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Italia, Italia, quante scivolate Signor Ministro del Turismo

Il video sulle bellezze dell’Italia ha sollevato un polverone di critiche.

Il video sulle bellezze dell’Italia ha sollevato un polverone di critiche.

Il video propagandistico sulle bellezze dell’Italia, promosso dal ministero del Turismo e dall’Enit e lanciato con il nome di “Open to meraviglia“, appena divulgato ha ottenuto lo scopo prefissato.

È stato visualizzato milioni di volte, commentato sui social con un’infinità di condivisioni, passato di bocca in bocca.
E di penna in penna, dal momento che è rimbalzato su tutte le testate nazionali e regionali.

Ma non per suscitare ammirazione e lodi, bensì per attirargli addosso un polverone di critiche principalmente su due linee, per gli stessi motivi che hanno colpito pure me.

Il pasticcio delle lingue

Concorderete con me e soprattutto con il professor Sgarbi, quando esclama con la sua enfasi: «Open to meraviglia? Che roba è? Che lingua è?».

L’on. Franco Rampelli si è attirato addosso i peggiori giudizi per aver avanzato l’idea di una proposta di legge per bandire parole straniere dalla lingua italiana d’uso corrente, ma anche letteraria, addirittura prevedendo una pena pecuniaria per i trasgressori fino a 100 mila euro.
E Rampelli appartiene a FdI come la stessa Santanché, Ministro del Turismo!

Chi mi legge dovrebbe ricordare la mia contrarietà all’uso dilagante dei termini stranieri, soprattutto francesi e inglesi, molto spesso usati anche nel campo enogastronomico, e troppo spesso inopportunamente quando ben esistono corrispondenti locuzioni nella nostra lingua nazionale.

Nei miei articoli cerco di evitarli in tutti i modi, scrivendo la versione italica, anche forse facendomi ridere dietro.

Ebbene, qui siamo di fronte ad una mostruosità espressiva colossale.

Che roba è e in quale lingua “Open to meraviglia”? Un ibrido vomitevole.
Metà inglese e metà italiano!

Già la parola “Open” mi fa accapponare la pelle, perché mi viene in mente subito quell’agenzia Open che va a caccia di «fact-checking», ossia “verifica dei fatti”, neologismo entrato anche nel dizionario Treccani e che pretende di giudicare la fondatezza di notizie o affermazioni in base ad un discutibile sistema di logaritmi, e bolla come “disinformazione” qualunque scritto o video che esce dalle maglie del “politicamente corretto”.

Non è questo il modo di garantire la qualità dell’informazione.
Come vedremo nel successivo paragrafo di questo pezzo.

Insomma, “open to” del titolo pubblicitario si tradurrebbe con “aperto a”, oppure “aprire a”. Perché non dirlo in lingua italiana?
Visto che segue l’italianissima parola “meraviglia”?

Si usa l’inglese solo perché, a detta dei vertici del MiT, il video è destinato a “tutto il Mondo”?
Acquistando «degli spazi negli aeroporti, nelle stazioni, nelle città, dagli Stati Uniti d’America all’India, fino a toccare tutti i Paesi e i continenti»!
E che capiranno all’estero della parola “meraviglia”?

Ma allora perché non fare 2 titoli in parallelo? Uno in italiano e uno in inglese, considerata “lingua universale”, traslitterando l’ultima parola in “wonder”?

Tralascio le considerazioni che sono emerse nelle ultime ore sulla traduzione in lingua tedesca scaturita da un servizio di traduzione automatizzata (dell’intelligenza artificiale) che doveva garantire servizi professionali di massima qualità e la quale ha storpiato i nomi delle località italiane, anzi le ha “tradotte” …
Andate a leggere qui. Roba da matti!!!

Ora viene il bello, e forse il peggio!

Al 23esimo secondo dall’inizio del video, poco prima del frammento in cui si vedono giovani donne tra i filari di una vigna a piluccare acini d’uva direttamente dai grappoli, è stata colta un’immagine “fuori luogo” per l’esaltazione delle eccellenze del Bel Paese.

Si tratta del fotogramma di una “gostilna”.

Sì sì! È immortalata la scena in cui un gruppo di amici brinda e qualcuno si è accorto, dallo sfondo, che è stata girata in Slovenia, presso la “gostilna”, locanda della famiglia Čotar, aperta solo il week end da venerdì sera a domenica.

In questo sito sono postate delle foto e si vedono bene sia la porta azzurra della Cantina sormontata da vegetazione cascante, sia la finestra della locanda con le ante azzurre.
Se ne è accorto per primo (lo scorso 21 aprile) il regista triestino Massimiliano Milic, della Terroir Films, che ha sollevato il caso, poi ripreso da una testata dietro l’altra.

Come scrive lo stesso Milic sulla sua pagina fb bisogna «avere l’accuratezza e la scrupolosità di verificare SEMPRE dove sono state realizzate immagini di stock perché poi fai una figura un po’ bruttina a livello internazionale».
Sottolineando poi che il sito e i suoi contenuti fanno parte del progetto per il Tourism Digital Hub, finanziato dal PNRR, per 114 milioni di euro, per sviluppare digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo.

Il che aggiunge una buona dose di altri elementi per beffeggiare lo spot … e strapparsi i capelli.

Ah, sì, e questa è l’ultima mia osservazione personale: «Chi viene dall’estero non conosce le nostre città, conosce l’Italia», ha detto la Ministra, anzi il Ministro.
Ma per piacere, quando io prenoto un viaggio in Perù so bene dove andare e cosa vedere!

Maura Sacher

 


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