Un occhio sul mondo

Inaugurato il “tempio” di Veronelli

Inaugurato il "tempio" di Veronelli Nella magica atmosfera di un ex convento di Bergamo il luogo del cuore raccoglie il prezioso patrimonio storico-culturale del padre

Inaugurato il “tempio” di Veronelli

L’ex convento dei Neveri a Bergamo sarà la sede del cenacolo di Veronelli

Nella magica atmosfera di un ex convento di Bergamo il luogo del cuore raccoglie il prezioso patrimonio storico-culturale del padre del giornalismo enogastronomico italiano.

Ne avevamo parlato il mese scorso in occasione del 56° Vinitaly. Un’indiscrezione che oggi è realtà.

Nei giorni scorsi è stato inaugurato il “tempio” di Luigi Veronelli, il luogo del cuore, dei saperi e dei sapori.

Lo studio di Veronelli, ricostruito come era in origine, con il famoso ritratto

Emblematico il nome: “Il Veronelli”, luogo fisico e simbolico che accoglie e raccoglie il prezioso patrimonio storico accumulato dal mitico “Gino”, padre del giornalismo enogastronomico italiano, nel corso di una vita dedicata al vino e al cibo, ma soprattutto al bello e al buono. 

Non un museo (parola che spesso ci ricorda il degrado di certi musei italiani), bensì un luogo di incontri, un cenacolo culturale riservato non solo agli accademici e ai ricercatori, ma ai moderni wine lover che intendono approfondire la conoscenza del pianeta vino.

“Il Veronelli” è stato inaugurato nella magica atmosfera dell’ex Convento dei Neveri a Bariano (Bergamo) per ricordare e far conoscere il pensiero del grande giornalista-scrittore (scomparso 20 anni fa), una delle figure più autorevoli della cultura materiale legata al BelPaese.

A Milano l’anno scorso era stata inaugurata la “Passeggiata Veronelli”

Angela Maculan, presidente del Seminario Permanente Luigi Veronelli

L’anno scorso a Milano era stata inaugurata la “Passeggiata Veronelli”, un tratto di strada pedonale che unisce Piazza Gae Aulenti al nuovo quartiere dell’Isola meneghina.

Un omaggio dell’amministrazione comunale del capoluogo lombardo alla figura ormai leggendaria del maestro del giornalismo enogastronomico, poeta del vino e del cibo. 

Ambasciatore ante litteram del made in Italy (prima, molto prima di Slow Food, del Gambero Rosso e di Eataly), filosofo illuminato e rivoluzionario, anarchico coraggioso e irriverente, eretico enoico come lui stesso amava definirsi (non enologo, cioè tecnico di cantina, come taluni semplicisticamente lo definivano) Veronelli crsciuto a Milano in una famiglia con il culto della buona tavola, ha lasciato tracce indelebili ed un’eredità sul piano filosofico-culturale che il Seminario Permanente Luigi Veronelli sta portando avanti con passione nel solco tracciato dal maestro.

Anche Cimone intende rendere omaggio al poeta del vino e del cibo

Gino Veronelli con il prof. Francesco Spagnolli a Cimone nel 1979

Anche il Trentino intende rendere omaggio a Veronelli, poeta del vino e del cibo, intitolandogli una via.

L’iniziativa è di un piccolo comune ai piedi del Monte Bondone, Cimone, la “piccola Epernay del Trentino”, località cara a Veronelli per l’amicizia che lo legava al prof. Francesco Spagnolli, preside emerito dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, già suo testimone di nozze.

Gian Arturo Rota del Seminario Veronelli con Alvise e Francesco Spagnolli

A Cimone Veronelli era stato più volte ospite nella baita e nei vigneti della famiglia Spagnolli che lo ricorda con una targa.

Veronelli era solito trascorrere un breve periodo di vacanza in Trentino ed in una di queste occasioni, 30 e più anni fa, di ritorno dal lago di Cei, osservò alcuni terrazzamenti con i muretti a secco abbandonati, ridotti a degli «sgrebeni» e rivolto al prof. Francesco Spagnolli esclamò:

«Francesco, rimboccati le maniche

La targa che la famiglia Spagnolli ha dedicato a Luigi Veronelli

perché questi luoghi potrebbero diventare la Champagne d’Italia e Cimone la piccola Epernay del Trentino”.

Il suggerimento del vate del giornalismo enogastronomico italiano fece scoccare in Francesco e poi nel figlio Alvise la scintilla per portare avanti con entusiasmo il progetto.

 Ed oggi, dopo una serie di sperimentazioni volte ad appurare l’effettiva vocazione spumantistica di quegli «sgrebeni», quel sogno è diventato realtà.

La cantina: 12 mila bottiglie con sala assaggi per “ascoltare” i vini

La cantina con 12 mila bottiglie, il patrimonio materiale di Veronelli

Ma torniamo al “tempio” di Veronelli. Un luogo straordinario distribuito su più sale: lo studio del mitico “Gino” ricostruito come era in origine con il celebre scatto di Toni Thorimbert; l’archivio con una selezione ragionata di materiali, nonchè la documentazione cartacea per conoscere l’approccio e il metodo di lavoro di Veronelli; la preziosa biblioteca con 6.500 volumi di cucina, vino, distillati, testi della civiltà contadina, il tutto completato da una selezione di rarità care ai bibliofili. 

Nell’ex convento, oltre alla biblioteca, è stata ricostruita la cantina secondo i criteri adottati da Veronelli e conformi a quelli della storica dimora a Bergamo Alta. Una sorta di “sancta sanctorum” che custodisce 12 mila bottiglie con la sala assaggi, un ambiente suggestivo e magico per “ascoltare” i vini, circondati dagli scritti veronelliani sulla corretta degustazione. Ma anche una caffetteria con i disegni realizzati per Alessi e i pannelli con i menu dei ristoranti che parteciparono al campionato gastronomico lombardo che Veronelli ideò negli anni Sessanta assieme ad un’altra leggenda del giornalismo: Gianni Brera.

Un cenacolo culturale per mantenere viva la memoria del mitico “Gino”

La sala assaggi dell’ex Convento dei Neveri con caffetteria

Gian Arturo Rota, responsabile de “Il Veronelli”, ha spiegato che “questo luogo nasce per continuare la sistemazione organica dei materiali di Luigi Veronelli (iniziata nel 2010), per far conoscere il suo pensiero e per mantenerne viva la memoria. Una memoria non solo  celebrativa, ma uno stimolo per agire secondo due concetti ai quali teneva molto: fare nuovo e festeggiare la vita offrendo spunti di riflessione, avvicinare a una visione del mondo, mostrare che l’opera veronelliana è ancora di forte attualità.”

“Per questo – ha aggiunto – sarà un luogo dinamico, animato da eventi e aperto alle persone (studenti, studiosi, operatori, appassionati) interessate ad approfondire la conoscenza del celebre giornalista-scrittore e, attraverso lui, della cultura enogastronomica e materiale del BelPaese.” 

 Angela Maculan, presidente del Seminario Permanente: fu innovatore e precursore

La biblioteca con 6.500 volumi di cucina, vino, distillati e testi della civiltà contadina

Con parole commosse ha ricordato l’opera del giornalista-scrittore la presidente del Seminario Permanente Luigi Veronelli, Angela Maculan: “Luigi Veronelli parlava di filosofia, di terra, di saperi e di sapori.

Parlava di tradizioni invitando gli amanti della sacra bevanda ad un consumo consapevole.

Ma parlava anche di futuro. È stato, sopra ogni altra cosa, un innovatore e un precursore.

Il suo enorme lavoro al fianco di produttori e ristoratori, la sua opera di divulgazione e sensibilizzazione delle persone, il suo carisma hanno contribuito a far diventare il vino e, più in generale, le produzioni agroalimentari e la cucina italiana di qualità, apprezzate in tutto il mondo, come oggi le conosciamo.”

Il filosofo Aldo Colonetti: il vino e il cibo sono opera della creatività

La scrivania originale dove Veronelli assaggiava e ascoltava i vini

Applauditissimo anche l’intervento del filosofo bergamasco Aldo Colonetti, storico e teorico dell’arte, del design e dell’architettura. 

“Luigi Veronelli  – ha detto – metteva al centro il rapporto tra natura e cultura, perché da lì si sviluppano la conoscenza, l’arte e la scienza. Il vino e il cibo, per Gino Veronelli, possedevano tutte quelle qualità per le quali ha senso parlare di “opera” della creatività e della progettualità umane.

La persona al centro, anche con le sue imperfezioni, perché la ricerca della verità appartiene ad un processo infinito di approssimazione, di cui noi siamo sempre i protagonisti.

Il vino migliore e autentico, affermava Veronelli, è il risultato di questo processo che non avrà mai termine” ha concluso Colonetti. Parole sante.

In alto i calici. Prosit! (GIUSEPE CASAGRANDE)


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