Tribuna

Le mille interpretazioni del Prosecco

Le mille interpretazioni del Prosecco

Le mille interpretazioni del Prosecco

Umberto Cosmo a tavola con i giornalisti sulle colline di Farra di Soligo

Dal metodo Charmat agli spumanti metodo classico, dal metodo ancestrale al Prosecco con il fondo: le bollicine patrimonio dell’Unesco hanno conquistato il mondo e possono sfidare il tempo anche in tema di longevità.

Finché c’è Prosecco c’è speranza“. Non è solo il titolo di un film-thrilling di qualche anno fa ambientato sulle dolci colline di Conegliano, Valdobbiadene, Farra di Soligo, San Pietro di Feletto, patrimonio dell’Unesco.

Film girato, per quanto riguarda gli interni, nelle sale del sontuoso Palazzo rinascimentale Minucci-De Carlo di Serravalle (Vittorio Veneto). E’ la realtà che trova conforto nelle cifre: 800 milioni di bottiglie distribuite tra la Doc (che comprende anche il Friuli) e le Docg Conegliano-Valdobbiadene-Asolo.

Le sperimentazioni dell’azienda vitivinicola Bellenda di Carpesica

La magica atmosfera del Relais Alice nelle Vigne a Carpesica (Vittorio Veneto)

Tra le aziende del territorio che si stanno imponendo sul mercato, nazionale e internazionale, con un proprio stile, frutto di una coraggiosa sperimentazione, merita sicuramente un plauso l’azienda vitivinicola Bellenda dei fratelli Cosmo.

Conoscevo i suoi vini fin dagli anni Novanta avendoli degustati e giudicati come commissario in occasione dei concorsi enologici alla Scuola di Congliano fondata nel 1876 da Antonio Carpenè e Gian Battista Cerletti. Già allora mi avevano incuriosito e destato una favorevole impressione. Giudizio che ribadisco oggi dopo aver assaggiato le diverse interpretazioni del Prosecco Bellenda: dal metodo Charmat agli spumanti metodo classico, dal metodo ancestrale al Prosecco con il fondo.

Spumanti classici e frizzanti brut, extra brut, dry, Pas dosé e rosé

La degustazione del Prosecco Radicale Extra Brut

Tra le colline del Prosecco Bellenda alleva la vite e la traduce in vino senza paura di osare, con risultati anche diversi tra loro, ma sempre rispettosi della naturalità dell’uva e del territorio. Il cuore della produzione pulsa nei vini spumanti, che affascinano e stimolano la creatività dell’azienda.

Nascono, così, diverse interpretazioni di vini mossi, con il fondo, ancestrali, brut ed extra brut, frizzanti metodo Charmat e spumanti metodo classico. Bellenda si distingue per questo irrefrenabile anelito di ricerca e sperimentazione, anelito che, insieme all’eleganza, contraddistingue le diverse etichette.  

Testimone di eccellenza è la selezione di Prosecco Superiore realizzata secondo il metodo classico, quasi uno strappo alla regola. Ma tutti i vini Bellenda, in verità, non amano le convenzioni: nascono per stupire e ammaliare i sensi.

Un’azienda fondata nel 1986 tra le dolci colline di Carpesica (Vittorio Veneto) 

I vigneti mozzafiato di Collagù, sulle colline di Farra di Soligo

L’azienda vitivinicola Bellenda nasce nel 1986 tra le suggestive colline di Carpesica, una frazione di Vittorio Veneto, la città teatro dell’ultima battaglia tra l’esercito italiano e le truppe austro-ungariche nella Prima Guerra Mondiale. E’ papà Sergio a fondarla, patriarca di una famiglia da sempre appassionata e attiva nel settore agricolo. Bellenda è il toponimo che identifica la parte di collina in cui si trova il corpo principale dei vigneti aziendali. Il nome appare per la prima volta in un documento testamentario del XIII secolo, nel quale si menziona la donazione del terreno al monastero Cistercense di Belluno da parte della proprietaria signora Belenda.

La tenuta comprende 35 ettari di terreno vitato, l’80% dei quali sono riservati al vitigno Glera, da cui nascono i Prosecco Superiore Metodo Classico. La restante parte è divisa tra i vitigni Cabernet Sauvignon e Franc, Merlot e Marzemino, per la produzione del “Colli di Conegliano Rosso”, oltre a Chardonnay e Pinot Nero destinati agli altri spumanti metodo classico.

Ridurre l’impatto ambientale partendo dalla vigna per salvaguardare il territorio

I fratelli Umberto e Luigi Cosmo nella sala degustazione dell’azienda

Per i fratelli Cosmo la vigna è il matrimonio virtuoso tra l’uomo e la natura, un sistema vitale da mantenere integro nel reciproco rispetto. Si crea così un equilibrio delicato che dà forma a vini in grado di raccontare la personalità di chi li produce e tutelare la terra che rappresentano. Per farlo l’azienda si impegna costantemente a mettere in campo buone pratiche agronomiche al fine di ridurre l’impatto ambientale

Partendo dalla vigna, l’impiego di fitofarmaci è ridotto al minimo come prevede il Protocollo Viticolo della Docg Conegliano Valdobbiadene, documento sottoscritto da una commissione di esperti volto a salvaguardare il territorio e la bellezza del paesaggio. Per controllare le erbe infestanti non si utilizzano diserbanti, il terreno viene lavorato e sfalciato. I residui di potatura, inoltre, sono recuperati e utilizzati a scopi energetici. Un occhio di riguardo è riservato al tema della biodiversità: al fine di proteggerla l’azienda riserva ampi spazi di bosco all’interno dei propri confini. 

Negli edifici aziendali l’energia elettrica proviene quasi totalmente dai pannelli solari, mentre per riscaldare gli ambienti si privilegiano pompe di calore e gas naturale. Per le confezioni Bellenda utilizza bottiglie di vetro riciclato e imballaggi provenienti da fonti rinnovabili certificate.

Il Prosecco metodo classico, un fiore all’occhiello dell’azienda

I fratelli Cosmo a bordo del sidecar durante i tour sulle colline del Prosecco

Per Bellenda il vino è un alimento a tutti gli effetti e per questo deve avere due caratteristiche imprescindibili: essere buono e sano. L’azienda di Carpesica sceglie di produrlo controllando il naturale processo di fermentazione del frutto con l’obiettivo di ritrovare nel calice la tradizione, la filosofia e l’identità territoriale che lo rende diverso da qualsiasi altro. Primo tra tutti, Bellenda affronta con approccio non convenzionale, creativo ed elegante, il mondo del Prosecco Superiore, ritagliandosi una nicchia produttiva esclusiva: quella del metodo classico. Una linea personale che la famiglia Cosmo illustra attraverso uno speciale percorso di degustazione chiamato “Orizzonte Circolare”. L’esperienza in sei tappe coinvolge i vini di punta della tenuta. Comprende diverse versioni di vinificazione e spumantizzazione contrariamente a quanto avviene solitamente con l’interpretazione di massa del vitigno Glera.

Il percorso di degustazione: dal metodo ancestrale al Prosecco con il fondo
Umberto Cosmo con l’enologo Paolo Stivan

Il percorso inizia con il Metodo Rurale, un IGT Colli Trevigiani, archetipo creato secondo la rifermentazione ancestrale dei lieviti in bottiglia senza solfiti aggiunti. Il vino fermenta sulle bucce, senza controllo di temperatura e senza aggiunta di anidride solforosa in fase di pigiatura. “Un vino fatto con il cuore, che ricorda – confessa Umberto Cosmo – il Prosecco dei nostri nonni. Ad ognuno dei noi la scelta se berlo limpido o torbido come abbiamo fatto noi, da sempre, a casa nostra”.

Altra “chicca” è il Radicale, Spumante Extra Brut a base Glera, un metodo classico ancestrale che fermenta in presenza di vinaccia e non prevede sboccatura, evitando quindi l’aggiunta di solfiti. Radicale sosta sui lieviti per 24 mesi e, nel formato magnum, viene poi messo in punta per la conservazione, in modo da limitare la successiva evoluzione.

Altro gioiello dell’azienda è il Prosecco “Così è” (Col Fondo), un Prosecco DOCG frizzante rifermentato in bottiglia con l’aggiunta di mosto, in parte con lieve macerazione. Rievoca la tradizione contadina e si presta a essere bevuto velato, per godere appieno dei depositi naturali. 

Il “San Fermo”, Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene Brut Docg 

Il vino simbolo dell’azienda è il “San Fermo”, un Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene brut Docg che esprime le caratteristiche tipiche della collina morenica di origine glaciale, terreno che regala delle uve strardinarie e dei vini che ricordano alcuni aromi primari: dalla camomilla allo zafferano. Il nome indica il luogo di origine delle uve, coltivate intorno alla chiesetta di San Fermo di Carpesica. A differenza dei precedenti Prosecco è vinificato con il metodo Martinotti: la fermentazione delle uve è spontanea, viene poi lasciato maturare in acciaio e quindi in bottiglia per alcuni mesi.

La penultima tappa del percorso “Orizzonte Circolare” è il Prosecco “S.C. 1931”, Prosecco Superiore Metodo Classico Pas Dosé che prende il nome da Sergio Cosmo, fondatore di Bellenda, e dalla sua data di nascita. La fermentazione avviene una parte in acciaio e una parte in recipienti di legno senza controllo di temperatura. Dopo tre mesi di affinamento sulle fecce fini, viene messo in bottiglia e sosta sui lieviti per 24 mesi.

In occasione del nostro tour alla scoperta dei mille identikit del Prosecco, l’enologo di Bellenda, Paolo Stivan, ai tavoli dell’antica “Trattoria alla Cerva” di Serravalle ha voluto stupirci con una verticale di diverse annate di “S.C. 1931”: dal millesimo 2020, un neonato ancora in fasce, al 2018, al 2012, al 2010 (tutti di straordinaria freschezza) per chiudere con il 2008 (intriganti le note evolutive) e con il 2006, Glera e Pinot Bianco con breve passaggio in legno di acacia, a dimostrazione che anche il Prosecco può sfidare il tempo in tema di longevità.

Il “Sei Uno” Rive di Carpesica, il “Lei” (Prosecco dry) e un intrigante Rosè

Il viaggio termina con “Sei Uno”, Conegliano Valdobbiadene Docg Rive di Carpesica che con la fermentazione in bottiglia è il portanbandiera di un nuovo e al contempo antico modo di intendere il Prosecco Superiore. La sboccatura avviene dopo un anno di sosta sui lieviti ed è seguita da un affinamento in cantina per altri sei mesi. 

Ai protagonisti del percorso di avvicinamento ed esplorazione del mondo Prosecco di Bellenda si affiancano altre tipologie. “Lei”, ad esempio, è un Prosecco Superiore Docg dry, metodo classico che ricorda la tradizione dei vini ad alto residuo zuccherino. Intrigante anche iProsecco Rosé, metodo Charmat: nasce dall’incontro tra l’uva Glera della zona nord della provincia di Treviso e il Pinot Nero proveniente dalle aree più ricche di scheletro calcareo.

La produzione media annua di Bellenda si attesta sulle 900 mila bottiglie, divise tra la selezione Bellenda e la linea Prima Cuvée, distribuite quasi totalmente tramite il canale Horeca. Il 45% delle vendite avviene in Italia e il 55% si divide in 30 Paesi, in primis il Far East (Giappone, Corea, Taiwan, Cina, Singapore), seguono Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito, Unione Europea e Africa.

La cena d’autore del ristorante stellato San Lorenzo di Puos d’Alpago

L’importanza dell’export è stata sottilineata dai fratelli Luigi, Umberto e Damiano Cosmo nel corso di una cena d’autore al “Relais Alice” preparata dallo chef della Locanda San Lorenzo di Puos d’Alpago, Renzo Dal Farra (stella Michelin dal 1997) affiancato per l’occasione dal figlio Damiano. Spettacolari gli amuse bouche (tacos di mais bianco con patè di muflone, spuma di zucchina grigliata e gazpacho, gelato di rapa rossa e robiola affumicata) abbinati al brut “San Fermo” Docg Bellenda. Da standing ovation la tartare di cervo e ravanelli, maionese alle acciughe, spuma di latticello, nocciole e brodo di peperoni, piatto abbinato al Blanc de Blancs Würm Brut Nature 2008 Bellenda. Da leccarsi i baffi gli gnocchi ripieni di aringa, aglio orsino e crema di rape rosse, piatto abbinato al Verdejo Prefillossera 2020 La Misiòn della Bodegas Menade de La Tierra de Castilla y Leòn. 

Gran finale con il piatto icona della Locanda San Lorenzo: l’agnello dell’Alpago: carrè fritto, pancia arrotolata con l’asparago, coratella, stufato e cosciotto), piatto abbinato al Rosso Colli di Conegliano Contrada di Concenigo Docg 2013 Bellenda. Chiusura in dolcezza con la crema Namelaka al cocco, liquirizia, menta e sorbetto al finocchio (vino abbinato il Passito Vecchia Canonica Bellenda). Meritati gli applausi allo chef Renzo dal Farra e al maitre Michele Saviene.

Le altre sfide di Bellenda: la creazione del “Wine Club” con etichette internazionali

Bellenda non è solo un’azienda di audaci e lungimiranti vignaioli trevigiani, ma anche una realtà di import e distribuzione di grandi marchi internazionali. La famiglia Cosmo ha avviato questa attività nei primi anni Duemila, dandole una spinta propulsiva a partire dal 2015. Il perché risiede nell’approccio al vino di Bellenda, che non si limita alla sfera del fare, ma si allarga all’esplorare, per nutrirsi di nuovi stimoli, migliorarsi e condividere quanto scoperto. Negli anni i Cosmo hanno viaggiato e conosciuto produttori affini per piccole dimensioni, alta qualità e desiderio di sperimentazione. Hanno così intessuto una rete di relazioni con numerose aziende nazionali, ma soprattutto internazionali: Francia, Spagna e Croazia, in particolare.

Gli Champagne Roger Coulon, lo Chateau Puybarbe e il Verdejo Menade

Tra i vini che Bellenda importa in Italia segnaliamo gli Champagne della maison Roger Coulon, i cui vigneti si dispiegano su cinque villages, a mezzacosta sulla Montagne de Reims, per un totale di cento particelle tutte Premier Crus. Gli Champagne Roger Coulon si distinguono per il lungo affinamento, doppio rispetto ai 15 mesi stabiliti per legge, che garantisce un’ottima qualità e maturità. Nella regione di Bordeaux, ecco la scoperta di Château Puybarbe, arroccato su uno dei punti più alti delle colline che dominano la Côtes de Bourg, storica Aoc di Bordeaux in cui la coltivazione della vite risale al dominio romano in Gallia. Si prosegue poi in Spagna, nello specifico nella Castilla y León, a Rueda (Valladolid) dove la Bodegas Menade si impone sul mercato con la propria versione di Solera. La filosofia dell’azienda è ristabilire la biodiversità, recuperare il territorio e riabilitare il nome di una regione dal grande potenziale, non sempre valorizzato. L’azienda coltiva Verdejo e Palomino utilizzando in vigna solo prodotti naturali e lavorando di anticipo nella prevenzione delle malattie. 

Quel Traminac croato del 1947 scelto per l’incoronazione di Elisabetta II

Altra scoperta di Umberto Cosmo sono i Balcani, in particolare la cantina di Iločki Podrumi, edificata intorno al 1450 sotto il castello di Ilok da Nicola il Grande. L’azienda è un gioiello dell’enologia croata, situato nella zona vitivinicola considerata il “grand cru” della Slavonia, dove dal 1700 producono e imbottigliano il Riesling Italico e il Traminac. Proprio l’annata 1947 del Traminac, nel 1953, fu scelta per la cerimonia di incoronazione di Elisabetta II d’Inghilterra. Al fine di diffondere una cultura diversa e poliglotta del fare e degustare vino, Bellenda ha creato il proprio Wine Club, che permette agli iscritti di rimanere aggiornati e godere di esperienze personalizzate e offerte speciali per quanto riguarda i vini di propria produzione e quelli distribuiti.

Degustazioni in cantina, pic nic tra le vigne e un tour a bordo di un sidecar

Lo spirito coinvolgente e appassionato della famiglia Bellenda si declina in una particolare offerta di degustazioni in cantina e visite nei vigneti, personalizzabili e rivolte a coppie e gruppi. Oltre a “Orizzonte Circolare”, viaggio all’interno della denominazione per esplorare antiche e nuove interpretazioni del Prosecco, ci si può rilassare con un calice di bollicine e un set da pic nic sul prato della tenuta, eseguire in prima persona la sboccatura di una bottiglia metodo classico, fino a guidare l’iconico sidecar per un tour alla scoperta delle tipiche trattorie del territorio. A proposito di trattorie una delle pià suggestive (merita il viaggio) è il Ristoro Collagù con le merende del contadino. Un’oasi di tranquillità, nel cuore delle Rive de Nadal e nell’incanto dei vigneti mozzafiato sospesi tra cielo e terra sulle colline di Farra di Soligo.

La magia del Relais Alice per riconciliarsi con la natura fatta di silenzi e piaceri genuini

L’ospitalità di Bellenda si arricchisce, infine, del magico “Alice Relais” nelle vigne, immerso nelle variopinte colline della Marca Trevigiana, “gioiosa et amorosa”. Si tratta di un casolare di campagna di fine ‘800, di proprietà della famiglia Cosmo, ristrutturato per offrire il calore di una casa e l’incanto di un’ambientazione ispirata al romanzo di Lewis Carroll “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò”. Ogni stanza, infatti, è unica e si distingue per raffinati particolari legati ai diversi personaggi, tra cui Alice, il Bianconiglio, la Regina di cuori e il Cappellaio matto. “Alice Relais” è un luogo al di fuori del tempo e della routine frenetica, per riconciliarsi con la natura e ritrovare una tranquillità fatta di silenzi, piaceri genuini e rigeneranti per la mente, il corpo e lo spirito. In alto i calici. Prosit!


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