Tribuna

I traguardi delle donne da angelo del focolare

Può sembrare un argomento obsoleto, stante la rapida corsa del progresso e dell’evoluzione mentale della società, che sembra abbia cancellato tutto il passato più lontano di dieci centimetri dal naso degli umani.

Passare da «angelo del focolare» a ruoli di comando fuori di casa è stata una grande conquista delle donne, dopo millenni in cui erano relegate a ruoli domestici ed educativi della prole, rispettate per la loro funzione sociale di procreatrici e nel privato considerate tre pilastri della dimora.

Non solo in cucina si sono professionalizzate (da “cuciniere” a chef o sommelier), ma in vari settori imprenditoriali, specie dell’agroalimentare, senza escludere tutti gli altri campi in cui le donne hanno espresso il loro impegno ed una competenza riconosciuta a volte superiore a quella degli uomini.
Abbastanza facile per le “figlie d’arte”, ossia per le generazioni femminili di capostipiti fondatori di aziende, imparata l’arte passo dopo passo sulle orme dei loro antenati e avendone raccolta l’eredità.

Stante la gamma nelle possibilità di successi lavorativi fuori di casa, l’essere considerata anche angelo del focolare non è una “diminutio” delle qualità delle donne, e nemmeno ha a che fare con la casalinga del tradizionale immaginario collettivo, bensì, a mio parere, un riconoscimento che deve renderci orgogliose di quello che è il nostro ruolo in famiglia, quale sia la nostra collocazione nel mondo lavorativo.

Sentirsi “angelo del focolare” significa che la nostra famiglia si affida a noi, investe su di noi tutte le sicurezze di protezione. I migliori uomini ci valorizzano agli occhi dei figli e pure a quelli dei loro compari maschi, volendo vantarsi della compagna che hanno a fianco.

Questa può apparire una bestemmia secondo quel gruppetto residuo di femministe che ancora non si sono emancipate, mi spiace per loro. Non sanno quali gratificazioni si perdono a non sentirsi angeli del proprio focolare domestico.

Maura Sacher


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