I Viaggi di Graspo

GRASPO presenta il libro in Piemonte, a Racconigi

GRASPO presenta il libro in Piemonte, a Racconigi

GRASPO presenta il libro in Piemonte, a Racconigi

Star: Vulpea, Piccola nera e Liseiret. 

Giacomino Fasano racconta l’esperienza di Capo Verde

 Presentare un libro che raccoglie le storie di oltre 60 custodi fatte di sacrificio, lungimiranza,

attenzione e resilienza prevede il coinvolgimento, territorio per territorio, di questi protagonisti ed all’Aranciera di Racconigi, suggestivo ristorante storico di Paola Giraudo, le emozioni non sono mancate. 

La vite è motore di sviluppo e di storia, essa si è sempre mossa con le gambe degli uomini.

I vini di Graspo in degustazione

Ci sono casi che fanno scuola come quello di Padre Ottavio Fasano che missionario cappuccino sull’isola di Fogo nell’arcipelago di Capo Verde decide, da Piemontese,

di creare una innovativa possibilità di riscatto per gli abitanti, un grande progetto come il vigneto Maria Chavez con i suoi 24 ettari di superficie,

con annessa moderna cantina per trasformare e commercializzare in loco la produzione viticola. 

Un racconto suggestivo fatto di sacrifici, piccole vittorie e qualche sconfitta che Giacomino Fasano fratello di padre Ottavio illustra con passione ricordando che la cantina di Monte Barros è oggi ancora una grande scommessa aperta a tutti quelli che possono collaborare, compreso Graspo.

La storia di Anna Scheider sembra invece quella di una predestinata.

Anna Schneider con una bottiglia di Liseiret spiega l’importanza avuta da questo vitigno in Europa

Agronomo e specialista in viticoltura ed enologia, ora in pensione, è stata ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche. 

La sua attività si è presto focalizzata su studio, recupero e salvaguardia delle risorse genetiche della vite: caratterizzazione morfologica e molecolare,

classificazione, relazioni genetiche , tracciabilità di varietà di vite. Ha inoltre lavorato alla valorizzazione di vitigni storici poco conosciuti e al recupero e conservazione di germoplasma a rischio di comparsa.

I vini di Graspo

Tutto però comincia quando si laurea come allieva del professor Einard e da subito inizia a lavorare nel suo dipartimento con l’incarico  di seguire l’aspetto Ampelografico dell’Istituto, un segno di grande stima del suo mentore, ma irto di difficoltà. 

Qui entra in gioco la capacità e la passione per il lavoro che fanno di Anna una delle massime ampelografe a livello mondiale. 

Una scienza allora fatta di memoria, capacità di osservazione, senza “file” e DNA,

ma costruita sulle relazioni personali strategiche con gli anziani viticoltori  depositari di esperienze e conoscenze stratificate nel tempo, capaci di trasmettere il vero sapere.

Tutto cambia poi con la nuova possibilità di analizzare il patrimonio genetico di ogni singola varietà con l’analisi del DNA. 

 Ora Anna si occupa solo della grande collezione viticola di Grinzane Cavour, ed ha lasciato la continuità del suo prezioso lavoro nelle mani di un suo capace allievo Stefano Raimondi. 

Anna Schneider ampelografa del CNR di Torino

GRASPO, invece, nasce da una preziosa intuizione di Aldo Lorenzoni, Luigino Bertolazzi e Giuseppe Carcereri De Prati mossi dalla voglia di imparare e di capire cos’era la viticoltura 50-100 anni fa. 

La  risposta a questa domanda  indica una strada obbligata la ricerca di varietà, di notizie di siti, con costanza e curiosità. 

Qualcosa di tutto ciò che abbiamo dimenticato può essere ancora utile nell’attuale quadro che è condizionato dai cambiamenti climatici ?

Una esperienza di oltre 50.000 chilometri in tanti territori italiani, incontrando 150 produttori, eseguendo 250 prelievi di materiale vegetale con 150 analisi del DNA per stabilire l’identità dei vitigni,

scoprendo ad oggi 10 nuove varietà di uva nel veronese e realizzando solo nell’ultima vendemmia oltre 60 microvinificazioni.

Tutta questa articolata attività viene ora testimoniata in una nuova pubblicazione dal titolo: La Biodiversità viticola, i custodi, i vitigni, i vini.

Aldo Lorenzoni, presidente di Graspo delinea i contenuti del testo

Una pubblicazione che fa sintesi del lavoro fatto fino ad oggi e diventa lo strumento ideale per accompagnare le degustazioni di questi originalissimi vini. 

Si tratta di un testo realizzato proprio con questo scopo, un libro da bere,

una esperienza che affonda saldamente le radici nei vitigni del passato ma che presenta o ripresenta sorprendentemente vini moderni che guardano al futuro.

Non si tratta quindi di un mero catalogo di vitigni  a rischio estinzione o a rischio erosione genetica ma di una esperienza immersiva in questo mondo dimenticato, fatto di  storie di autentico eroismo se parliamo dei tanti viticoltori custodi  incontrati ma anche un racconto di quanto gli ampelografi di tutta Italia hanno fatto per identificare e preservare questi vitigni.

Giovanni Minetti di Tenuta Carretta parla della biodiversità viticola del Piemonte

Con umiltà ed attenzione vengono riportati racconti e testimonianze che ci aiutano a comprendere meglio gli aspetti tecnici e legislativi che sottendono le azioni di ricerca ampelografica,

abbinando ad ogni vitigno un custode, un ricercatore od un racconto con l’obiettivo di stimolare nel lettore la curiosità, non solo relativa al singolo vitigno,

ma all’affascinante e complesso mondo della ricerca ampelografica.

Il testo  è organizzato anche in capitoli territoriali cercando di contestualizzare dove possibile i singoli vitigni nei relativi territori, sfida quasi impossibile, comunque raccolta, finalizzata a trovare per ogni vitigno a rischio estinzione incontrato nel percorso di ricerca,

 un’azienda che di questo vitigno diventi custode, 

un progetto quindi di valorizzazione dove risulta fondamentale la relazione tra la storia dell’azienda, del territorio, del vitigno e delle potenzialità del vino anche in chiave di cambiamenti climatici.

Luigino Bertolazzi presenta i vini in degustazione

Un libro quindi che non è solo un racconto dei 60 vitigni ritrovati ma che arriva a farne degustare i vini che rappresentano una chiara originalità ed una specifica tutela perché testimoni vivi dell’unicità dei luoghi ai quali da sempre appartengono.

Come la Brepona, la Ottavia, il Liseiret anche in versione Spumante metodo Classico, la Pattaresca , la Rossa Burgan, la Rossa Baver, la Rossa Durlo,

la Saccola,  la Pontedara, la Quaira alias Vulpea, la Benedina, la Mattarella, la Turchetta,

la Cavrara  e terminamdo col il Roter Hoerling un rosso vinificato da una sola pianta di ben 422 anni di età. Vitigni dal profondo passato ma …con un radioso futuro..

Il viaggio continua…

 

Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi

Foto di Gianmarco Guarise

 

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