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L’Italia del vino è l’Italia

Stanno per spegnersi i riflettori sulla 49° edizione di Vinitaly ed è giusto tentare di offrire una sintesi di ciò che è stato il Salone internazionale dei vini e dei distillati.

 

È andata. La più grande kermesse del vino di casa nostra sta per chiudere i battenti. Forse è presto per fare un bilancio, ma voglio provarci. Sicuramente è stata confermata la vivacità dell’Italia enologica, da nord a sud, che continua a crescere in modo esponenziale.

 

Produttori agguerriti che hanno fatto affari, altri un po’ meno, che forse li faranno più in là. Grande successo di pubblico, anche se molto variegato; non sempre la quantità è importante e il mondo del vino lo sa bene.

 

Non credo sia stata una buona scelta l’anticipo della data che ha costretto i produttori a fare una corsa contro il tempo per presentare la nuova annata. Molti vini avevano ancora bisogno di tempo. Forse la 49° edizione di Vinitaly ha mostrato la necessità di rivedere il format, di fare qualche aggiustamento, di ripensare la prossima edizione in termini più globali e nello stesso tempo, locali.

 

Già da anni è una grande vetrina per i grandi, adesso è bene che diventi un significativo trampolino per le tante piccole realtà che ancora fanno fatica ad emergere, anche a causa di errori propri. Il settore vitivinicolo, un patrimonio fondamentale per l’Italia con oltre 14 miliardi di euro di fatturato aggregato e 385 mila imprese che rappresentano con passione, innovazione e professionalità la ricchezza dei nostri territori, ha il diritto di pretendere sempre di più da un salone internazionale.

 

E se Vinitaly vuole sbaraccare la concorrenza serrata a livello mondiale per candidarsi a migliore manifestazione di settore al mondo, occorre ancora migliorare.

 

Vogliamo un Vinitaly che riesca a produrre più valore nel mondo del vino, anche se stapperà meno di 576 mila bottiglie e utilizzerà meno di 130 mila bicchieri.

 

Vogliamo un Vinitaly che puntando sul mercato estero, non trascuri quello interno in cui solo il 21 per cento degli italiani beve vino tutti i giorni e quasi la metà degli italiani (48,4 per cento) non lo beve mai durante l’anno (secondo Coldiretti su dati Istat).

 

Vogliamo un Vinitaly che creda fortemente nel comparto vitivinicolo e sia pronto a sostenerlo per il raggiungimento di nuovi ambiziosi obiettivi. Tutto questo perché l’Italia del vino, è l’Italia! Appuntamento al prossimo anno. Ad Maiora!


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Piero Rotolo

Direttore Responsabile vive a Castellammare del Golfo Trapani

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