
I vini “paradisiaci” delle abbazie e dei conventi

Il ruolo dei monaci che salvarono la viticoltura sarà al centro di un convegno organizzato sabato 4 ottobre al convento della Santissima Annunciata, in Franciacorta, dalla Fondazione Vittorio e Mariella Moretti.
Il primo a parlare di vini “paradisiaci” fu Gianpaolo Girardi, l’Indiana Jones dei vitigni perduti, nonchè patron di Proposta Vini. Sono quei vini prodotti dai monaci all’interno di antichi monasteri nei quali da secoli si coltiva la vite. Molte di queste abbazie producono vino, custodiscono vitigni antichi e trasmettono conoscenze e saperi che altrimenti sarebbero andati dispersi.

Durante il Medioevo, da Carlo Magno in poi, migliaia di abbazie sparpagliate in ogni angolo d’Europa e che comunicavano tra loro in latino, erano luoghi non solo di meditazione e di preghiera, ma anche di studio e di ricerca.
A fianco dell’attività amanuense nacquero veri e propri ambiti di ricerca indirizzati al miglioramento delle pratiche agricole, zootecniche e vitivinicole. Pensiamo soltanto al ruolo di Dom Pierre Pérignon (1638-1715) cellerario dell’Abbazia benedettina di Hautvillers, sulle colline della Marna, uno dei luoghi d’elezione dello Champagne.
Le abbazie, luogo di preghiera, di studio, di ricerca e di insegnamento

Le abbazie, oltre che luogo di preghiera, diventarono il punto di riferimento, di innovazione e di insegnamento per tutte le attività legate al mondo dell’agricoltura: dalla bonifica all’innesto, dalla scelta delle sementi alle razze animali, dalle pratiche di concimazione alla costruzione dei monumentali terrazzamenti e muretti a secco, oggi patrimonio universale.
Gli ordini più importanti del Cristianesimo cattolico facevano riferimento alla Regola di Cassino: erano i monaci Benedettini, Cistercensi, Camaldolesi, Cluniacensi (Abbazia di Cluny in Francia), Agostiniani, Trappisti solo per citare i più famosi. E nelle regioni orientali dell’Europa i monaci ortodossi.
Molti i vitigni millenari, destinati all’oblìo, salvati dai monaci

Se il vino non è scomparso dalle nostre tavole il merito va a quegli infaticabili monaci che, dopo la caduta dell’Impero Romano, hanno continuato a coltivare la vite, anche per rinnovare il rito dell’Eucarestia con i due elementi sacri: il pane e il vino, frutto del lavoro dell’uomo.
Molte abbazie sono ancora attive e praticano la viticoltura salvaguardando così anche gli antichi vitigni millenari altrimenti destinati all’oblio.
Sabato 4 ottobre in Franciacorta un convegno sul ruolo delle abbazie

Sabato 4 ottobre la Fondazione Vittorio e Mariella Moretti ospiterà in Franciacorta, presso il suggestivo Convento della Santissima Annunciata di Rovato, il convegno “La cultura del vino e l’identità dei territori: l’opera delle abbazie”.
L’appuntamento si preannuncia come un momento di confronto professionale sul tema del legame tra cultura vitivinicola e territorio, mettendo al centro il ruolo storico e contemporaneo delle abbazie nella valorizzazione del paesaggio, nella diffusione della conoscenza agricola e nella custodia dello spirito dei luoghi. Tradizione, spiritualità e innovazione saranno le chiavi di lettura di una giornata che intende restituire valore ad un patrimonio condiviso e profondamente radicato nella storia italiana e, in particolare, in quella del territorio di Franciacorta, che proprio all’opera delle abbazie deve l’orientamento ad una viticoltura d’eccellenza.
Le abbazie di Novacella, Praglia, Monte Oliveto e il convento di Muri-Gries

Il convegno vedrà la partecipazione di esponenti del mondo monastico, accademico ed imprenditoriale tra cui: Vittorio Moretti, presidente della Fondazione Vittorio e Mariella Moretti,
Renzo Cotarella, amministratore delegato di Marchesi Antinori e responsabile di produzione di Badia a Passignano (Firenze), Attilio Scienza, professore ordinario di Viticoltura dell’Università di Milano,
don Andrea Santus dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore (Siena), Padre Stefano Visintin dell’Abbazia di Praglia (Padova), Werner Waldboth, direttore Sales & Marketing dell’Abbazia di Novacella (Bolzano), l’enologo Manfred Bernard, responsabile della cantina del Convento benedettino di Muri-Gries (Bolzano), Padre Luigi Cavagna del Convento francescano Rodengo Saiano (Brescia), rettore dell’Accademia Symposium, e Fratel Michele Badino del Monastero di Bose (Biella).
Al termine dell’incontro sarà possibile degustare una selezione dei vini delle abbazie presenti nei banchi d’assaggio curati da Ais Lombardia. Un’occasione per scoprire antiche tradizioni vitivinicole e incontrare chi ancora oggi le custodisce.
Il Convento dell’Annunciata luogo di grande valore storico e spirituale

La scelta del Convento della Santissima Annunciata come sede del convegno è profondamente simbolica: luogo di grande valore storico, spirituale e architettonico, dal 2018 è affidato dall’Ordine dei Servi di Maria alla Fondazione Vittorio e Mariella Moretti, che si è assunta l’impegno di curarne la gestione e di restituirlo alla comunità come centro di cultura e accoglienza.
«Il Convento della Santissima Annunciata dovrà essere un luogo di comunità, uno spazio in cui il bello e il buono coincidano. Un bene comune restituito al territorio attraverso la visione e la generosità di chi se ne prende cura» ha affermato Carlo Petrini che ha partecipato all’ufficializzazione della delega da parte dei Frati alla Fondazione Vittorio e Mariella Moretti.
Il convegno è a ingresso gratuito, su prenotazione e fino ad esaurimento posti. Informazioni e programma dettagliato sono disponibili sul sito https://vinidabbazia.com/la-cultura-del-vino-e-lidentita-dei-territori-lopera-delle-abbazie/
L’opera meritoria della Fondazione Vittorio e Mariella Moretti

L’iniziativa rientra nel fitto programma di eventi organizzato nello stesso giorno dalla Fondazione Vittorio e Mariella Moretti.
Una giornata aperta – dalle 8 alle 24 – al Convento dell’Annunciata dal titolo “Come in famiglia”, per stare insieme tra percorsi in natura, laboratori, letture e incontri.
Per restituire a questo luogo antico la sua dimensione di spazio vivo e aperto, dove cultura, natura, spiritualità e senso di comunità possano intrecciarsi in modo autentico.
La manifestazione ha ricevuto il patrocinio della Fondazione Italia Patria della Bellezza, nata con lo scopo di promuovere le iniziative che “mettono al centro il valore della bellezza, vero talento dell’Italia.”
In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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