Stile e Società

Il turismo del vino, voci dal Convegno di Firenze

Il convegno «Enoturismo come difensore delle diversità e biodiversità» ha concluso l’intensa serie di incontri con ospiti di alto livello, promossi dall’Associazione delle Donne del vino a Firenze.

I massimi esperti del settore hanno fatto il punto sull’importanza del turismo del vino.

È intervenuto il Ministro Stefano Patuanelli il quale ha riconosciuto che il turismo del vino è «capace di creare sviluppo e contemporaneamente difendere l’identità locale dei territori interni».
E ha osservato che si tratta di «un turismo lento, di prossimità che si accompagna bene alla proposta culturale e che nello stesso tempo dà un grande contributo in tema di sostenibilità essendo legato alla filiera agroalimentare e ai prodotti locali di ogni territorio».

Concetti sostenuti anche dal sindaco di Firenze Dario Nardella: «Puntiamo su un turismo esperienziale che difenda paesaggio e specificità locali».

Il presidente di PromoFirenze, Massimo Manetti, ha evidenziato come la produzione enologica toscana è sempre più orientata alla qualità e alla biodiversità, e guarda all’internazionalizzazione.
Tanto che Buy Wine 2021 ha aperto canali verso il mondo, accogliendo 150 aziende con 886 etichette Doc/Docg/Igt, tra le quali la certificazione biologica è in crescita esponenziale.

Ma per trasformare il vino in locomotore della ripartenza nelle aree interne c’è bisogno di formare gli addetti e di questo si è parlato nella presentazione del manuale “Turismo del Vino in Italia. Storia, normativa e buone pratiche”, scritto a quattro mani da Donatella Cinelli Colombini e dal senatore Dario Stefàno.
Quest’ultimo è autore della prima normativa sulla “wine hospitality” delle cantine italiane, e ha spiegato che a tutt’oggi solo 5 regioni, la Toscana per prima, hanno recepito il decreto ministeriale del marzo 2019 e consentono alle imprese del vino di accogliere i visitatori in piena ottemperanza delle leggi.

Donatella Cinelli Colombini, in veste di ideatrice della giornata Cantine Aperte, ha precisato che le novità di quest’anno sono il boom di richieste di esperienze in cantina, grazie anche ad «un miglior uso di internet da parte delle cantine italiane che hanno imparato a censire e profilare i loro visitatori e i loro followers mettendo le basi dell’e-commerce aziendale».
A questo si aggiunge la diffusione di una “wine hospitality ultra premium”, che in Italia sfiora i 100 euro a persona e in USA arriva a 500 dollari.

Anche Giuseppe Festa dell’Università di Salerno, estensore del 17° Rapporto sul Turismo del Vino per le Città del Vino, ha evidenziato la forbice fra le potenzialità dell’enoturismo e la sua attuale realtà. Ma «per tornare ai 15 milioni di visite nelle cantine italiane, registrate nel 2019, bisognerà aspettare ancora due anni, e per arrivarci serve un piano straordinario di promozione nazionale del turismo del vino che tenga conto dei canali digitali».

Al Convegno sono stati presentati i dati di Mediobanca, Sace e Ipsos, per mostrare la forza attrattiva delle imprese del vino.
Gli italiani in visita nelle cantine sono passati dal 29 al 36% del totale in un solo anno. La loro propensione allo shopping di bottiglie è aumentata di 7 punti percentuali riducendo il calo degli incassi delle cantine collegato alla mancanza dei turisti stranieri.

Sono stati, infine, presentati tre esempi di buone pratiche, rispettivamente dall’Assessore Alberto Tirelli del Comune di Siena con le “Cantine bike friendly”, Emanuela Tamburini presidente Movimento del Turismo del Vino Toscana con “Vigneti aperti” e da Elena Roppa marketing manager e Donna del Vino con il progetto “Camper friendly”.

Tanti progetti e grandi aspettative.

Tuttavia, è stato messo in rilievo un aspetto negativo, ossia il fatto che tante cantine turistiche italiane offrono più o meno tutte la stessa cosa, in molti casi solo spiegazioni sul processo produttivo e una piccola degustazione finale, altre aggiungono visite istruttive tra i filari.

I visitatori delle cantine italiane, invece, arrivano già preparati. Si comportano sempre più da ‘esploratori’, non solo da semplici turisti, cercando le diversità nelle eccellenze e il rispetto dell’ambiente, attratti più “dal dove che dal come” nasce il vino.

E questo è da prendere in considerazione prima di immettere l’enoturista straniero nel contesto storico-artistico-culturale delle località del circuito proposto con il sostegno delle istituzioni locali.

Maura Sacher

 


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