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Il baratro aziendale: la comunicazione negata

L’ arte tutta italiana del “mi arrangio da solo” porta le aziende nel baratro.

In occasione di Taste  si è parlato delle strategie che si stanno adottando nel mondo per andare sempre più incontro alla clientela e si è discusso dei cambiamenti che ci aspetteranno nel prossimo futuro nel mondo della ristorazione e dell’agroalimentare in genere.
Ciò che è emerso è che la maggior parte delle aziende pensa ancora che se le vendite o gli avventori non crescono la colpa non è loro ma del mercato, della crisi, del luogo dove sono o di qualsiasi altra giustificazione che si è deciso di trovarsi.
In realtà oggi ci sono gli strumenti per capire cosa è che non va nel nostro business. Sono indagini che le aziende grandi applicano costantemente e che oggi la tecnologia porta a livello di tutti coloro che hanno l’esperienza per farlo.


Che il nostro paese sia indietro lo dimostra la fotografia delle aziende di vino sul web  (Fleishmanhillard 2015) che ha coinvolto le prime 25 aziende di vino per fatturato. Solo due danno la possibilità ai clienti di acquistare online, solo 17 hanno un account facebook e solo 13 lo aggiornano almeno una volta a settimana e non va meglio con gli altri social media.
Nell’intero settore agroalimentare su 1,2 milioni di imprese italiane solo 62.000 hanno un dominio .it e solo 33.210 hanno il sito internet e calcolando che nel 2015 saranno venduti online oltre il 20% di alimenti e bevande si capisce bene quando lavoro ci sia da fare.
In Italia il food online nel 2016 aveva un fatturato di 600 milioni e nel mondo si parla di miliardi.

Se le aziende italiane non comprendono questo come possono capire  cosa serve alla loro azienda sul locale? Oggi, per esempio, molti ristoratori credono ancora che fare un buon piatto sia “la cosa importante”. In realtà questo non basta più perché siamo passati all’era dell’esperienza. Cosa vuole  trovare oggi più di ogni altra cosa a parità di qualità del prodotto il cliente? L’emozione di un viaggio nel gusto, vuole sentirsi parte della storia e questo vuol dire che il servizio oggi è al centro di tutto.
Ma in quanti ristoratori hanno compreso le nuove esigenze? Sicuramente i grandi chef che, oltre all’impeccabile servizio in sala offrono, quando possibile, presenza e racconto. Pochi, invece, i  ristoratori di media e piccola grandezza che hanno compreso cosa fa la differenza.

Affidarsi a chi gestisce la comunicazione può essere la strategia vincente, investire in ciò che il manager della comunicazione suggerisce senza interferire con pensieri propri può voler dire lo spostamento verso il segno più dei propri conti.  Comprendere che stabilire  un budget annuo in questo settore è non solo necessario ma vitale per l’azienda è ciò che fa la differenza. Ma questo ancora in pochi lo capiscono e immersi nei propri errori continuano il loro percorso verso il baratro aziendale.

Roberta Capanni

 


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Sonia Biasin

Giornalista pubblicista, diploma di sommelier con didattica Ais e 2 livello WSET. Una grande passione per il territorio, il vino e le sue tradizioni.

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