Vino e Ristoranti

L’antica trattoria al Paradiso di Pocenia (Ud) in festa per le 80 “primavere” del patron Aurelio

Il locale, amato dai buongustai, propone una cucina schietta, genuina, verace che segue il fluire delle stagioni, rinnovandosi di mese in mese.

Il locale, amato dai buongustai, propone una cucina schietta, genuina, verace che segue il fluire delle stagioni, rinnovandosi di mese in mese.

“In Paradìs a si Manje pan d’aur e Luanjes de sede” (in paradiso si mangia pane d’oro e lucaniche di seta) recita un vecchio adagio friulano.

Adagio che calza a pennello con la filosofia dell’antica “Trattoria al Paradiso” di Pocenia, un ristorante di campagna che profuma di storia.

Ricavato da un casale del Seicento ristrutturato a regola d’arte con arredi d’epoca, pentole in rame alle pareti e il “fogolar” sempre acceso che rende l’atmosfera più intima.

Siamo in provincia di Udine in quell’angolo di paradiso tra le Risorgive, il fiume Stella, il torrente Torsa, le zone umide popolate da fenicotteri, garzette, alzavole, folaghe, germani reali e il bosco di Muzzana ricco di tartufi, tra cui il pregiato Tuber Magnatum Pico. 

Sono tornato, dopo anni di latitanza, in occasione dei festeggiamenti in onore del patron, il mitico Aurelio Cengarle che proprio in questi giorni ha tagliato con la baldanza di un giovanotto il traguardo delle 80 primavere.

Ospiti d’onore, autorità, giornalisti enogastronomici, ma soprattutto tanti amici che si sono stretti attorno a lui, alla moglie, l’altrettanto mitica Anna Maria Mauro, alla figlia Federica e ai familiari per condividere le prelibatezze proposte in questo giorno di festa.

Un pranzo sontuoso, un trionfo di cose belle e buone preparato dagli chef che nel corso degli anni hanno lavorato al “Paradiso”. 

Come saluto di benvenuto con l’aperitivo Nonino Botanical Drink e i cocktail analcolici di Anna Maria (centrifugato di mela verde, lime, zenzero e infuso all’erba limoncina). Non poteva mancare naturalmente la leggendaria soppressa di cui Aurelio, nella veste di norcino, va molto orgoglioso.

Una bontà, al pari della tartare con i funghi di bosco e il foie gras con riduzione di Porto proposti dallo chef Michele Zucchiatti.

Leccornie abbinate alla Ribolla Gialla Ronco Vieri dei Vigneti Pittaro e al Moscato Giallo Paradiis.

Quanto mai suggestivo (tra passato e presente) il tributo gourmand degli chef che si sono alternati ai fornelli del “Paradiso”, tempio della tradizione.

Come prima portata Chef Paolo Migliore ha proposto un piatto da Oscar: bocconcini di coda di rospo alla segale con polpettina di stracotto d’asino, agro di radicchio, rafano, perle di birra, cavoletti alla senape e purea di ceci.

Piatto abbinato allo Chardonnay Sun of winter 2018 di Bortolusso.

Da standing ovation anche gli gnocchi alla Carnica con ricotta affumicata di malga Sauris (omaggio al mitico Gianni Cosetti) preparati da chef Domenico Monte e abbinati al Pinot Nero 2018 dell’azienda Forchir.

Altro piatto della tradizione l’oca in tecja al Refosco, piatto interpretato in maniera esemplare da chef Claudio Bassobondini ed impreziosito da una succulenta polenta bianco perla macinata a pietra del Mulino Zoratto.

Piatto abbinato al Refosco dal Peduncolo Rosso Vinea Mea Electa 2015 Terre Rosse.

Dulcis in fundo, per chiudere in bellezza l’incontro tra due generazioni, un Sandwich di purea di lampone ripieno di una mousse leggera al cioccolato bianco e anice stellato con sorbetto di uva fragola.

Piatto peccaminoso che Mario Spanu ha realizzato con straordinaria maestria, meritevole pure questo.  Al pari della fantastica Millefoglie di Anna Maria, della standing ovation finale.

Entrambi i dessert sono stati abbinati ad uno spumeggiante Moscato Rosa dell’azienda Forchir.

E con il caffè, prima dei saluti finali, i distillati della famiglia Nonino. Prosit. E lunga vita Aurelio.

 

La storia dell’antica “Ostarie al Paradiis”

La storia dell’antica trattoria al Paradiso di Pocenia, piccolo borgo rurale di poche anime in provincia di Udine, ha inizio nei primi anni Sessanta.

Renzo Lepajer ingrandisce il piccolo bar nonchè negozio di generi alimentari del paese utilizzando alcune stanze di un latteria dismessa per servire cibi e bevande ai paesani e agli avventori.

E’ qui, presso il “paron” Renzo che Anna Maria Mauro, oggi chef patron del locale,  inizia a lavorare come cameriera.

Sono gli anni in cui l’Osteria viene frequentata da giocatori di carte e di morra che, inseparabili dalle loro fumose “Nazionali” senza filtro, ricordano gli eventi bellici vissuti a Paradiso e discutono animosamente sul comunismo, attirando così le ire del parroco del paese.

Il luogo viene anche frequentato dai cacciatori che, attratti dalla ricchezza faunistica della Zona delle Risorgive, spesso arrivano con abbondati carnieri di selvaggina, facendo la loro entrata trionfale con i cani ancora eccitati dalla giornata e movimentando la già brulicante atmosfera.

E’ così che si alzano i calici, vola il vino e il bottino viene subito spiumato e messo in tecja.

Anna Maria, riversando le sue doti naturali in cucina fin da subito, si appassiona talmente alla variopinta atmosfera dell’osteria che nel 1972 ne rileva la gestione.

A breve, dopo una formazione presso diverse botteghe alimentari storiche come  Ridolfo a Lignano,  il marito Aurelio Cengarle lascia il suo lavoro di agente di commercio di prodotti alimentari per affiancarla e per iniziare quella straordinaria avventura che ancor oggi vivono ogni giorno.

 

Le radici della cucina di Anna Maria

Le proposte della tavola si caratterizzano subito per l’utilizzo della selvaggina più ricercata, delle erbe di campo, dei funghi e della pietanze tipiche.

Sapientemente trasformate dalle delicate mani di Anna Maria secondo le ricette della tradizione nobiliare e popolaresca friulana lasciatele in eredità dalla Signora Rosalie Del Negro.

Si presenta come una donna esile e minuta ma tenace e frizzante come “..un gran di pevar”: non vi è famiglia nobile o agiata che non richieda le sue mani da cuoca sopraffina per le occasioni speciali.

E’ lei che diviene mentore di Anna durante i primi passi nel mondo gastronomico, lasciandole un’impronta definitiva che si riconosce ancor oggi nei suoi piatti.

Pochi anni dopo inizia a lavorare in Trattoria Domenico Monte, giovane paradisino doc, che affianca Anna e Aurelio negli anni del boom economico: la piccola Trattoria si trova frequentatissima, e alcuni piatti diventano immortali…come i famosi “Gnocchi alla carnica”.

 

L’anno della svolta: il 1994

Nel ’94 la svolta decisiva: dopo anni di speranze, preghiere e insistenze la proprietà cede l’immobile alla famiglia Cengarle, che ora può contare anche sull’aiuto della figlia Federica che, terminati gli studi universitari, decide di fermarsi a casa.

Iniziano così lunghi lavori di restauro diretti dall’architetto Giovanni Pante di Belluno.

La sensibilità, lo studio del contesto e la grande preparazione portano l’architetto a valorizzare gli antichi caseggiati del ‘600 in cui si sviluppa la Trattoria.

Ne risulta un locale di grande fascino e accoglienza, dove gli spazi funzionali ben si sposano con i particolari architettonici secondo un linguaggio nascosto che rivela grande attenzione e radicamento verso il territorio e la cultura friulana.

 

Interpretare il territorio attraverso la cucina

Non solo nella struttura ma è anche nella cucina che si riflette questo amore per Paradiso.

Anna intuisce naturalmente l’importanza di interpretare il territorio attraverso la cucina, ma è grazie al felice incontro con Gianni Cosetti (patron del mitico Ristorante “Roma” di Tolmezzo) che compie questo definitivo passaggio. 

Gianni, uno dei cuochi più celebrati del Friuli Venezia Giulia, condivide la passione per la caccia con Aurelio e, su tavole imbandite di beccaccini, quaglie, starne e ogni altro “ben di Dio”, si discute come al solito di gastronomia.

La grandezza di Gianni, non sta solo nelle sue doti di cuoco, ma soprattutto si rivela in quella grande valorizzazione del territorio da lui operata secondo la convinzione che non si può prescindere dal contesto in cui si cucina.

Un pensiero questo che oggi appare comune ed ampiamente consolidato, ma che pone Gianni come un illuminato precursore.

Per lui questo contesto è la Carnia, per Paradiso è il fiume Stella, le Risorgive, le zone umide, i boschi planiziali… ambienti unici dove poter attingere materie prime del tutto particolari come erbe spontanee, funghi, tartufi, bacche, selvaggina, rane, lumache, anguille, temoli. 

Non si può di certo dimenticare la vocazione agricola del luogo costellato di piccoli orti, aie, cortili, campi e “camarins” che offrono pollame, frutta e verdura, insaccati, e tutte quelle produzioni di cui i contadini sono atavici custodi.

 

L’apporto di vari Chef a una cucina rimasta fedele a se stessa

Oggi il menu del locale, pur differendo nella forma, non si scosta  nella sostanza dal percorso operato, sebbene molte siano state nel corso della storia le spinte verso la sperimentazione di tecniche e pietanze diverse.

Una svolta in questo senso è stata compiuta grazie all’arrivo nel 2000 di Claudio Bassobondini allievo del “decano” Aldo Morassutti e nel 2008 di Claudio Turrin, chef di grande preparazione che annovera tra le sue esperienze collaborazioni con personaggi del calibro di Ducasse, Adrià, Beck e Witzigmann.

Dopo la fruttuosa collaborazione con Claudio, ma anche con Andrea TrivellatoPaolo Migliore  e Matteo Contiero, oggi è Michele Zucchiatti ad aver raccolto l’eredità della cucina del “Paradiso”.

A lui spetta il compito di lanciarla verso traguardi ancor più prestigiosi coinvolgendo gli ospiti in un percorso gourmand sempre più easy.

 

La cucina segue il fluire delle stagioni, rinnovandosi e rigenerandosi di mese in mese

I piatti della primavera e dell’estate sono contraddistinti dall’utilizzo delle erbe spontanee di campo.

Come germogli di tarassaco e di papavero (Tale e Pevarine), asparagi selvatici (sparc salvadi) e germogli di pungitopo (ruscli o rusculins), germogli di luppolo (urticions), Silene (sclopit), asparagi bianchi, verdi e violetti di Paradiso, fiori d’acacia e di sambuco e si potrebbe continuare. 

D’autunno e d’inverno sono le carni a farla da padrone.

Animali ruspanti di “bassa corte” come polli, oche, anatre, faraone, piccioni e conigli.

Selvaggina da piuma coma beccaccini, quaglie, fagiani, germani reali, canapiglie, alzavole, fischioni.

Selvaggina da pelo come lepri, caprioli e cervi.

Le preparazioni sono diverse: dalle cotture espresse a convezione alle re-interpretazioni di lunghe ricette medioevali.

Ma su tutte capeggiano lo spiedo e le cotture delle carni  alla griglia preparate con maestria da Aurelio, magari accompagnate da un buon Pignolo d’annata. 

Il locale è un vero e proprio  punto di riferimento per gli amanti dei funghi: vi si trovano diverse qualità sia di montagna che di pianura, in un’esaltante fantasia di sapori che coinvolge tutto il menù.

Squisiti sono anche i radicchi di campo invernali, magari conditi con li “fricis”, ovvero i ciccioli del maiale a cui è lo stesso patron Aurelio a fare la festa, ottenendo quelle soppresse di cui è tanto orgoglioso. (GIUSEPPE CASAGRANDE)

 

Informazioni: Trattoria al Paradiso

Via S. Ermacora, 1 – Paradiso di Pocenia, UD

Tel. 0432 777000 – www.trattoriaparadiso.it – info@trattoriaparadiso.it

Facebook: http://www.facebook.com/pages/Trattoria-Al-Paradiso/173631309364652


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