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In che mani siamo, dove ci portano, che fine faremo? In Europa non aspettano

È lungo questo travaglio per partorire un Governo che possa vivere almeno qualche mese (sigh!), il battezzante è in attesa di essere chiamato a impartire la benedizione al nascituro e di imporgli il nome.

Il monitoraggio sui parametri del feto sono stati seguiti con certosina pazienza dai padri putativi, che tuttavia si contendono il Dna, e ora si pongono pure il problema di come la prenderà la loro parentela. Infatti, visto che il parto ritarda (sarà allora un maschietto …, è noto che sono più restii a lasciare l’utero materno), hanno risolto di occupare il tempo l’uno consultando i parenti stretti via web, l’altro sotto i gazebo in piazza convocando anche amici e conoscenti.

Intanto l’Europa va avanti con i suoi programmi e soprattutto con quelli che penalizzano l’Italia, la nostra Patria ossia la Patria di ormai pochi sinceramente Italiani che hanno a cuore la nostra economia, la nostra agricoltura, la nostra pesca, i nostri prodotti d’eccellenza Made in Italy.

I Governi e i Ministri precedenti, oltre a boriose dichiarazioni, poco hanno mostrato di aver peso nel difendere i lavoratori italiani delle piccole-medie imprese dalle normative UE che andavano contro i loro interessi, e i nostri, nazionali, e addirittura si vantavano di aver varato normative (restrittive) “perché l’Europa ce lo chiede”, persino anticipando o mal interpretando le Direttive UE.

Tra i due esponenti politici che hanno preso altri giorni per concordare sul Programma (il Dna della metafora) ci pare di aver capito che solo ad uno preme la priorità di fare la voce grossa a Bruxelles, e in fretta. L’opinione dell’altro ancora non è chiara.

E, dunque, in che mani siamo, che fine faremo?

Quanto dobbiamo fidarci che il reverendo battezzante, originario di tutt’altra sponda del mare, acconsentirà la libera scelta di posizioni, pur drastiche, che vadano ad intaccare i dogmi della (falsa) Madre Europa?
«Ahi, serva Italia, di dolore ostello …»

Maura Sacher


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