La bottiglia leggera, ovvero più sottile, è un’altra trovata dell’imperativo UE per una ingannatrice economia verde nella battaglia contro l’aumento della CO2 per colpa dell’uomo.
Oppure è una “spontanea” inventiva del progresso innovatore di cui si fregiano tante aziende vinicole moderne?
Vero è che la produzione di ogni chilogrammo di vetro equivale all’emissione di 2,7 chilogrammi di CO2 e, se si calcola che una bottiglia di vetro vuoto pesa dai 300 ai 900 grammi, è facile fare i calcoli dell’incidenza … e solo per la produzione del vetro!
Leggo che per realizzare una classica bottiglia di vetro serve la sabbia (per circa 70%), il calcare (11%), il carbonato di sodio e vari altri costituenti per la colorazione del vetro.
Quali componenti saranno ridotti?
Ci sarà anche un beneficio per la salute dei consumatori?
Le donne del vino e le bottiglie leggere
Recentemente si è tenuto un convegno organizzato da Le Donne del Vino Toscane dal titolo “Vetro leggero, sfide e nuovi trend”.
E non a caso il convegno era ospitato presso la Vetreria Etrusca di Montelupo, che si definisce laboratorio di ricerca e innovazione, con una particolare attenzione alla eco-sostenibilità e, infine, fabbrica delle idee trasparenti che guarda al futuro.
Quello che è emerso è poco meno al limite della facezia o dell’ironia.
A parte la seria volontà delle imprenditrici del vino a voler contribuire alla riduzione dell’impronta carbonica nel comparto enologico, come risulterebbe da un questionario somministrato nel 2021 a ventidue produttrici di Veneto e Toscana, il nocciolo della questione sarebbero le “fake news” (ossia le cosiddette bufale) che associano il peso del contenitore al valore del contenuto.
Come a dire che la qualità del vino (o dell’olio o dell’aceto, ma anche della birra) dipende dalla bottiglia, dal suo spessore e dal suo colore.
Queste bottiglie di vetro più o meno sottile fanno male o fanno bene al contenuto?
E poi, in verità, fanno male o fanno bene ai bilanci delle aziende vinicole?
Leggo, in un breve resoconto del convegno che una delle motivazioni di diffidenza sarebbe il fiorire di “falsi miti” riguardanti il vetro leggero: lascia passare la luce e questo rovina la qualità, il vino nelle bottiglie di vetro leggero ha una vita più breve.
E inciderebbe pure l’opinione da parte di operatori e consumatori che l’azienda voglia risparmiare sui costi del vetro.
Senza contare che è da qualche anno che si lamenta una carenza di materiali per costruire bottiglie di vetro.
Beh, allora come la mettiamo?
Allora, si fa ma non si dice, così hanno concordato
La ricerca mostra come per le cantine l’impegno sull’ambiente è visto soprattutto come un dovere etico e non tanto come un’opportunità perché ha un costo economico.
Di fronte alle scelte ambientaliste molte cantine si sentono un po’ sole e chiedono una maggiore condivisione dei propri sforzi nella sostenibilità anche tra i Consorzi e sulle Guide specialistiche.
E così, come recita il testo della canzone chi l’ha fatto tace.
Tuttavia, nulla è mai facile come sembra e, infatti, pare emergono nuove sfide: i formati e le tappature.
Altro problema del vetro leggero riguarderebbe il minor numero di formati, circostanza che talvolta costringerebbe a modificare l’aspetto delle bottiglie.
Ma è davvero così?
Insomma, simo alle solite, al solito scontro con le direttive europee
Questi progetti europei, oltre al contenimento del peso delle bottiglie, il vuoto a rendere e il riciclo del vetro, lasciano perplesse le produttrici, specie riguardo alle difficoltà della tappatura, adducendo differenze dei contenitori fatti da vetrerie diverse.
Va beh, dico io, si cerchino le più idonee collaborazioni.
Anche queste potrebbero far parte di un buon richiamo pubblicitario per entrambe le parti, o no?
E infine, cosa c’entra lo spessore del vetro con il vino bio?
Ho anche letto che una delle soluzioni “green” trovate dai produttori di vino biologico è quella di utilizzare proprio bottiglie di vetro leggero.
Questa non l’ho capita. Perché il vino “bio” preferisce una bottiglia più sottile?
Forse che il vino in bottiglie con meno spessore è più genuino degli altri? E se non bevo “bio” mi avveleno?
O forse perché è una più facile strategia di vendita del bio? Innovazione per innovazione?
Io mi arrendo!
E sottoscrivo qualunque referendum che proponga l’alleggerimento delle bottiglie, siano di vino che di olio.
Le massaie come me saranno grate, meno peso nella borsa della spesa!
Maura Sacher
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