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La Francia ci insegna a promuvere il turismo. Impietoso il confronto con l’Italia

Botta e risposta tra Giuseppe Casagrande e Italo Cucci.
Grazie alle immagini televisive del Tour i nostri cugini d’Oltralpe esaltano le bellezze paesaggistiche, i gioielli artistici, l’enogastronomia

Con mia grande sorpresa ieri il quotidiano sportivo “Corriere dello Sport – Stadio” ha ripreso e dedicato ampio spazio – mezza pagina – ad un mio post sul Tour de France con il commento in punta di fioretto di una delle penne più brillanti del giornalismo sportivo, Italo Cucci, mitico direttore del Guerin Sportivo e di altri prestigiosi quotidiani. Questo il titolo: “Lo spettacolo del Tour esalta la Douce France”. Sommarietto: “I francesi sanno vendere molto meglio degli italiani la bellezza del loro Paese. Pogacar ha appassionato i ciclomani, ma il meglio l’ha offerto la Marianne”.

Ecco il post di Giuseppe Casagrande

Domenica scorsa sugli Champs Elysées si è conclusa l’edizione 108 del Tour de France. Un evento sportivo e non solo. Ho seguito la Grande Boucle, tappa dopo tappa, su Raidue non solo per le imprese del campione sloveno Pogacar (che ha bissato il successo dell’anno scorso), ma anche per ammirare le bellezze paesaggistiche di un Paese che la Tv di Stato francese ogni anno riesce a valorizzare con straordinaria efficacia. Una ghiotta opportunità per rivivere le emozioni e i ricordi di località e paesaggi visitati in epoca prepandemica.

La nota dominante della provincia francese è il verde: dagli scorci bucolici del Perigord all’eleganza dei borghi rurali, dai pascoli dell’Alta Savoia alle disese di lavanda della Provenza, dai vigneti della Cote d’Or e di Saint Emilion alle colline della Borogna, dell’Alsazia e della Champagne, dalla bellezza selvaggia dei Pirenei alla magnificenza dei castelli della Loira, dai paesaggi atlantici della Bretagna e della Normandia allo spettacolo naturalistico della Camargue. Immagini splendide di una “Douce France” che la Tv francese irradia come formidabile spot in ogni angolo del pianeta. 

A questo punto sembra davvero impietoso il confronto con le immagini della nostra Tv di Stato in occasione del Giro d’Italia. Purtroppo il nostro BelPaese, pur vantando un patrimonio (tutelato dall’Unesco) unico al mondo e paesaggi che non hanno nulla da invidiare alla Francia, è deturpato da costruzioni abusive, migliaia di fabbriche dismesse, periferie che vivono nel degrado. Ci rimangono i parchi dell’arco alpino, alcune coste e riserve marine, i paesaggi incontaminati (per ora) della dorsale appenninica con i percorsi (a piedi, in bicicletta e a cavallo) degli antichi viandanti e dei pellegrini d’oggidì. Almeno questi preserviamoli dall’incuria e dall’assalto del cemento. (Giuseppe Casagrande)

 

Ecco la risposta di Italo Cucci

Caro amico, il suo post mi ha immerso nella nostalgia del mio passato… ciclistico fine anni Sessanta quando la Rai era impegnatissima con Giri e Tour e l’Italia – curate da poco le ferite della guerra – era bellissima, da esibire. Non offesa dall’abusivismo edilizio che deturpa buona parte delle sue straordinarie bellezze nel Meridione d’Italia. Ricordo ancora con emozione quando chiesi alla macchina della Gazzetta al Giro (autista il grande Graziani) di fare una breve tappa a Bovalino, in Calabria, per godermi uno spettacolo naturale. Mi venne incontro un paesano che orgoglioso mi disse: “Qui è nato il giornalista Franco Mentana”. Quando glielo riferii mi mandò, come al solito, a quel paese. Non credo che sia colpa della Rai se in Italia spesso è mancato un ministro del Turismo e se le grandi società ad esso deputate sono quasi sempre finite in crisi o sparite. Non credo sia colpa della Rai se Parigi ha più visitatori di Roma non potendo competere con le sue bellezze artistiche, ma offrendosi pulita, elegante, ospitale ad alto livello. 

E’ la provincia da lei ammirata che mi ha rapito al mio primo Tour de France per Stadio nel 1967. Una corsa magica purtroppo ferita il 13 luglio dalla morte di Tommy Simpson sulla salita del Mont Ventoux, dove mi fermai accanto alle sue spoglie mentre la gente del villaggio festeggiava il 14 luglio con vini e carni. Raccontai la Francia bellissima che incontravo di giorno traversandola con la corsa, incurante di Pingeon il Noioso e anche di Gimondi che soffriva di un penoso malessere. Una Francia bellissima che Fulvio Astori del “Corsera” mi invitava a visitare di notte, quando la Grande Bucle dormiva: castelli, cattedrali, c’era sempre qualcuno pronto ad aprirti un portone. In Italia ci riesce solo Vittorio Sgarbi, beato lui.

La Francia è innamorata di se stessa ed essendo l’allegorica “Marianne” felicemente esibizionista mi ha permesso di amarla anche con le fattezze reali di Brigitte Bardot, Michèle Morgan, Mirelle Mathieu, Catherine Deneuve, Inès de la Fressange, Laetitia Casta e Sophie Marceau con le quali sono stato regolarmente… fidanzato. La Francia ha la vocazione del turismo, l’Italia la presunzione d’esser la più bella del reame che tutti devono conoscere, amare, adorare.

Ho seguito con duplice interesse una serie poliziesca francese in tv e per le storie che raccontava – spesso delitti a cielo aperto – ma soprattutto perché erano ambientate in luoghi della bella provincia come Saint Malo, la Loira, Carcassonne, Dunkerque, Avignone, La Rochelle, i Pirenei, la Costa Azzurra, la Provenza, l’Auvergne, Mulhouse, Cognac. Una sbornia di bellezza. Parola di un riminese che vede la sua Romagna tenuta come la Francia di cui è sorella. Mussolini passò da Rimini e sentenziò: “popolo di camerieri”, ma poi si fece la casa a Riccione. Quando lascio la bella Nizza, patria di Garibaldi, e superate Roquebrune e Cap Saint Martin, arrivo a Mentone e Ventimiglia capisco d’essere arrivato in Italia. Immaginate perché. (Italo Cucci)


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