Tribuna

Matrimonio e pranzo di nozze

Non ho mai finora affrontato questo argomento, anche perché il pranzo di nozze ha caratteristiche tutte proprie che sperare in merito in una rigorosa applicazione delle regole Galateo è alquanto azzardato, dal momento esse vengono stravolte se non persino ignorate.

D’altra parte le coppiette hanno due scelte: o affidarsi ad un’agenzia di wedding planner, che gestisca tutto il pacchetto nozze, quasi con carta bianca, o si arrangiano da sé, fase per fase dei preparativi. In questo caso non possono che affidarsi alle competenze di altri: dal fioraio al fotografo al gestore della location per il ricevimento. Tuttavia, spesso, il risultato crea delle problematicità.

Settembre è uno dei mesi dell’anno in cui si celebrano più matrimoni, e seppure i futuri sposi abbiano già organizzato tutto per tempo, gli invitati non possono dimenticare le esperienze di altri inviti a pranzo di nozze, e non possono negare di essere già preoccupati di come impiegheranno il tempo in attesa del pranzo (o cena che sia) e tra una portata e l’altra.

Troppe volte la coppietta viene trascinata dal fotografo ufficiale in una miriade di posti adatti alle foto di rito, mentre gli invitati, dirottati alla location del banchetto, aspettano, e aspettano anche ore, di vederli comparire per iniziare il secondo round della cerimonia, il banchetto, quello che per molti è l’aspetto più interessante del convolamento a nozze di due innamorati.

Indubbiamente i titolari della ristorazione nella location, sia pure villa-castello-ristorante, hanno consuetudine con tali eventi e sicuramente nel contratto con i nubendi hanno già fatto presenti i limiti degli orari di accoglienza.
È scortese oltrepassarli. Anche perché si può incorrere in sanzioni amministrative sia riguardo aagli orari di apertura dei locali sia per i famigerati ‘disturbi alla quiete’. Ma non solo, ci sono pure gli straordinari da pagare al personale della struttura ricettiva. Quindi, occhio! Cari sposi, patti chiari.

Al di là delle concrete, ordinarie, regole imposte da norme di legge, ci sono quelle pertinenti alle regole dell’ospitalità.
Non è corretto che i commensali, ospiti al ricevimento di nozze, rimangano in prolungata attesa tra una portata e l’altra.

Va bene che così i seduti ad ogni tavolo, spesso sconosciuti tra di loro, possono instaurare amabili conversazioni, ma va meno bene se un certo numero di essi abbandona la sedia per andarsene a fumare o a chiacchierare con altri visi noti, e se tanti non sanno che fare nel frattempo, alla fine quasi tutti portandosi dietro il ricordo di una “noia”, benché le cibarie fossero squisite.

I pranzi di nozze non devono essere delle quaresime, sono un’occasione di festa, non solo per gli sposi, ma soprattutto per gli invitati. Temo che questo sia poco compreso.

E qui mi viene da trovare giustificate l’usanza di alcuni Paesi del Nord Europa, cominciando dalla Svizzera, che nell’invito precisano l’orario di inizio e della fine della festa: per le nozze da tre al massimo di cinque ore, musica e ballo inclusi.

donna Maura


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