

Un’azienda in cui convivono queste due anime della viticoltura e che ben testimonia il momento enologico della Georgia attuale è sicuramente l’Azienda Naberauli, situata nella zona di Racha in Georgia nord-occidentale nei pressi del villaggio di Sadmeli.

In questo splendido paesaggio dominato dalla natura e con il minimo impatto di attività umane, Naberauli coltiva i suoi vigneti adagiati lungo le sponde del fiume Rioni che solca il fondo della splendida vallata. L’Azienda è di concezione moderna, ma sviluppata nel pieno rispetto dell’ambiente e fortemente legata alla tradizione.

Un tratto evidente sin dalle etichette delle bottiglie, ornate a margine da una serie di piccole icone che rappresentano i fondamenti della cultura contadina e tradizionale. Pur essendo un impianto al passo con i tempi, l’Azienda mantiene dimensioni contenute ed in perfetta armonia con il paesaggio, contribuendo a valorizzare il territorio.

All’interno della cantina di vinificazione le attrezzature tecnologicamente avanzate convivono perfettamente con i qvevri interpretando la dimensione presente della  viticoltura Georgiana, saldamente ancorata al passato ma con ampia visione sul futuro.

Nell’impianto è presente anche un moderno laboratorio necessario alle analisi enologiche, che Naberauli mette a disposizione delle piccole Aziende del territorio sostenendone lo sviluppo. Il clima di Racha è moderato con estati calde relativamente secche, e inverni moderatamente freddi che portano ad un tempo più lungo di maturazione delle uve.

Adagiati su pendii che garantiscono una buona aerazione i terreni sono prevalentemente calcarei alluvionali, con componente argillosa e garantiscono un buon drenaggio. La filosofia che guida il lavoro di Giorgi Tevzadze, Enologo dell’Azienda, punta a vini che siano autentici e rappresentativi del territorio, operando con il più basso impatto sull’ambiente e utilizzando le varietà tipiche del luogo nel tentativo di recuperare e valorizzare quelle in pericolo di estinzione.

Il lavoro di Naberauli raccoglie consensi nei principali concorsi Internazionali come il recente Mundus Vini, dove sono state ben quattro le bottiglie premiate con la medaglia d’oro. Dell’intera gamma dei vini abbiamo scelto di degustare tre vini, non perché siano le bottiglie più importanti dell’Azienda ma in quanto più significative dell’ampiezza del lavoro di Naberauli.

Il Primo è l’Alexandouli 2021 Qvevri. Questo vino rappresenta la visione dell’Azienda sul futuro, perché tradizionalmente il vitigno Alexandrouli viene vinificato in blend con il Mujuretuli per produrre il Khvanchkara un vino semi dolce, il rosso più importante e rappresentativo della zona Racha-Lechkhumi, molto gradito dal mercato russo che ne è grande estimatore.

Attraverso questa vinificazione in purezza e in versione “secco” l’azienda esplora le potenzialità dell’Alexandrouli  utilizzando il metodo tradizionale in qvevri. Quasi un vino simbolico ponte tra passato e futuro, dal colore impenetrabile, naso complesso e buona intensità, dove  la ciliegia matura e la piccola frutta rossa di bosco incontra sfumature di spezie dolci, note di cioccolato e accenno balsamico.

In bocca prevalgono i toni fruttati, con una buona acidità che sostiene il sorso importante ma che rimane dinamico. Dotato di grande equilibrio, tannino morbido ed elegante che impreziosisce la persistenza finale. Vino che da una nuova prospettiva a questo vitigno specialmente per il mercato internazionale che apprezza in misura minore i vini dolci  o semi dolci. Gli altri 2 vini sono bianchi ed ambedue sono prodotti dal medesimo vitigno Rachuli Mtsvane, uno con il metodo Europeo e l’altro in Qvevri, cosi da poter osservare come i differenti percorsi di vinificazione agiscono sulle uve.

Il primo Rachuli Mtsvane 2022 Metodo Europeo è di un giallo paglierino dai riflessi brillanti, il naso di buona intensità richiama i toni della frutta matura, susina, mela e pesca bianca seguito dalle erbe aromatiche, timo e accenno di erba sfalciata. In bocca è coerente con il gusto della frutta matura a polpa bianca, di grande freschezza e con accenno sapido. Sorso gustoso e di grande equilibrio che si distende nella lunga persistenza finale.

Il Rachuli Mtsvane 2022 Qvevri invece si differenzia subito per la brillantezza ambrata del colore, al naso si evidenzia subito la grande complessità cangiante, introdotta dalle note di frutta disidratata come albicocca seguita da lievi note di arancia, poi frutta secca, miele, sfumatura di spezie dolci e gli aromi delle erbe di campo essiccate. Bocca di gusto estremo in cui ritornano la frutta secca e le erbe aromatiche, incorniciate da piacevoli presenze tanniche e  note amaricanti. Grande equilibrio e sorso dinamico di grandissima persistenza finale.

Due vini a partire dallo stesso vitigno davanti ai quali non ha senso stabilire quale sia il migliore, perché non possono essere nemmeno messi a confronto. Per quanto totalmente differenti tra loro competono in “campionati” diversi, in comune a parte il vitigno, hanno l’alta qualità produttiva di Naberauli che riesce ad esprimerlo al meglio in ciascuna delle due versioni.

Bruno Fulco

 

 

 

 

 

 


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