I Viaggi di Graspo

I vitigni sono espressione di identità, civiltà e libertà

I vitigni sono espressione di identità, civiltà e libertà  A Nervesa con Danilo Riponti.

I vitigni sono espressione di identità, civiltà e libertà  A Nervesa con Danilo Riponti.

la degustazione di quattro annate di una incontenibile Re-Cantina

 Ma cosa c’entra un avvocato penalista ma anche docente di criminologia, Accademico Ordinario della Vite e del Vino e Commendatore al merito della Repubblica italiana nonché direttore di Medievalia, una collana di studi sul medioevo ed autore di pubblicazioni e saggi scientifici e storici con la salvaguardia dei vitigni rari di G.R.A.S.P.O. ?

da sx Danilo Riponti con Lino Forner

Eppure Danilo RIPONTI che è tutto questo, in occasione della recente tornata dell’Accademia della Vite e del Vino presso l’Abbazia di sant’Eustachio a Nervesa della Battaglia, dedicata tutta alla Recantina ci ha sorpreso per la passione e la profondità delle riflessioni con cui ha voluto presentare il lavoro di G.R.A.S.P.O. che ricordiamo è l’acronimo di Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Preservazione dell’Originalità Viticola.

Il vino, ovvero Verità, Autenticità

In premessa ha sottolineato “… come ogni territorio abbia le sue peculiarità che si fondono armoniosamente con i vitigni che lo stesso ha selettivamente ospitato per i migliori risultati produttivi. 

Sopprimere la biodiversità per imporre prodotti standardizzati e internazionali, pur astrattamente pregevoli, costituisce una assurda e irrispettosa forzatura:  la mono culturalità, magari finalizzata a soli scopi economici, costituisce l’aberrazione estrema, una vera e propria offesa alla biodiversità del Creato.

I vitigni sono espressione di identità

Danilo presiede la Tornata dell’Accademia Vite Vino

I vitigni sono quindi i protagonisti attivi e centrali di questo approccio ed è necessario essere attenti Custodi di una ricchissima biodiversità viticola, che l’Italia ha potuto generare per motivazioni pedo-climatiche, geografiche e storiche legate a millenni di coltivazione della vite: un patrimonio immenso che l’associazione GRASPO vuole riportare alle luce con passione e competenze elevate, salvando varietà arcaiche e comunque misconosciute dalla estinzione dovuta alla prepotenza e superficialità di approcci incompetenti e/o economicistico, altrettanto dannosi quanto l’aggressione di filossera di fine ottocento”.

Danilo Riponti ci illustra i luoghi del recupero conservativo

Una riflessione che diventa la migliore sintesi della missione di GRASPO quando richiama il concetto di Genius Loci dove oggi il valore profondo di un territorio si ricava dal rispetto verso una particolare dimensione o realtà, fisica ed emozionale, che viene prima di noi e sarà dopo di noi. 

Ogni territorio infatti fa emergere fortemente determinate realtà produttive che esprimono identità ideale e sociale, continuità emotiva, senso di appartenenza e partecipazione alla storia della comunità, tutela e protezione del sito anche sotto il profilo ambientale. 

da sx Luigino Berolazzi, Lino Forner e Danilo Riponti

La selezione di determinati vitigni, che attraverso millenarie generazioni si sono affermati in precisi territori, e delle particolari tecniche di coltivazione con cui sono stati nei secoli allevati,  è parte integrante di questa visione di Civiltà.

“Il Vino, ha poi sottolineato Riponti, con le sue valenze simboliche e gli intimi e ineludibili legami al territorio e alla realtà naturale, è il prodotto che forse meglio di qualsiasi altro si propone come espressione del Territorio-Genius Loci.

I vitigni sono espressione di identità

Il recupero e la salvaguardia di molte varietà quasi estinte e comunque dimenticate, con il loro potenziale produttivo di valore storico smisurato ma sovente inespresso, obbediscono a questo nobilissimo obiettivo, bloccando una erosione genetica distruttiva del patrimonio ampelografico tradizionale  che può assicurare anche slanci di novità e motivazioni di interesse storico al mercato sempre più attento a fattori di questo tipo, parallelamente alla sostenibilità ambientale e sociale della viticoltura.

I ruderi del Monastero di San Eustacchio sul Montello a Nervesa

Il recupero di questa ricchezza “biodiversa”, mettendo in campo risorse genetiche relegate nelle collezioni e trasformandole da polverosi reperti di archeologia enologica a motori vivi di una strategia di conservazione e valorizzazione, anche economica, è uno degli obiettivi centrali che gli amici di GRASPO si prefiggono”.

Lusingati da questa bella presentazione abbiamo chiesto a Danilo Riponti di approfondire ulteriormente alcuni concetti come originalità ed autenticità che animano da sempre la nostra sete di scoperta.

 “Le qualità sensoriali complessive di ogni vitigno, ci spiega Riponti, sono influenzate in modo decisivo dal profondo legame col territorio, al punto che il Vino può considerarsi come un dono che perviene all’uomo direttamente dalla mani del Genius Loci, attraverso il lavoro degli uomini che di quel sito hanno condiviso le filosofie profonde, la vita comunitaria e la tradizione culturale, tra cui quella primaria, ancestrale, agricola.

Non è necessario che si tratti di profili qualitativi astrattamente assoluti,  perché ogni luogo e ogni vitigno hanno connotati propri che necessitano d’essere percepiti e rispettati, anche nel loro diritto di non essere straordinari, ma onesti e autentici: in tal senso un malinteso concetto di eccellenza a tutti i costi, ancorato a canoni o parametri stereotipati (struttura, concentrazione, alcolicità ecc.), può essere fuorviante, ciò che conta veramente è interpretare la specifica e originale biodiversità e quindi l’autenticità di un prodotto.

Attraverso la ricerca e il rispetto assoluto del territorio e delle biodiversità che esprime si persegue quindi un obiettivo di autenticità, che, anche da un punto di vista “enofilosofico” è qualcosa di ben più complesso del concetto di tipicità che sovente ricorre in materia viticoltura ed enologia. 

L’autenticità è un valore supremo, il termine deriva dal greco autòs, cioè se stesso, quindi è autentico ciò che “è se stesso”, in modo naturale e immediato, senza menzogne, artefizi o contraffazioni.

Un vino autentico è quindi un vino fedele alle proprie origini, sia sotto un profilo della provenienza fisica che del “buon sapere dell’uomo” che su quel territorio e con quelle varietà tradizionali, ha dialogato per generazioni con la vigna.

Un Vino libero dalle menzogne e dai condizionamenti delle mode o dei gusti imperanti, un vino fedele a se stesso e quindi libero da atteggiamenti formalistici o luoghi comuni.

In tal senso, il concetto di Libertà fa parte di quello di Autenticità e lo connota con una valenza di Verità, che è un valore supremo: in viticoltura, come pure in ogni altra sapienza dell’uomo.

Un pensiero che condividiamo in toto.

Vitigni dal passato per i vini del futuro.

Il viaggio continua

 

Di Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi, foto di Aldo Lorenzoni

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