Stile e Società

Mala tempora currunt

Il maltempo incipiente delle ultime due settimane con neve anche a basse quote e gelate notturne sta provocando gravi danni alla agricoltura in Emilia Romagna.

Danni inestimabili alle fioriture causeranno cali consistenti di produzione nel corso della prossima estate.

Particolarmente colpiti albicocchi, susini, peschi, mandorli e peri in Romagna e ciliegi nella pregiata zona di Vignola.

Nel vasto territorio del Monte Cimone le abbondanti nevicate mettono a rischio i frutteti già fioriti.

L’ondata di maltempo e gelo arriva dopo il mese di Febbraio contrassegnato da una media di temperature superiori di 2,2 gradi rispetto alle medie del 2020.

Il brusco abbassamento delle temperature anche di oltre 10 gradi ha colpito duramente anche gli ortaggi coltivati.

Carciofi, cavoli, cicorie, broccoli, verze e insalata sono stati falcidiati dal gelo notturno. Il freddo che imperversa di notte ha danneggiato le drupacee coltivate in tutta la regione.

Si tratta di 10.000 ettari di pregiate pesche e nettarine in Romagna, 5000 ettari di albicocchi, 3500 ettari di susini e quasi 2000 ettari di superficie a ciliegio.

Le province maggiormente colpite dal maltempo sono Bologna, Ferrara, Forlì – Cesena, Modena, Ravenna e Rimini.

In prospettiva dell’estate si sta purtroppo delineando l’ennesimo abbassamento della portata di acqua del Po.

All’inizio di Aprile deve cominciare l’irrigazione di barbabietole e pomodori e col livello attuale dell’acqua dell’Eridano, così i Greci chiamavano il fiume, le operazioni di semina sono a forte rischio.

Dalle sue acque dipende il 35 % del PIL agricolo italiano e oltre alle principali coltivazioni sono a rischio mais e soia necessarie per l’alimentazione degli animali.

Sono anni che si parla di realizzare un piano idrico nazionale per fronteggiare i periodi di siccità.

Il cambiamento climatico ha accentuato notevolmente gli sbalzi e i periodi critici.

Occorre costruire al più presto una fitta rete di invasi che raccolgono l’acqua e la distribuiscono alle reti regionali che a loro volta, tramite un sistema di piccoli canali, la reindirizzano a seconda delle necessità agricole dei territori.

Umberto Faedi 


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Redazione

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