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i 300 anni del Chianti Classico

Per festeggiare i 300 anni dal bando del Granduca Cosimo III che, il 24 settembre 1716, delimitò per la prima volta nella storia alcuni territori particolarmente vocati alla produzione di vino di alta qualità si faranno le cose in grande.
A Firenze per festeggiare il Chianti Classico, nello stesso giorno, si svolgerà un grande spettacolo al Nuovo teatro dell’Opera del Maggio Musicale con 1200 persone, preceduto da appuntamento in Palazzo Vecchio dove saranno presentati anche i dati di uno studio che Mediobanca sta facendo sull’Area del Chianti classico, un brindisi in diretta con le ambasciate europee e nordamericane. index

Questi sono solo alcuni degli eventi che accompagneranno i festeggiamenti del Chianti Classico: una presenza particolare al Vinitaly, una tappa del Giro d’Italia del 15 maggio prossimo una cronometro che si svolgerà da Radda a Greve, mentre nella strada dello shopping fiorentino, via Tornabuoni, tutte le vetrine avranno il simbolo del Gallo Nero.
Giuseppe Liberatore, direttore generale del Consorzio, ha dichiatato che “il Consorzio ha in programma anche una campagna pubblicitaria su internet, sui blog, sulla stampa”. Mainsponsor sarà Chiantibanca che, ha spiegato il suo direttore generale Andrea Bianchi, “oltre ad essere nata nel Chianti, e quindi ad avere un rapporto particolare con questo territorio, nel 2015 ha erogato 150 milioni di euro alle aziende del settore dell’agroalimentare, settore nel quale serve circa 1.800 aziende”.
Liberatore ha anche detto che nel “2015 il Consorzio Chianti Classico ha visto tornare a crescere, per la prima volta dalla crisi iniziata nel 2007, il mercato interno” spiegando che “siamo passati dal 18 al 20 per cento della nostra produzione venduta in Italia“. Dei circa 280 mila ettolitri della produzione “l‘80% viene inviata nei mercati esteri, ma l’export ha ampi margine di crescita – ha concluso Liberatore – perché al di là dei così detti mercati emergenti, vedo ancora ulteriori potenzialità, ad esempio, negli Stati Uniti, un mercato aperto anche a pagare il giusto prezzo per il vino.”
Ma Liberatore ha anche aggiunto che “Il Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership) tra Europa e Stati Uniti “non ha ancora affrontato il ruolo delle denominazioni di origine”, un nodo “per noi cruciale”sottolineando come gli americani “vogliono continuare a considerare alcuni prodotti, come il parmigiano e il vino, come nomi generici e non vogliono trattare il concetto di denominazione“.

Roberta Capanni


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Sonia Biasin

Giornalista pubblicista, diploma di sommelier con didattica Ais e 2 livello WSET. Una grande passione per il territorio, il vino e le sue tradizioni.

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