Stile e Società

Il pifferaio magico di Aldeno, l’elegia della Bohème 

Il pifferaio magico di Aldeno, l'elegia della Bohème e i vini del Granducato 

Il pifferaio magico di Aldeno, l’elegia della Bohème e i vini del Granducato

Sala consiliare del Comune di Aldeno sarà presentato il romanzo “Terradivina” di Riccardo Corazza, cavaliere errante del vino.

Un viaggio alla ricerca delle chiavi di un mistero, ancora per la maggior parte sconosciuto: il vino.
Un viaggio avvincente, ricco di spunti, di riflessioni e di incontri con
 i vignaioli del Nord, del Centro e del Sud Italia. 

Riccardo Corazza ama definirsi un apprendista del vino

Confesso: nei miei 55 anni di professione giornalistica (apro una parentesi: 55 anni vissuti pericolosamente tra cantine, ristoranti e… peccati di gola), non avevo mai incontrato Riccardo Corazza.

Dopo aver letto tutto d’un fiato l’altra notte, al rientro da un tour enogastronomico nelle Marche, il suo libro-romanzo “Terradivina” che sarà presentato, giovedì 16 marzo alle ore 20.30, presso la Sala consiliare di Aldeno, posso dire di aver capito molte cose di questo “cavaliere errante” perennemente a caccia del Sacro Graal, “l’unico recipiente possibile – uso parole sue – in cui bere il Vino Perfetto”.

Riccardo Corazza si definisce “apprendista” – i maligni aggiungono stregone – che, fedele alla filosofia di Socrate che si considerava un ricercatore più che un sapiente, preferisce assecondare il flusso dei racconti e da questi racconti trarre le sue conclusioni.

 

Concetto che dovrebbe valere per tutti noi giornalisti folgorati sulla via di Dioniso se vogliamo essere credibili prima di tutto con noi stessi, ma soprattutto con quanti – bontà loro – ci leggono.

Giornalista enogastronomico con la passione per il vino

Il millesimato Rondò Delaiti premiato al Venice International Wine Trophy Bubbles

Quali stimoli – si chiede Riccardo Corazza, giunto a metà del cammin di dantesca memoria, possono far scattare in noi il desiderio di tornare ad inseguire i sogni cullati in tenera età?

Giornalista enogastronomico, bolognese di nascita, ferrarese di cultura, convinto di non essere riuscito a raccontare quello che voleva raccontare, egli si interroga sulla sua vita professionale e sulle prospettive future. 

L’arido lavoro di produzione lo ha progressivamente allontanato dalle epifanie che lo avevano introdotto nel mondo del vino e così, in piena pandemia, senza l’assillo dell’impegno giornaliero, decide di riprendere a viaggiare, per visitare cantine, assaggiare vini e ritornare così alle origini della sua passione.

Un viaggio alla ricerca delle chiavi di un mistero: il vino

L’enologo Vittorio Fiore, originario di Fortezza, con il figlio Claudio

“Terradivina” ricostruisce le tappe di questo viaggio e gli incontri con i vignaioli del Nord, del Centro e del Sud Italia. Un viaggio alla ricerca delle chiavi di un mistero, ancora per la maggior parte sconosciuto: il vino.

Un viaggio avvincente, ricco di spunti e di riflessioni scritto con una prosa brillante che in alcuni capitoli ricordano i racconti di Hemingway, di Mario Soldati, di Gianni Brera, di Gianni Mura.

O, in tempi più recenti, gli affreschi paesaggistici di Italo Cucci, di Beppe Conti, di Fabio Genovesi cantori della bellezza, dell’accoglienza, dell’ospitalità, dello stile di vita di un Paese unico al mondo.

O, ancora, gli elzeveri di Gino Veronelli, maestro di tutti noi, cui va il merito con le sue  profetiche intuizioni di aver riportato l’italica sacra bevanda sulla colonna più alta del tempio dedicato a Dioniso.

I riferimenti storici con la poesia, la musica, il cinema, la letteratura

“Il viaggio – racconta Riccardo Corazza – inizia dalla Terra, e non potrebbe essere diversamente, dove sono nato: l’Emilia Romagna. In casa nostra – confessa – non si beveva vino. Mia madre era astemia, mio padre si limitava ad un bicchiere al pasto acquistato sfuso. ll mio primo amore è stata la birra ed è ancora il mio biberon di consolazione nelle giornate difficili”. 

Poi la Rivelazione aiutato in ciò dalla storia, dalla poesia, dalla musica, dal cinema, dalla letteratura.

Tutti riferimenti che ritroviamo, ad abundantiam, in questo libro-romanzo.

I Teroldego boys della Piana Rotaliana. La parola d’ordine- rivoluzione

Citazioni che arricchiscono il racconto, meglio i racconti, capitolo per capitolo, a cominciare dalla Romagna, regno (un tempo) del vino da tavola, con la storia del cineasta Gian Vittorio Baldi, bolognese di nascita, intellettuale cosmopolita che nel 1969 sposa Marie Madeleine Gagarin, alias Macha Méril, figlia di un principe russo, agronomo e viticultore. Il sogno di Gian Vittorio, folgorato in Francia dalla visita allo Chateau Lafite-Rothschild, è quello di fare un grande vino.

Consigliato da Veronelli scopre a Modigliana le “colline del gesso”, quei calanchi ricchi di potassio. E qui prende corpo e vita la tenuta Castelluccio dove con il tocco magico dell’enologo Vittorio Fiore vede la luce il “Ronco del Re”, un Sauvignon Blanc che entra nel mito. 

Un’azienda che – profetizza Riccardo Corazza – continuerà a far parlare di sè anche dopo l’addio nel 2020 di Vittorio Fiore, altoatesino di Fortezza, toscano d’adozione che, dopo il diploma conseguito  all’Istituto di San Michele all’Adige, negli anni Settanta ricoprì il ruolo di direttore generale dell’Associazione Enotecnici Italiani e successivamente divenne consulente di numerose aziende vitivinicole del BelPaese.

Il luogo del cuore, Montalcino e l’incontro con Roberto Cipresso

Roberto Cipresso, l’enologo-viticultore tra i più blasonati al mondo

Lasciata la Romagna, al volante della sua potente Grace, Riccardo ci porta poi nel luogo del cuore: Montalcino dove conosce Roberto Cipresso, enologo e viticultore tra i più blasonati e conosciuti al mondo: suoi i vini di Case Basse, Poggio Antico, Ciacci Piccolomini d’Aragona, Poggio al Sole, Diesel Farm di Renzo Rosso.

Ed acora, oltre all’Italia, padre putativo di molte tenute in Spagna, Brasile e Argentina.

Ma è in Toscana che custodisce nel suo “sancta sanctorum” le chicche create nel corso degli anni. Un luogo magico dove si respira la stessa aura sacrale delle cantine georgiane. Nell’archivio di “Eureka”

– racconta Riccardo Corazza – ho assaggiato, rimanendo estasiato, il suo Sangiovese “pigreco” 2012, il “cerchio” 2012, un uvaggio a caldo di tre diversi vitigni: Sangiovese di Montalcino, Montepulciano di San Benedetto del Tronto e Sagrantino di Spello.

Poi ancora una Falanghina 2005 prelevata direttamente dalla vasca, splendidamente macerata, un Cesanese 2005 ed infine un Teroldego 2000.

La confessione: “Quel Teroldego 2000 mi ha spezzato il cuore”

La copertina del libro-romanzo Terradivina

“Questo Teroldego 2000, una delle tante chicche custodite gelosamente nell’archivio di Eureka, mi ha spezzato il cuore – racconta l’autore – per due motivi.

 

Il primo perchè è buonissimo, il secondo perchè è irriconoscibile, tanto la lana è diventata velluto, la spinta tannica trasformata grazie all’evoluzione in bottiglia, l’acidità succosa, i mirtilli con tocchi di carrube e foglia di pepe.

Ma è con l’ultima bottiglia che Roberto mi stende: l’Achàval 2000 Ferrer: Malbec, Cabernet Sauvignon, Merlot.

E’ la quadratura del cerchio che Roberto Cipresso cercava”.

Quei luoghi magici attraversati dal 43° Parallelo in Italia e nel mondo

Roberto Cipresso ha una sua convinzione legata ai luoghi magici di forte polarizzazione energetica attraversati dal 43° Parallelo come Medjugorje o Santiago di Compostela, la Georgia nel Vecchio Continente o,

nel Nuovo Mondo, l’Oregon, nuova frontiera del vino, in particolare del Pinot Nero made in Usa. Ma è soprattutto nel solcare la nostra Penisola che il 43° Parallelo accomuna alcune delle zone più vocate ed espressive per la coltivazione della vite:

 

l’Umbria, le Marche, la Toscana e in particolare, con geometrica precisione, l’Abbazia di Sant’Antimo (Montalcino).

Dall’Umbria alla Toscana, dal Lazio alla Costiera Amalfitana

Dopo un salto in Valnerina (Umbria) da Francesco Annesanti, Riccardo Corazza ci accompagna nel Lazio alla cantina De Sanctis, zona Frascati Doc, e poi in Campania, a Furore, sulla Costiera Amalfitana, da Marina Cuomo, vignaiola eroica che ci regala un bianco da urlo: il Fiorduva, un blend di uve ancestrali: Ripoli, Fenile e Ginestra. 

Risaliamo la Penisola per approdare nuovamente in Toscana a Castellina in Chianti (Tenuta Castello di Volpaia), a Monltalcino (Fattoria dei Barbi con l’elegia della Bohème), ancora a Montalcino (Tenuta Le Potazzine e Azienda Fuligni), nel Chianti classico (Isole e Olena). 

L’Oltrepo’ Pavese, la Liguria, la Valle d’Aosta, la Valtellina

Dalla Toscana l’autore risale la Penisola per approdare nell’Oltrepo’ Pavese alla Cantina Alchemica di Giorgio Mercandelli con il suo Vino Artistico, un vino senza compromessi da vigne centenarie di Riesling, Cortese e Malvasia. Altre tappe: la Valle d’Aosta con il Prié Blanc, la Liguria con il Rossese di Dolceacqua e la Valtellina famosa per i vini “eroici” a base di Chiavennasca, variante del Nebbiolo. La Valtellina è il trampolino di lancio per lasciare la Lombardia ed entrare in Trentino.

I “Teroldego Boys” e la coppia più bella del mondo: Pojer&Sandri

Il brindisi di Mario Pojer e Fiorentino Sandri con lo Zero Infinito

In Trentino Riccardo Corazza dedica ampio spazio ai vini della Piana Rotaliana, della Valle di Cembra e della Vallagarina. Il vino principe è il Teroldego, croce e delizia – racconta – un vitigno da rese mostruose: 170 quintali per ettaro con oscillazione del 20%. Un gruppo di giovani produttori ha deciso di voltare pagina. Sono i “Teroldego Boys”: Giulio de Vescovi Ulzbach, De Vigili, Dorigati, Donati, Endrizzi, Foradori, Gaierhof, Martinelli, Zeni.

Accanto a questi rivoluzionari della PIana Rotaliana Riccardo Corazza cita alcune piccole cantine emergenti della zona: il talentuoso Nicola Biasi, promotore in Val di Non con il “Vin de la Neu” del movimento vitigni resistenti Piwi, Silvano Clementi di Villa Persani, la cantina Fanti del mitico vignaiolo di Pressano, Giuseppe e naturalmente la coppia più bella del mondo: Mario Pojer e Fiorentino Sandri, artefici negli anni Settanta del Rinascimento dei vini trentini.

Ad Aldeno nell’antro dell’alchimista risuonano le note dei “vin de garage” 

Igor Delaiti con il Borgognoni Rosa Pinot Grigio ramato

Un capitolo a parte Riccardo Corazza dedica a Igor Delaiti, il pifferaio magico di Adeno, maestro di fagotto che si è reinventato vignaiolo con i suoi “vin de garage”.

Lui crede che il Liquido Divino – scrive l’autore – abbia un suono e che il segreto sia quello di sintonizzarsi sulla giusta frequenza: il Suono del Mondo come diceva Robert Schneider.

Fatto sta che Igor deve aver trovato la sintonia perfetta poichè il suo tocco è davvero fatato. Riccardo Corazza racconta la storia della famiglia.

Una storia d’amore che travolge Giuseppina Borgognoni, ultima figlia di una ricca famiglia di possidenti terrieri e Gino Delaiti, uno dei suoi mezzadri. Contro il parere di tutti si sposano e dall’unione nascono tre figli.

Alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, dopo alterne vicende, è proprio Guido, uno dei figli, che riannoda il filo rosso della famiglia. Decide di produrre vino e per farlo fonda un’azienda di 30 ettari, parte di proprietà, parte in affitto. Le uve vengono conferite alla Cantina di Aldeno. 

Quando Veronelli sentenziò: “Aldeno è la Champagne d’Italia”

Luigi Veronelli- Il vino è il canto della terra verso il cielo

La scintilla della predestinazione scocca quando il figlio di Guido, Igor Delaiti, musicista che con il suo fagotto in spalla ha girato mezza Europa, s’innamora del dio Bacco e decide di buttarsi nell’avventura privilegiando i cru più vocati dell’azienda familiare: Merlot, Cabernet, Pinot Nero e Pinot Grigio oltre ad un Moscato Giallo e ad uno spumante Trentodoc che alla prima uscita conquista con il Rondò 2018 il “Venice International Wine Trophy Bubbles”.

Riccardo Corazza, assaggiando i vini di Igor nella cantina di casa ribattezzata “L’Antro dell’Alchinista” è rimasto incantato dal Pinot Grigio Borgognoni Rosa, un capolavoro – sentenzia – che può cantarle al  Ruländer altoatesino e da una bolla di 60 mesi che consoliderà la meritatissima fama di Aldeno “Champagne d’Italia” come l’ha ribattezzata Veronelli negli anni Ottanta del secolo scorso.

La Franciacorta di Mario Falcetti, allievo prediletto di Attilio Scienza

Mario Falcetti, l’enologo di formazione trentina

Prima di concludere il viaggio (migliaia e migliaia di chilometri) nelle Langhe, patria di Sua Maestà il Nebbiolo (con il Barolo e i suoi fratelli a farla da padrone) e più di recente delle bollicine metodo classico Alta Langa,

Riccardo Corazza ha voluto dedicare alcune pagine alla Franciacorta di Mario Falcetti, uno degli allievi prediletti di Attilio Scienza quando il cattedratico trentino guidava l’Istituto Agrario di San Michele, oggi Fondazione Edmund Mach. 

Falcetti è uno dei pochi agronomi-vignaioli – sostiene Corazza – in grado di realizzare delle “bollicine da meditazione” che non temono confronti. 

Ad esempio con l’Eretiq della Cantina Quadra, un Franciacorta Dosaggio Zero a base di Pinot Bianco e Pinot Nero. Per non parlare degli assemblaggi alchemici dello Chardonnay con il Pinot Nero e del matrimonio d’amorosi sensi tra lo Chardonnay, il Pinot Bianco e il Pinot Nero, il suo vino-manifesto. In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)

Riccardo Corazza è nato a Bologna. 

È vice curatore della Guida Vini de l’Espresso. 

Ha pubblicato i libri di poesie “Risvegli” (Book Editore, 1996) e “Leggende” (Book Editore, 2003), 

la plaquette “Praghesi” (Edizioni l’Arca Felice, 2008), il volume “Rinascita” (Aracne, 2014) e il romanzo “Un inverno perenne” (Pendragon, 2009).

Ha condotto trasmissioni radiofoniche e televisive, ha collaborato con quotidiani, settimanali, riviste, blog e con tutte le più importanti Guide gastronomiche italiane oltre alla stesura del

volume “Il Bicchiere d’Argento” (Editoriale Domus, 2022). Ha una rubrica settimanale di vini sul quotidiano La Nuova Ferrara.

 


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